Natale a Rozzano

A Rozzano, a causa della sciagurata decisione del Preside Parma di “laicizzare il Natale” (cioè, di fatto, cancellarlo o convertirlo in una molto pagana “festa dell’inverno”) è successo di tutto. Genitori che criticano il Preside (tra cui persino un padre musulmano), genitori che lo appoggiano, insegnanti che fanno il sit-in in sua difesa, mamme che arrivano col Bambin Gesú da mettere nella greppia, la Conferenza Episcopale Italiana che com’è logico attacca, Salvini che arriva con un presepe intero, la Gelmini che canta “Tu scendi dalle stelle”.

Mi secca un po’ stare per una volta dal lato della Lega, ma questa volta, dice cose pericolosamente giuste. Qui non è in gioco il laicismo, o la separazione Stato-Chiesa. Siamo tutti d’accordo che la Scuola appartiene a tutti, credenti e non e anche a chi professa religioni diverse dalla nostra. Però  qui non è in gioco un problema di fede, ma di identità. L’Italia è un Paese di radici e tradizioni cristiane. Almeno il 30% degli italiani, cioè 17 milioni di persone, si dice credente, qualche milione praticante, e le folle che riempiono Piazza San Pietro a ogni apparizione del Papa lo testimoniano. Siamo gli eredi di una lunga tradizione cristiana, come lo siamo del Rinascimento e dell’Umanesimo. Tutto questo ha forgiato la nostra identità. La magia del Natale cristiano, la ricorrente speranza che attraversa quella notte tanto speciale, ma sì, anche i nostri più cari ricordi d’infanzia, fanno parte del nostro patrimonio.

E ora viene un disgraziato qualsiasi e ce lo vuole togliere. Perché? Non per affermare, sia pure a sproposito, la laicità dello Stato, ma per non offendere la delicata coscienza di qualche musulmano! Vorrei chiedere al signor Parma (non mi sento di chiamarlo professore, che è termine nobile che egli non merita): ha mai messo piede in un paese musulmano? Ha mai visto una cappella cristiana, diciamo, in Arabia Saudita? Lo sa o non lo sa che possedere un Crocifisso è in alcuni di quei paesi punito con la morte? Conosco vari di quei paesi e, per parte mia, ho trovato sempre giusto rispettarne le regole e i costumi, che è la prima norma di cortesia in casa d’altri.  Ora, la domanda è questa: siamo ancora in Italia (siamo ancora in Europa) i “padroni di casa”? Certe volte c’è da dubitarne. Poi, certo, elementare cortesia è che anche il padrone di casa rispetti usi e costumi degli eventuali ospiti, cioè non imponga loro le proprie convinzioni, non li obblighi a unirsi alle sue celebrazioni, non ne offenda i sentimenti. Giustissimo: ma qui il rapporto è rovesciato. Siamo noi a doverci fare da parte in punta di piedi, noi a dover rinunciare a parte della nostra identità, dunque a parte di noi stessi? Per non “provocare”? Per non “offendere” i nostri ospiti? Che a casa loro non permettono neppur un altare cristiano e anche a casa nostra, non tutti, certo, ma almeno parte di loro, vorrebbero farci silenziosamente accettare, e magari imporci,  i loro costumi, le regole di vita della “sharia”. Davvero dobbiamo farci da parte in punta di piedi e chiedere scusa, quando i più accesi predicatori dell’Islam minacciano Roma, le nostre Croci, le nostre donne, in un delirio di odio che fa impressione? Davvero dobbiamo considerarci minoranza a casa nostra, una razza in via di estinzione?

Il caso di Rozzano non è l’unico. A Sassari, una scuola ha rifiutato la visita del Vescovo, perché un terzo dei suoi alunni è musulmano. Se ai musulmani offende la visita di un Vescovo, mi pare giustissimo che siano esentati dal parteciparvi e magari siano visitati dal loro imam, purché questi dia, come certamente farebbe il Vescovo, un messaggio di conciliazione e di pace.  E se vogliono festeggiare il Ramadan o Id al-Fitr, ben vengano. Ma gli alunni cristiani e le loro famiglie hanno  il diritto di ricevere tutti i vescovi che gli pare. È certo che bisogna trovare norme di pacifica e se possibile armoniosa convivenza con i musulmani che vivono da noi. Rispettiamo la loro religione, diamo loro la possibilità di praticarla in tutta libertà, purché nel rispetto delle nostre leggi, ma non rinunciamo per questo, con tanti, piccoli, mediocri gesti, alla nostra identità, perché è esattamente quello che terroristi e predicatori dell’odio si propongono.

Ho letto da qualche parte che il Preside di Rozzano avrebbe deciso di dimettersi. In verità, avrei sperato che la rimozione fosse venuta dal Ministro della Pubblica Istruzione, per manifesta incapacità. Ma se se ne va per conto suo, va bene lo stesso. Sperando di non sentirne parlare mai più.

E Buon Natale ai bambini di Rozzano.  Con i nostri canti secolari. Con il tremolante splendore delle candeline. Con il Bambin Gesù tra il bue e l’asinello. Gli angeli con le ali. E la stella di Betlemme che splende sulla grotta. Perché per una notte si sentano, e magari siano, più buoni.

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