Giubileo 2015, aperta la Porta alla speranza

La parola chiave di questo anno giubilare è la “misericordia”: nella prima udienza generale dopo l’inaugurazione, Papa Francesco ha precisato di essere consapevole che gli attuali mali del mondo non si sconfiggono solo con la misericordia, ma ha lasciato intendere che quelli dello spirito certamente sì.

Sono anni difficili per la Chiesa Cattolica Romana. L’opera pastorale del Santo Padre e dell’intero corpo ecclesiale, messa a dura prova da scandali di malaffare, corvi e fughe di documenti riservati di Stato, ha oggi meno appeal sulle masse giovanili, da sempre linfa vitale per la propagazione nella società laica dei valori cristiani. Contrariamente a Ratzinger, che ha pur cercato di scardinare i centri di potere interni al Vaticano, per poi restituire anzitempo – stremato dalle forti pressioni – l’anello piscatorio, Bergoglio ha affrontato il suo pontificato con un passo assai diverso: umiltà, semplicità e schiettezza nelle parole e nei fatti, in volontario contrasto al decadente sfarzo terreno – documentato in recenti pubblicazioni editoriali – che contraddistingue lo stile di vita di molti porporati.

II papa ha colto, con grande acume, l’elemento che oggi latita nei rapporti fra gli uomini e che assuefà l’individuo a qualsiasi orrore e bestialità, sottraendo alla sfera dei sentimenti ogni empatia verso il prossimo. Quando l’abitudine all’indifferenza diviene cinismo, e il cinismo cattiveria, l’unico rimedio salvifico è la misericordia: misericordia, per scongiurare i foschi venti di guerra che soffiano dal Medio Oriente, per guardare alle differenze di fede religiosa, razza e appartenenza sociale senza pregiudizi e discriminazioni, per confrontarsi sui drammi umani con rispetto e pietà; misericordia, come argine allo sfruttamento dei popoli, al colonialismo economico, al terrorismo che condiziona le nostre vite, alle guerre che generano esodi migratori di masse di disperati in cerca di futuro.

Nel ribadire quanto il Giubileo serva, in primis, alla Chiesa stessa e al ripristino della dirittura morale al suo interno, Francesco ha espresso l’augurio che ognuno, durante l’Anno Santo, faccia esperienza della misericordia, affinché – contrapposta all’amor proprio foriero di egoismi nell’individuo – funga da strumento di riforma dello spirito.

Il messaggio simbolico del rito della Porta Santa – che per la prima volta ha visto la partecipazione contemporanea di predecessore e successore al Soglio pontificio – sia, dunque, apertura alla speranza di un mondo in grado di risolvere finalmente i suoi problemi, per diventare un posto migliore per tutti.

©Futuro Europa®

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Dalle agenzie stampa

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