Politici in TV
La puntata andata in onda lunedì scorso a “Porta a Porta” dal titolo Si è chiuso un ventennio? ha messo in luce una chiara realtà: la leadership incontrastata di Silvio Berlusconi, senza ammissione di dissenso all’interno del PdL, è finita. Il presidente dei Senatori di Forza Italia, Renato Schifani, ha avuto un doppio arduo compito: da una parte schivare il tiro incrociato di Marina Sereni (PD, vicepresidente della Camera) e Gennaro Migliore (presidente Deputati SEL), ospiti insieme a lui della trasmissione di Vespa, dall’altra di convincere i telespettatori che dentro il PdL (ora Forza Italia) la ricomposizione è avvenuta.
Una settimana politica che ha lasciato il segno quella esaminata nella puntata del 7 ottobre da Bruno Vespa, dal dietrofront dell’ultimo minuto di Berlusconi sull’intenzione di togliere la fiducia al Governo Letta, spinto dal subbuglio creato dalla sua decisione dentro il PdL, alle dichiarazioni del Premier sulla fine del ventennio berlusconiano. “La novità – ha detto Sereni – è che il PdL non è più il partito personale di Berlusconi, per la prima volta il Cavaliere è andato in minoranza”. Migliore, dal canto suo, ha approfondito il concetto: “Si vive la sconfitta del berlusconismo, non dei suoi eredi”. L’ex presidente del Senato Schifani ha optato per una strategia difensiva e di rilancio: “Berlusconi ha coniugato le esigenze interne con quelle della stabilità”, riferendosi alla scelta del Cavaliere di fare marcia indietro sul niet a Letta e sulla ricomposizione del dissidio creatosi tra “falchi” e “colombe” del PdL. Schifani ha parlato di “differenziazione di vedute” dentro il PdL, ma anche il non attento osservatore politico, sui fatti successi, intuisce che nel partito di Berlusconi qualcosa è cambiato.
I “lealisti”, come preferiscono essere definiti i “falchi” del PdL, contestano il rischio di essere subalterni alle politiche del PD e di questo Governo e, in sintesi, vedono l’ingerenza di Letta su Berlusconi la prova del tentativo del Premier di fomentare la progressiva disgregazione e frammentazione del PdL: questa la tesi di Raffaele Fitto, messosi a capo del gruppo che conterebbe circa un centinaio di parlamentari pidiellini e i cui elementi di punta sono Maria Stella Gelmini, Mara Carfagna, Sandro Bondi e Renato Brunetta. Per contro ci sono gli alfaniani convinti, che fanno riferimento agli attuali ministri PdL: Beatrice Lorenzin, Maurizio Lupi, Nunzia De Girolamo e Gaetano Quagliariello.
Nel corso del servizio andato in onda a Porta a Porta, la giornalista ha intervistato i 4 ministri su i temi caldi e, alla fine, il quadro è stato inequivocabile: no alla richiesta di congresso a marzo avanzata da Fitto, sì a continuare l’attività di governo fino al compimento dei principali compiti per cui questo esecutivo è nato. Un Governo di necessità, come lo definiscono in tanti, che per ora manca dei fatti miliari da risolvere. Sul fronte politico ancora lontano un accordo per la Riforma elettorale, criticata da tutti ma seriamente posta all’odg da nessuno (la riforma costituzionale è ancora più lontana), su quello economico qualche segnale sul cuneo fiscale anche se l’Imu è l’unico vero oggetto del contendere.
Il PdL ha fatto dell’Imu una delle sue armi di propaganda (se viene reintrodotto sulla seconda casa i consensi ne risentirebbero, anche se Schifani parla di un 28% di intenzioni di voto per il PdL), il PD ha introdotto l’emendamento per il pagamento dell’Imu solo a chi ha una rendita catastale sopra i 750 euro. Il pressing è arrivato anche dai due giornalisti invitati in studio: l’editoralista di Repubblica Giovanni Valentini e il vicedirettore del Giornale, Salvatore Tramontano. Valentini ha criticato la dialettica tutta interna ai partiti e al Palazzo di questi giorni, di cui la gente non ne può più, e la necessità di scelte veloci in materia economica, in primis la riduzione delle tasse sul lavoro, e la riforma elettorale (“Perché con il Porcellum si rischia di nuovo di fare le elezioni e non sapere, alla fine, chi ha vinto”). Tramontano ha affermato che “sembra abbastanza evidente dalle dichiarazioni a getto continuo del premier che adesso l’obiettivo è quello di logorare il PdL, di spaccarlo”.
Una puntata molto pepata quella del 7 ottobre scorso di Porta a Porta, che ha messo in evidenza i cambiamenti, ormai certi, dentro il PdL e la lenta ma inesorabile uscita di scena di Berlusconi. Al tempo stesso, dalle dichiarazioni degli ospiti, è lampante anche la lotta in atto tra Letta e Renzi per arrivare alla guida del PD e del Paese. Se la stessa guerra ci sarà anche tra Fitto e Alfano per succedere al Cavaliere è presto per dirlo. La certezza è che un cambiamento dentro il centrodestra è ormai irrinunciabile: ce lo chiedono i tempi e l’Europa.
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