Roma e non solo, voltiamo pagina

Finalmente Roma, se pure in ritardo e drammaticamente, si è liberata del suo Primo Cittadino, Marino. Un Sindaco ritenuto il peggiore della storia della nostra città. Definito universalmente cinico, egocentrico, megalomane, incompetente, insufficiente, bugiardo, trasparente con gli altri ma opaco con sé stesso, ecc.

Nell’augurarci che da adesso in poi si parli solo di programmi da affrontare per riportare la Capitale al ruolo che le spetta nel contesto internazionale, grazie alla sua millenaria storia ovunque invidiataci, non possiamo esimerci dal fare alcune generali ed opportune considerazioni per il futuro ed alla luce della ignobile esperienza fin qui vissuta.

Prima considerazione. Il PD, responsabile di quanto accaduto nell’aver scelto nelle “primarie” e poi eletto un signore estraneo alla politica come l’ex Sindaco, ha commesso l’imperdonabile errore di sostenerlo, grazie a Renzi ed Orfini, per due anni e mezzo senza rendersi conto di un disastro annunciato per il Partito e la città intera. Avere deciso, poi, di non sfiduciarlo in Aula dopo un dibattito pubblico che elencasse le ragioni della sua defenestrazione, lo ha reso oggi una vittima di un sistema non democratico, dandogli ancora una volta la possibilità, certo ingiusta, di apparire un povero “martire” e non l’autore di tutti gli errori commessi.

Seconda considerazione. Ripercorrere la strada della scelta di un successore alla guida del Campidoglio fuori dal recinto politico, è un altro imperdonabile errore che acuisce la crisi vissuta oggi dai Partiti e dalla Politica. Con la caduta della Prima Repubblica si è dato vita ad in “leaderismo” prima con Berlusconi e poi con tutti gli altri responsabili di Partito che hanno impresso il loro nome sui simboli partitici. Questo ha prodotto la ricerca del consenso per loro stessi e non per la complessiva classe dirigente che pur dovevano rappresentare e far crescere. Il sistema elettorale, poi, senza preferenze ha dato il colpo di grazia con l’inserimento nelle Istituzioni di una rappresentanza avulsa dalla società. Si è creato,così,un vuoto colmato dai cosiddetti esponenti della società civile che, per incompetenza, mancanza di passione e professionalità politica, hanno prodotto solo guai alla società che dovevano governare.

Con questo modo di procedere come è possibile forgiare all’interno delle forze politiche una classe dirigente adeguata? Perché giovani, donne ed uomini dovrebbero svolgere una militanza, difficile ma idealmente esaltante, se la selezione avviene al di fuori dell’ambito nel quale si sono impegnati anche con sacrifici personali? Un dramma, questo, che coinvolge l’intero nostro sistema democratico e che, alla fine, non a caso, produce uomini soli al comando, frutto di congiure di Palazzo, espressione non all’altezza nel rappresentare gli umori, i sentimenti, i reali bisogni dei cittadini.

Tutto ciò spiega, in maniera assolutamente inconfutabile, non solo le ragioni del fallimento dei “capi” ma anche l’aumento dell’assenteismo di elettori che si sentono lontani dalle Istituzioni ormai non più realmente “rappresentative”. Si colga, dunque ,l’occasione della prossima tornata elettorale amministrativa per compiere un salto di qualità e di discontinuità dal recente passato. Governare città come Milano, Bologna, Roma ,Napoli, ecc. richiede capacità, fantasia amministrativa, professionalità politica collaudata, autorevolezza personale. Professori, Magistrati, Architetti, Costruttori, Ingegneri e così via, avranno queste doti? Io non credo e le esperienze presenti e passate mi danno ragione nei fatti.

Nella prossima primavera sapremo tutti se vale la pena iniziare o continuare ad interessarsi direttamente di politica. Se si scoprisse che è meglio lasciar perdere, non resta che augurare alle nuove generazioni di avere la capacità di uscire da questo drammatico tunnel nel quale viviamo da oltre venti anni. Nel loro stesso interesse.

©Futuro Europa®

[NdR – L’autore dell’articolo è Vicepresidente nazionale dei Popolari per l’Italia e Membro Political Assembly PPE Bruxelles]

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