Duelli tra poteri riflessi
Quando un regime o un sistema è impersonificato da un capo, da un leader, è inevitabile che la sua caducità, una volta giunto al fisiologico tramonto, provochi uno scontro. A duellare sono coloro che hanno beneficiato di un potere riflesso e si aggrappano a lui nella speranza di proseguire nel tempo, e quanti, invece, intuendo la fine di quel regime o di quel sistema, tentano vie d’uscita dignitose e lungimiranti.
Questo è quello che oggi sta accadendo nel PDL. È ovvio che i primi saranno alla fine gli sconfitti. I processi politici, quando avviati, travolgono inevitabilmente anche chi con ottusa ostinazione tenta di fermarli.
C’è da vedere, ora, se i secondi avranno la forza e il coraggio di rompere con il recente passato con autorevolezza e con la capacità di disegnare nuove vie che siano al passo con i tempi e con le esigenze degli elettori, stanchi di assistere a lotte fratricide che non hanno alcun senso se non quello di indebolire sempre più qualsiasi volontà di naturale cambiamento.
Il bivio di fronte al quale si trova Alfano, è tutto qui. Interrompere la sua coraggiosa iniziativa con fragili compromessi fra la continuità (Berlusconi) e la novità (deberlusconizzazione) del suo partito significa solo ritardare, con prevedibile danno della sua immagine, il processo inarrestabile di superamento dell’attuale situazione.
Il cosiddetto centrodestra ha bisogno di individuare una nuova classe dirigente, non solo generazionale, che sappia attestarsi su valori, programmi, strategie al passo con i tempi, in sintonia con le necessarie soluzioni ai problemi che attanagliano la nostra società a causa della tragica crisi economica che l’ha colpita.
Persistere nella divisione fra forze politiche che si contendono, l’una contro l’altra, la rappresentanza elettorale di quanti sono sfiduciati dalla politica come oggi si presenta, o non vogliono identificarsi con la sinistra italiana, non porta da nessuna parte. Anzi agevola il proliferare di partitini, di movimenti, che non hanno un retroterra politico, culturale, storico autorevole in termini valoriali da proporre all’esame dell’elettorato. Si rischia così di affidarsi inevitabilmente a soggetti di fatto minoritari nel Paese, ma più vivaci e dinamici e, quindi, formalmente in grado di dare risposte virtualmente immediate, seppure parziali.
Ci auguriamo che l’appello che mira a ricomporre varie voci in un unico nuovo contenitore politico, il Partito Popolare Italiano aderente al PPE, trovi immediate risposte positive. Sarebbe questa la vera novità sullo scenario politico italiano. Noi non demordiamo, noi ci crediamo.
©Futuro Europa®
[NdR – L’autore dell’articolo è eurodeputato del PPE e vicepresidente della delegazione Popolari per l’Europa al Parlamento europeo]