Novembre, tempo di Novello

Ѐ arrivato sulle tavole il vino novello Made in Italy, con circa 2 milioni di bottiglie prodotte nel 2015. Questo giovane e delicato vino si è già potuto degustare a partire dal 31 ottobre, quest’anno il “deblocage”, ovvero lo sblocco, è anticipato, secondo quanto disposto dal decreto del Ministero delle Politiche agricole, di quasi tre settimane rispetto al concorrente Beaujolais nouveau francese che si potrà assaggiare solo a partire dal 19 novembre 2015.

La tecnica per produrre questo vino fu messa a punto negli anni Trenta del secolo scorso nel Beujolais in Francia, questo vino nacque in seguito ad esperimenti che i francesi stavano adottando per conservare il più a lungo possibile l’uva da tavola e, poiché, alla fine delle prove i grappoli non erano più vendibili, si decise di vinificarli. Da questa esperienza si ebbe un vino inatteso, dal gusto e profumo peculiari, giovane e fresco che fu battezzato Beaujolais Nouveau che conquistò rapidamente il mercato mondiale.

A differenza di quanto avviene in Francia, dove è solo il Beaujolais a essere nouveau (e quindi solo l’uva Gamay a darlo), in Italia la tipologia “Novello” si ottiene da diversi vitigni o anche da uvaggi (assemblamento di più uve) e la produzione è iniziata solo a partire dal 1987, quindi è ancora storia recente.

In Italia, il vino novello si ottiene solo con macerazione carbonica, che sfrutta la capacità degli enzimi presenti nell’uva di trasformare, all’interno dell’acino non pigiato, una piccola percentuale di zuccheri in alcol, la cosiddetta autofermentazione intracellulare. Il processo avviene deponendo l’uva in vasche chiuse sature di anidride carbonica, da cui il nome di macerazione, in modo da favorire la fermentazione intracellulare; dopo questa prima fase, della durata al massimo di due settimane con fuoriuscita di mosto che si deposita in fondo alle vasche, l’uva viene pressata e segue l’iter della vinificazione normale. I vini che si ottengono con la macerazione carbonica sono più fruttati e meno astringenti dei vini normali e, soprattutto, sono subito pronti da bere e perciò da vendere.

Con gli anni si sono succedute diverse normative, ma l’attuale, con decreto ministeriale del 2012, asserisce  che è possibile vendere il Novello a partire dal 30 ottobre, anziché il 6 novembre, fino al 31 dicembre. La menzione tradizionale “Novello” è riservata solamente ai vini a DOP o IGP tranquilli e frizzanti, la vinificazione non può essere inferiore a 10 giorni, il vino soggetto a macerazione carbonica dovrà occupare il 40% del prodotto totale, la gradazione non può essere inferiore a 11% vol. e il limite massimo di zuccheri riduttori residui non deve essere superiore a 10 g/l, il vino novello deve essere ottenuto interamente con prodotto della stessa annata e non è consentito il taglio con il 15% di vino proveniente da altra vendemmia.

La qualità, per quest’anno, si prevede buona ma la produzione risulta in forte calo rispetto al passato, tanto da aver raggiunto il minimo storico, per un fatturato sceso a circa 6 milioni di euro. Basti dire che appena dieci anni fa se ne producevano ben 17 milioni di bottiglie. All’origine del calo ci sono diversi fattori, a partire dalla limitata conservabilità, che ne consiglia il consumo nell’arco dei prossimi 6 mesi, fino alla tecnica di produzione, la macerazione carbonica, che è più costosa di circa il 20% rispetto a quelle tradizionali. Ma gli stessi vitigni che negli anni passati rappresentavano la base del novello vengono oggi spesso utilizzati per produrre vini ugualmente giovani, ideali per gli aperitivi, ma che non presentano problemi di durata.

La regione che produce più novello in Italia è senz’altro il Veneto, seguito da Toscana, Trentino ed Emilia Romagna. Il Veneto e la Toscana contribuiscono da sole con più del 50% della produzione. La tipologia del vino novello più venduto in assoluto è il Merlot italiano, seguito dal Sangiovese ed è un vino rosso.

©Futuro Europa®

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