Armi in Siria, situazione delicata
Le operazioni per la distruzione delle armi chimiche in Siria è cominciata lo scorso fine settimana. Ban Ki-moon, Segretario Generale delle Nazioni Unite, precisa i contorni della missione incaricata dello smantellamento, che dovrebbe mobilitare un centinaio di persone con l’obbiettivo di portare a buon fine un a “operazione mai tentata prima”, come ha dichiarato il Segretario Generale. Un’operazione che si preannuncia molto difficile.
Le Nazioni Unite stimano che lo stock di armi chimiche da distruggere si aggiri intono alle mille tonnellate. Un compito straordinariamente complicato. Ban Ki-moon ha previsto di creare una squadra composta da un centinaio di esperti che dovranno ispezionare nel giro di un mese i siti chimici siriani, per poi eliminare tutto l’arsenale entro il prossimo mese di Giugno. Gli ostacoli non mancano, a cominciare dalla guerra stessa. Ban Ki-moon ha fatto notare che due razzi e diverse autobomba sono esplosi in questi ultimi giorni in prossimità dell’albergo dove si trova la già prima squadra di esperti. Il costo dell’operazione rimane un’incognita. Bachar al-Assad ha parlato di un miliardo di dollari. Le stime “indipendenti” non sono lontane da questa cifra. Le Nazioni Unite non danno numeri, fanno sapere che è stato creato un fondo di finanziamento senza dire però chi pagherà.
La missione congiunta dell’Organizzazione per il divieto delle armi chimiche (OIAC, oggi anche Premio Nobel per la Pace) e dell’ONU è frutto di una Risoluzione delle Nazioni Unite votata dopo un attacco con gas nervino, che il 21 Agosto scorso aveva causato la morte di molte persone e dopo il quale Washington aveva minacciato l’attacco alla Siria. Comunque sia, l’operazione è partita e in questa primissima fase gli esperti internazionali, gli Stati Uniti e la Russia si sono congratulati con Damasco per la “buona volontà” manifestata in queste ore iniziali. In un comunicato pubblicato sul sito dell’organizzazione all’Aia, l’OIAC si è complimentata per la “cooperazione” delle autorità siriane nello smantellamento dell’arsenale chimico. Gli esperti hanno avuto colloqui “costruttivi” con il potere sulla lista dei siti fornita all’OIAC.
Questa prima operazione di distruzione è stata anche salutata dal Segretario di Stato John Kerry. “Il processo è partito in tempi record e siamo riconoscenti alla Russia per la sua cooperazione, ma anche verso la Siria per averla acconsentita”, ha affermato dopo un colloquio con il suo omologo russo Sergei Lavrov. “Penso sia stato molto importante che ieri, Domenica, una settimana dopo l’adozione della Risoluzione, delle armi chimiche siano state distrutte. Penso che sia un punto a favore per il Regime di Damasco”, ha tenuto a precisare Kerry. Il Presidente siriano Assad si era impegnato a facilitare il lavoro degli esperti, dopo la votazione 2118 del 27 Settembre scorso, la prima votata sul conflitto siriano, grazie ad un accordo russo-americano che prevede il disarmo chimico del Paese entro metà 2014. Anche Putin ha apprezzato pubblicamente la cooperazione con Damasco, dichiarando che questa missione si sarebbe potuta concludere entro un anno. “La direzione siriana si è messa attivamente al lavoro e agisce in modo trasparente, aiuta le strutture internazionali”, ha dichiarato Putin citato da RIA Novosti.
Nell’attesa dell’arrivo della seconda squadra voluta da Ban Ki-moon e dall’OIAC, i primi esperti sul posto hanno potuto supervisionare la distruzione delle prime testate di missili, di bombe e materiale utile nella fabbricazione di armi chimiche. Un video che mostra gli esperti al lavoro è stato diffuso dalla televisione di Stato siriana. Nelle immagini si vede uno degli esperti mettere un’etichetta con il logo dell’OIAC e un numero di serie su di un cruscotto prima di fare alcune foto. Il portavoce dell’OIAC, Michale Luhan, ha confermato l’autenticità delle immagini.
In questo contesto, Putin ha dichiarato aver evocato con Kerry, in margine del summit Asia-Pacifico, la Conferenza di Pace chiamata Ginevra 2, che Mosca e Washington cercano di organizzare per metà Novembre. “Gli Stati Uniti non vogliono che Al Qaeda prenda il potere in Siria, no? Noi neanche lo vogliamo. Abbiamo degli obiettivi comuni”, ha spiegato secondo quanto riportato dall’agenzia Interfax, assicurando che le divergenze non erano che di natura “tattica”. Putin ha anche proposto di invitare a Ginevra 2 anche “grandi” Paesi a maggioranza musulmana, in particolare l’Indonesia. Questa conferenza dovrebbe mettere in pratica un accordo internazionale su di una transizione politica concluso tra le grandi Potenze fine Giugno 2012 a Ginevra . L’idea è che potere e opposizione si mettano d’accordo su di un Governo transitorio di coalizione dotato di pieni poteri, preludio di elezioni libere.
Allo stato dei fatti e secondo esperti e diplomatici, sembra più facile eliminare l’arsenale chimico di Damasco che far sedere allo stesso tavolo il Governo siriano e l’opposizione. Entrambe hanno promesso di andare a Ginevra, ma ponendo condizioni molto dure: il rappresentante del Regime, il Ministro degli Esteri Walid Mouallem rifiuta che la sorte di Assad possa essere messa in discussione, il capo della Coalizione Nazionale Siriana, Ahmad Jerba rifiuta sia di confrontarsi con “un Regime criminale”, che con l’Iran, alleato di Damasco che vorrebbe partecipare (ma anche lui senza condizioni). Per complicare le cose, la Coalizione è stata misconosciuta da alcuni gruppi di opposizione estremisti. La crisi provocata dal massacro del 21 Agosto ha “riavvicinato” le grandi Potenze, ma non ha migliorato di una virgola le relazioni tra belligeranti.
E mentre le diplomazie lavorano alacremente, Assad continua a moltiplicare dichiarazioni “tranquillizzanti”, senza però dire niente di concreto. E’ una strategia ci comunicazione molto ben calibrata quella del Presidente siriano. In alcune interviste rilasciate alla stampa estera, Bachar el-Assad cerca di far fruttare al massimo l’accordo sulla distruzione delle armi chimiche. Il Presidente siriano sa di essere in una posizione di forza. Continua ad avere il sostegno della Russia e dell’Iran, e gli Stati Uniti oggi sembrano essere più concilianti nei suoi confronti. I complimenti di Kerry lo dimostrano. Se da una parte ha pubblicamente riconosciuto aver commesso degli errori nel 2011, all’inizio delle rivolte, dall’altra non fa nessuna concessione: le decisioni fondamentali erano giuste. Forse ha ragione Brahimi, mediatore dell’Onu e della Lega Araba in Siria, Ginevra 2 a metà Novembre è “una missione quasi impossibile”. Qualche passo avanti è stato fatto, speriamo non ne vengano fatti in dietro. Sul campo la gente muore.
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