Parlamento UE, è legge la fine del roaming
Lo scorso 27 ottobre il Parlamento europeo a Strasburgo ha approvato con voto definitivo il pacchetto di riforme sul roaming nell’Unione europea, che dal giugno 2017 abolirà del tutto i costi maggiorati sulle chiamate telefoniche mobili per chi viaggia in un altro paese dell’UE.
A partire da quella data, i cittadini europei potranno chiamare, inviare messaggi e utilizzare il traffico dati utilizzando le stesse tariffe dei gestori di telefonia nazionale, senza alcun costo aggiuntivo. Già dal 2016 verranno applicati dei limiti massimi al sovrapprezzo all’estero, per un massimo di 5 centesimi al minuto per le telefonate, 2 centesimi per gli sms e 5 cent/MB di connessione internet, per essere poi aboliti del tutto.
La nuove legge comporterà dunque un cambiamento nell’uso quotidiano dei servizi telefonici, promettendo in particolare la fine dell’incubo di conti salatissimi per chi fosse costretto a fare chiamate dall’estero quando si trova in viaggio. Gli attuali costi di roaming imposti dalle compagnie disincentivano infatti l’utilizzo della chiamata da dispositivo mobile, con la ben conosciuta reazione “Ciao, sono all’estero! Ci sentiamo quando torno” che ci porta a staccare la conversazione dopo pochissimi secondi.
Sono infatti molto pochi i cittadini UE che utilizzano il cellulare per chiamare da un altro paese: in base a un sondaggio Eurobarometro del 2014, almeno tre su dieci lo usano pochissimo e non attivano del tutto il servizio dati, con la percezione di subire dei costi incontrollati. Tra di essi, alcuni ovviamente sono costretti a farne uso per motivi di lavoro, spesso ripiegando sulle connessioni Wi-Fi degli hotel o dei locali pubblici in cui si trovano. Inoltre, già da tempo si è diffusa l’abitudine di ricorrere ad applicazioni digitali quali Skype e Whatsapp, che consentono di bypassare le odiate tariffe internazionali e comunicare senza stress col proprio paese d’origine.
Il commissario per il Digital Single Market, Andrus Ansip: «Questo è il risultato di un grande impegno della Commissione per contrastare gli alti costi di roaming. Non si tratta solo di una questione di denaro, ma piuttosto di far crollare le barriere del mercato unico digitale, verso la creazione di un futuro sistema unico europeo delle telecomunicazioni».
Al di là delle celebrazioni ufficiali dei suoi promotori, che promettono di incentivare l’uso delle chiamate internazionali tra paesi d’Europa, l’accordo appena siglato sembra tuttavia nascondere alcuni aspetti controversi che stimolano reazioni contrapposte. Uno dei rischi più temuti è il verificarsi di una “finta” fine del roaming, in cui le compagnie telefoniche azzerano gli extra-costi ai singoli viaggiatori per redistribuire i mancati introiti sulla totalità dei cittadini europei, anche a quelli che non si spostano mai dal proprio stato o non usufruiscono del servizio.
Si potrebbe pensare, a primo impatto, che l’abolizione del roaming significhi per il futuro una totale omogeneità di tariffe telefoniche in tutti i paesi europei, potendo mantenere ad esempio una scheda straniera nel proprio Stato per chiamare i propri cari all’estero con tariffe nazionali. In realtà, le istituzioni UE hanno delineato un profilo di utente “europeo” col numero medio di giorni trascorsi all’estero, in modo tale da applicare un addebito a chi supera tale tetto e rientrare così nei costi.
In definitiva, come in tutte le riforme economiche, forse si darà spazio a nuovi vantaggi personali e collettivi a discapito di altri. Chi ad esempio non viaggia mai, anche a causa della crisi, non saprebbe cosa farsene della cancellazione del roaming. Oppure sì? La risposta è da ricercare negli effetti a lungo termine delle novità introdotte, che auspicabilmente potranno incentivare le interconnessioni finanziarie in Europa e stimolare la crescita globale del mercato unico digitale.