Parchi: Stelvio e Antola nel mirino

L’Italia è il Bel Paese grazie, anche, ai Parchi. Le aree protette italiane sono 871. Di queste, 24 sono Parchi Nazionali, vero ‘fiore all’occhiello’ di un Paese visto nel mondo come luogo ideale di bellezza paesaggistica e qualità della vita e meta privilegiata del turismo. Eppure in questi giorni è di nuovo alto l’allarme delle associazioni ambientaliste e dei residenti per lo smembramento del più grande dei Parchi Nazionali italiani, quello dello Stelvio, in cantiere da tempo, da più parti paventato e osteggiato ma portato avanti dal governo in carica: operazione che porterebbe al declassamento dell’area e quindi all’abbassamento del suo livello di tutela. La perdita dello status di Parco Nazionale porterebbe alla possibilità di costruire all’interno dell’area attualmente tutelata al massimo grado. L’allarme è per un emendamento alla Legge di Stabilità appena approvata che consente alla Regione Lombardia di assorbire, tramite concorso pubblico, il personale già dipendente dal Parco dello Stelvio al 31 dicembre 2013. Una notizia che ha oscurato quella di un altro emendamento che prevede due milioni di finanziamento in più per i Parchi Nazionali a partire dal 2016.

Il caso-Stelvio tuttavia è solo il più clamoroso di una serie. Analogo rischio di ‘valorizzazione’, come si definisce in un gergo un po’ ironico la cementificazione del verde, è segnalato dagli abitanti e dalle amministrazioni del Parco dell’Antola, nell’entroterra genovese. Una vicenda, quella dell’Antola, che citiamo per tutte quelle analoghe non riguardanti i Parchi Nazionali che si possono incontrare su e giù per lo Stivale. Qui, nell’Antola,  il quadro è formalmente diverso, ma sostanzialmente simile: dopo lungo e misterioso penare, con un decreto del 18 novembre la Regione Liguria ha nominato presidente una persona diversa da quella indicata dalla comunità del Parco, nella quale figurano 12 Sindaci, la Città Metropolitana, l’Università, le Associazioni, le Categorie. La nomina obbedisce allo spoil system, dovuto al nuovo colore politico dell’amministrazione regionale. Ma lo spoil system nella nomina dei quadri esecutivi, come un presidente di Parco, mette al primo posto l’affidabilità politica, ed il timore della comunità, che finora ha puntato sul valore naturale del Parco dell’Antola, è nell’incombente Piano Casa della Regione Liguria: che come tutti i Piani Casa regionali prevede aumenti percentuali delle cubature esistenti, si parla del 35 per cento, ma che come quasi sempre accade con i Piani Casa regionali rischia di essere un ‘cavallo di Troia’ per entrare nel sistema di norme, regolamenti, interpretazioni e applicazioni e produrre ben più che l’ampliamento di qualche veranda o magazzino.

Due Parchi dunque, lo Stelvio e l’Antola, l‘uno ‘Nazionale’, l’altro ‘Naturale Regionale’, ma con analoga funzione di tutela e valorizzazione, questa sì, del paesaggio, dell’ambiente e della fauna. Per il Parco dello Stelvio si sta seguendo il metodo di ‘ascoltare le ragioni del territorio’, in questo caso Province Autonome di Trento e Bolzano e Regione Lombardia, contrapposte allo Stato; per quello dell’Antola invece le ragioni del territorio, in questo caso Comuni e enti contrapposti alla Regione non vengano ascoltate. In ambedue i casi, a prevalere è il livello amministrativo della Regione, o delle equivalenti Province Autonome. Ed in ambedue i casi, identica è la temuta conseguenza delle diverse vicende: la possibilità di nuove costruzioni nei Parchi. Per lo Stelvio, la qualifica di ‘Nazionale’, la più rigida, impediva infatti lo sfruttamento delle aree protette. Per l’Antola, a più basso livello di tutela, l’unica sicurezza di non veder sorgere nuove costruzioni era nella volontà dei sindaci e del presidente uscente, contrari a ‘valorizzazioni’ edilizie. Sia per lo Stelvio che per l’Antola, la tutela che li aveva protetti fino ad oggi è messa in discussione.

La vicenda del Parco Nazionale dello Stelvio tuttavia è particolarmente significativa perché svela nel modo più clamoroso l’irragionevole destino dis-amministrativo di alcune delle aree ambientali più pregevoli del nostro Paese. Come denunciato dalle principali associazioni ambientaliste italiane citate in una interrogazione al Governo da poco presentata da Sinistra Italiana infatti, “tre Parchi Nazionali sono commissariati, in ben sei mancano i consigli direttivi e in cinque non c’è un direttore”. Cai, Italia Nostra, Wwf, Legambiente, Centro Turistico Studentesco, Federazione Nazionale Pro Natura, Lega Italiana Protezione Uccelli, Touring Club e Mountain Wilderness hanno puntato l’indice su un deficit di governance che mette a rischio la normale gestione dei Parchi. Ebbene, proprio la ‘dis-amministrazione’ dello Stelvio si è trascinata per decenni, fornendo alla fine il pretesto per lo smembramento. E’ certamente un caso, ma l’iter sembra, applicato in modo inedito al settore delle aree verdi, il modello utilizzato per la speculazione sulle  aziende, o su immagine e valore di altre entità, anche immateriali.

C’è rischio, quindi, che il ‘modello-Stelvio’ faccia scuola, costituisca un pericoloso precedente e suggerisca un metodo. Per questo è particolarmente significativa la petizione con la quale le associazioni CTS, FAI, Federazione Pro Natura, Italia Nostra, Legambiente, LIPU, Mountain Wilderness,  Touring Club Italiano, WWF chiedono al Presidente della Repubblica di non avallare con propri atti la mal/intesa sottoscritta l’11 febbraio scorso dal Ministero del’Ambiente, dalla Regione Lombardia e dalla Province autonome di Trento e di Bolzano sul parco nazionale dello Stelvio.

©Futuro Europa®

[NdR – L’autore cura un Blog dedicato ai temi trattati nei suoi articoli]

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