Schiacciare la testa al mostro
È difficile reagire “a caldo” all’orrore avvenuto a Parigi controllando le emozioni che ancora una volta ci assalgono di fronte allo spettacolo della barbarie allo stato puro. Ancora una volta, è stato colpito il cuore dell’Europa, il cuore della ragione e dei valori occidentali. Decine e decine di innocenti hanno perso la vita, un bagno di sangue tanto terribile quanto assurdo, perché non serve a nulla: è fuori questione che un Paese come la Francia, è fuori questione che l’Occidente cedano ai nuovi barbari.
Ma cerchiamo di ragionare freddamente. Lo Stato Islamico ha subito rivendicato gli attentati, ed è una rivendicazione più che attendibile, perché gli attentati erano coordinati e condotti in modo che presuppone una notevole organizzazione. Risulta dunque ogni giorno più chiaro che l’IS costituisce, oggi, la più grave minaccia alla nostra civiltà, alla nostra sicurezza, ai nostri valori. Una minaccia che non ha misura comune con il problema rappresentato dal regime di Assad, o che rappresentava il Gheddafi degli ultimi anni, per non parlare di Hosni Mubarak. Contro i quali, nonostante questo, l’Occidente reagì moralisticamente. La solidarietà subito espressa alla Francia da Obama e da Putin va bene. Ma cosa aspettano Obama, Putin, Hollande, Cameron e gli altri leader del mondo laico a mettere da parte i loro dissensi sulla sorte di Assad – invero minori a questo punto – e cooperare per schiacciare la testa del mostro?
In questi giorni è in corso un’offensiva dei valorosi curdi e delle milizie yazidi per riprendere una città irachena chiave. A quanto pare, vi partecipano forze speciali americane, e gli aerei della coalizione appoggiano l’azione. Pare che un missile americano abbia ucciso o gravemente ferito un mostruoso sgozzatore di ostaggi. Ma è ancora poco. Contro l’IS che – ricordiamolo – non uccide solo occidentali e cristiani, ma musulmani sciiti, curdi, yazidi, viola e schiavizza le loro donne, deve mobilizzarsi tutto il mondo civile. Se necessario si chieda alle Nazioni Unite che autorizzi l’uso di una forza internazionale e, se non lo fa, si vada avanti lo stesso. Oggi si tratta di difendere tutto quello che abbiamo di più importante e più sacro, non solo la nostra sicurezza, ma il diritto a vivere liberamente secondo i nostri valori. Se i leader del mondo non riuscissero a cooperare in questa opera, incorrerebbero in una responsabilità gravissima e meriterebbero la condanna della Storia.