Divina creatura (Film, 1975)
Divina creatura di Giuseppe Patroni Griffi è un fotoromanzo cinematografico, tratto da un feuilleton del 1920 scritto da Luciano Zuccoli e sceneggiato dal regista con la collaborazione di Alfio Valdarnini. Laura Antonelli è all’apice del successo, il suo nome in cartellone viene prima di Terence Stamp, persino di Marcello Mastroianni (presentato dalla frase con la partecipazione straordinaria di) ed è il solo motivo del successo di pubblico della pellicola. Divina creatura ancora oggi si ricorda per un interminabile nudo integrale (sette minuti) della bella attrice istriana, sdraiata sul divano mentre fuma una sigaretta, ammirata in tutto il suo splendore da un invaghito Terence Stamp. Non c’è molto di memorabile, purtroppo, se non un’altra scena di sesso interpretata da Laura Antonelli con Marcello Mastroianni, entrambi seduti, mentre amoreggiano in maniera piuttosto trasgressiva.
Vediamo la trama. Il film è ambientato nel 1920, poco prima della presa del potere da parte del fascismo, e racconta una storia d’amore e morte ambientata nel bel mondo dell’aristocrazia romana. Il duca Daniele di Bagnasco (Stamp) si invaghisce dell’affascinante Manuela Roderighi (Antonelli), che diventa sua amante nonostante la presenza di uno sciocco fidanzato (Martino Biondelli, interpretato da Placido). Daniele finisce con l’innamorarsi perdutamente della donna, ma al tempo stesso viene a sapere che suo cugino – Michele Barra (Mastroianni) – l’ha posseduta quando aveva quindici anni, introducendola nel mondo della prostituzione di lusso. Daniele pensa di uccidere la compagna usando il veleno creato da un amico nobile (Manni), poi ci ripensa e medita vendetta nei confronti del cugino, convincendo Manuela a fingersi ancora innamorata di lui. Purtroppo le cose non vanno come previsto, la scintilla della passione tra Michele e Manuela non è sopita, i due cominciano a vedersi e amoreggiano in una casa romana. Quando Daniele scopre tutto grazie alla delazione di un amico (Del Prete), Manuela nega con decisione e accusa le malelingue, ma – messa alle strette – confessa la colpa d’amore.
Il finale è meno tragico del romanzo, vero e proprio melodramma che fa morire tutti sucidi. Patroni Griffi mette in scena la fuga di Manuela (“Ogni donna sa che il solo modo di andarsene è quello di fuggire”, Proust), il suicidio del duca Daniele e l’ingresso di Michele in camicia nera tra le fila del fascismo che avanza. La trama da feuilleton è appena riscattata da una certa attenzione storica – minore che nel film di Comencini – che serve a criticare l’aristocrazia romana, annoiata e senza ideali, che favorisce l’ascesa al potere del fascismo. Confezione scenografica imponente, costumi ben riprodotti, tecnica di regia classica (primi piani, piani sequenza, inquadrature degli occhi tipo western italiano), fotografia anticata che varia dal seppia al giallo ocra, montaggio compassato, musica di Bixio rivisitata dal grande Morricone. Canzonette d’epoca (La Titina, Noi siam come le lucciole…) divertenti che intervallano un’ottima colonna sonora, non proprio in sintonia con una trama melodrammatica. Originali le citazioni letterarie mostrate in didascalia, come se fosse un film muto, che vanno da Puskin a Baudelaire, passando per Stendhal, Mallarmé, Proust e il molto meno nobile Zuccoli (autore del modesto romanzo d’appendice da cui è tratto il film).
Fine dei pregi. Il film si ricorda per alcuni nudi integrali di Laura Antonelli e per le interpretazioni diligenti di Mastroianni, Stamp, Manni e Placido, ma la sceneggiatura mostra la corda, appare un pretesto per mostrare la divina creatura come mamma l’ha fatta. Un melodramma romantico, a tratti comico, che ricorda lo stile di Tinto Brass, ma molto meno spinto sul lato erotico. Laura Antonelli viene criticata dalla stampa specializzata, alcuni la giudicano addirittura inascoltabile (Morandini) e inadeguata a interpretare un personaggio così complesso (Mereghetti). In realtà Laura Antonelli resta il solo motivo per consigliare ancora oggi il recupero e la visione del film. Ricordiamo che nella pellicola recitano alcuni veri aristocratici: il principe Gaetano Torlonia, la marchesa Berlingieri, il principe Lanza di Trabia, la principessa Rita Jussupov, la duchessa Paula Martinez y Cabrera. Il film è ambientato a Roma, le scenografie imponenti di Roberto Senese utilizzano persino le grandi sale di palazzo Rospigliosi. Alcune sequenze sono state girate a Palermo, con ottima fotografia marina e buona ricostruzione. Il film ottiene due Nastri d’argento (1976) per scenografia e costumi.
Giuseppe Patroni Griffi (Napoli, 1921 – Roma, 2005) è stato soprattutto ottimo scrittore, commediografo, regista teatrale, di opere e di buoni lavori televisivi (La romana di Moravia, 1988), ma al cinema non ha fatto molto. Sceneggiatore con Domenico Paolella e con altri registi per soggetti commerciali, debutta alla regia con Il mare (1962), una storia di omosessualità non facile per il periodo storico. Laura Antonelli viene da lui diretta in Divina creatura e – dieci anni dopo – nel torbido La gabbia (1985). Porta al cinema anche la sua commedia Metti una sera a cena (1969), Addio fratello crudele (1971) e Identikit (1975).
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Regia: Giuseppe Patroni Griffi. Soggetto e Sceneggiatura: Giuseppe Patroni Griffi, Alfio Valdarnini, (tratto dal romanzo La divina fanciulla di Luciano Zuccoli, edizione Il formichiere, Milano).Montaggio: Roberto Perpignani. Fotografia: Giuseppe Rotunno (Technicolor). Musiche: C. A. Bixio. Interpretazione e Direzione Musiche: Ennio Morricone. Edizioni Msicali: Bixio – Sam. Effetti Speciali Colonna Sonora: Luciano Anzillotti. Aiuto Regista: Aldo Terlizzi. Assistente alla Regia: Alfredo Mele. Operatore alla Macchina: Massimo Di Venanzo. Assistenti Operatore: Wolfango Soldati, Bruno Garbuglia. Seconda Macchina: Piero Servo. Aiuto Montaggio: Olga Pedrini. Segretaria di Edizione: Elvira D’Amico. Fotografo di Scena. Daniele Barbieri. Scenografia: Fiorenzo Senese. Costumi: Gabriella Pescucci. Direttore di Produzione: Gianni Di Clemente. Doppiaggio: CVD. Fonico di Mixage: Romano Checcacci. Organizzatore Generale: Raimondo Castelli. Produttore: Alberto Adami. Casa di Produzione: Filmarpa srl. Realizzazione Produttiva: Luigi Scattini, Mario Ferrari. Distribuzione: Titanus. Interni: De Paolis (Roma). Interpreti: Laura Antonelli, Terence Stamp, Marcello Mastroianni (partecipazione straordinaria), Michele Placido, Duilio Del Prete, Ettore Manni, Carlo Tamberlani, Cecilia Polizzi, Piero Di Iorio, Marina Berti, Doris Duranti, Corrado Annicelli, Gino Cassani, Annamaria Cordogna, Viviana Dell’Aquila, Sergio Doria, Renato Innocenti, Ruth League, Federico Martignoni, Pietro Meloni, Anna Melita, Agnese Pittaluga, Angelo Tomei.
[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]