Sinistra Italiana: chi c’è, chi no, chi potrebbe

Chi lo avrebbe mai detto che il nemico della sinistra si poteva chiamare Matteo Renzi. Almeno di una certa parte di sinistra. Quella Sinistra italiana che ha tenuto il suo battesimo la scorsa settimana al teatro Quirino di Roma: fuoriusciti dal Pd, ex pentastellati, l’Altra Europa di Tsipras e tutta Sinistra Ecologia e Libertà. Silvio Berlusconi non fa più paura, Matteo Salvini è appena menzionato. Il nome che va per la maggiore, almeno da mettere sotto attacco, è l’altro Matteo, il Renzi presidente del Consiglio.

Il logo del nuovo partito richiama la rivoluzione arancione di Pisapia a Milano. Almeno nel colore: scritta bianca su sfondo arancione. Di rosso c’è ben poco. Si canta “Bella ciao” e i presenti si salutano al grido di “compagni”. Di nuovo, ad essere sinceri, non è che ci sia molto. Se non la voglia di prendere le distanze, nette, dall’ex leader Renzi. “Sinistra italiana ha una proposta di governo alternativa al liberismo da Happy days del segretario del Pd”, ha detto Stefano Fassina, uno dei primi a lasciare a suo tempo il Pd renziano. “Ci hanno accusato di fare il gioco della destra ma non è così. Dispiace per le parole di Bersani. Il gioco della destra lo fa chi fa la destra con jobs act, con l’intervento sulla scuola, con l’Italicum, con la riforma del Senato e della Rai”.

Nichi Vendola ha seguito i lavori da Bari, in sala c’erano Massimo Villone, Cesare Salvi, Fabio Mussi ma anche Luca Casarini, Giuliana Sgrena, Valentino Parlato. E poi Stefano Fassina, Nicola Frantoianni, Alfredo D’Attorre e Arturo Scotto. Non c’era, invece, Pippo Civati che nei giorni scorsi non ha avuto certo parole lusinghiere sulla nuova formazione politica. “I partiti non nascono dai gruppi parlamentari, un’operazione che ho sempre contestato e così, mi spiace sono coerente, ho deciso di fare quello che pensavo. Noi abbiamo un progetto diverso che si chiama Possibile, e lo presenteremo a Napoli il prossimo 21 novembre”. Su una cosa Civati è d’accordo con Sinistra italiana: “Renzi ha rotto il centrosinistra, sta candidando gente che non è di sinistra, fa il Ponte sullo Stretto, massacra l’articolo 18, fa lo Sbloccaitalia, è lui che non è di sinistra”.

Intanto le sirene arancioni sembrano attirare altri esponenti della minoranza Pd. Secondo rumors circolati nei giorni scorsi la tentazione di saltare sulla nuova formazione di sinistra è forte per Gianni Cuperlo e Rosy Bindi. Per il momento l’unico che intende chiaramente restare tra i dem è l’ex segretario, Pier Luigi Bersani che ha attaccato Fassina, con tanto di favore reso. L’ingresso – eventuale – della Bindi nella nuova formazione aprirebbe la porta all’ingresso dei cattolici facendo perdere al nuovo movimento quella connotazione quasi esclusivamente radicale che ha oggi. Il banco di prova di tenuta per il Pd è la prossima approvazione della Legge di Stabilità: un’apertura dell’esecutivo alle istante proposte dai dissidenti farebbe rientrare il dissenso che, al contrario, potrebbe sfociare in una (piccola?) emorragia di transfughi verso Sinistra italiana.

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