Le profezie di Oriana Fallaci rimbalzano sulla Rete
La prima edizione de La rabbia e l’orgoglio di Oriana Fallaci arrivò nelle librerie italiane nel dicembre 2001, tre mesi dopo l’Undici Settembre. Il libro, scritto sull’onda dell’emozione per gli attentati negli USA, divenne subito un caso mondiale per le furibonde invettive e la brutale sincerità con la quale la scrittrice fiorentina denunciava la viltà dell’Occidente di fronte alla “Crociata all’inverso, la Crociata dei nuovi mori per dominare il nostro mondo”. Definito dall’autrice stessa “un sermone, una predica agli italiani” La rabbia e l’orgoglio suscitò intense polemiche e vendette oltre un milione di copie solo in Italia.
“Parigi è persa: qui l’odio per gli infedeli è sovrano e gli imam vogliono sovvertire le leggi laiche in favore della sharia”. È una delle “profezie” più inquietanti ed apocalittiche, della Fallaci che ritorna ora, amplificata dai Social media. La Francia non ha mai amato Oriana Fallaci. E bisognerebbe anche ricordare che lì la giornalista – assieme a Michel Houellebecq – molto prima che uscisse Sottomissione, fu messa sul banco degli accusati con l’imputazione, che assomiglia a una scomunica ideologica, di “islamofobia”.
Subito dopo le nuove stragi a Parigi, invece, su Facebook e Twitter sono tanti ad aver condiviso i passaggi più duri di alcuni tra i libri ed i discorsi della scrittrice fiorentina. Oggi, dopo anni di dimenticanza e di marginalizzazione, il dare ragione alle teorie di Oriana Fallaci sembra essere la ricompensa postuma, un risarcimento all’autrice, bollata come una fanatica estremista per aver attaccato l’Islam nella sua interezza. Queste alcune citazioni che rimbalzano sul web. “L’Europa non è più l’Europa, è diventata l’Eurabia, una colonia dell’Islam, nella quale l’invasione islamica non procede soltanto in senso fisico ma penetra anche nelle menti e nelle culture”. Oppure: “I musulmani rifiutano la nostra cultura e cercano di imporre la loro cultura su di noi. Io li rifiuto”.
Nel discorso all’accettazione dell’Annie Taylor Award, nel 2005, Oriana fu esplicita: “L’islam moderato è un’altra invenzione. Un’altra illusione fabbricata dall’ipocrisia, dalla furberia, dalla quislingheria o dalla Realpolitik di chi mente sapendo di mentire. L’islam moderato non esiste. E non esiste perché non esiste qualcosa che si chiama islam buono e islam cattivo. Esiste l’islam e basta. E l’islam è il Corano. Nient’altro che il Corano. E il Corano è il Mein Kampf di una religione che ha sempre mirato a eliminare gli altri”. Un passo della Fallaci molto citato: “Intimiditi dalla paura di andar controcorrente, cioè d’apparire razzisti, non capite o non volete capire che qui è in atto una Crociata alla rovescia. Abituati come siete al doppio gioco, accecati come siete dalla miopia, non capite o non volete capire che qui è in atto una guerra di religione”.
“Brava Oriana”, “Scusaci Oriana”, “Non ti hanno voluto ascoltare Oriana”, si batte e si ribatte sui Social network. E giù anche con gli insulti della Fallaci sull’Italia molle ed arrendevole, “l’avamposto che si chiama Italia”, come lo definiva beffardamente lei: “avamposto comodo strategicamente perché offriamo buonismo e collaborazionismo, coglioneria e viltà”.
La Fallaci del dopo 11 settembre 2001 ha sempre diviso l’opinione pubblica italiana: c’è tutt’oggi chi la ama e chi la detesta. Ha venduto milioni di libri ma una parte del Paese l’ha bollata come “fanatica al contrario”, come guerrafondaia scatenata, come una pericolosa incendiaria quando descriveva Firenze assediata e violentata dagli immigrati che orinavano sul sagrato del Duomo, con toni aspri, violenti. Senza che nessuno si chiedesse: aspra ma vera? Violenta ma corrispondente alla realtà? Oggi, dopo il massacro di Parigi, queste domande tornano attuali. Le affermazioni della giornalista danno voce ai timori ed ai sentimenti nascosti di una buona parte dell’opinione pubblica: ben venga il confronto, dunque, senza posizioni preconcette ma anche senza ipocrisie.