UE, altri sei mesi di sanzioni alla Russia
A conclusione di questo 2015, le relazioni tra l’Unione europea e la Russia sembrano riproporre in piccolo la celebre guerra fredda con gli Stati Uniti che caratterizzò la seconda metà del Novecento. E’ di questi giorni, infatti, la decisione dell’UE di prorogare per ulteriori sei mesi le sanzioni economiche nei confronti del paese di Putin, in relazione alla mancata attuazione degli accordi di Minsk. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del 22 dicembre, il Consiglio europeo ha reso operativa la decisione di estendere fino al 31 luglio 2016 le restrizioni avviate contro la Russia, in risposta al sostegno di Mosca ai ribelli filorussi nell’Ucraina orientale.
Le misure restrittive colpiscono in particolare i settori dell’energia, del sistema bancario e della difesa: nel dettaglio, si limita l’accesso ai mercati dei capitali primari e secondari dell’Unione europea da parte dei maggiori enti finanziari russi di proprietà statale e delle loro filiali al di fuori dell’UE, oltre a tre grandi società russe operanti nel settore energetico – Gazprom, Transneft e Rosneft – e a tre in quello della difesa; viene imposto un divieto di import-export sul commercio di armi; un divieto di esportazione di beni a duplice uso per impiego militare o per utilizzatori finali militari in Russia; l’accesso limitato a determinati servizi e tecnologie utilizzabili per la produzione del petrolio.
L’accordo è stato siglato dai ventotto delegati nazionali del Coreper, il Comitato dei rappresentanti permanenti presso l’UE, in veste di rinnovo formale dei provvedimenti già presi contro la Russia nel luglio del 2014 per il suo ruolo nel conflitto ucraino, e in particolare per l’annessione illegale della regione della Crimea. Nelle scorse settimane, l’Italia si era opposta con decisione a una conferma “meccanica” delle sanzioni, ritenuta semplicistica rispetto a un tema di tale rilevanza.
Forse per una manovra di strategia politica, il premier Matteo Renzi aveva proposto lo stop alle sanzioni, mettendo in risalto l’importanza del mantenere buoni rapporti con Mosca per condurre insieme una lotta efficace contro il terrorismo. Alla fine le misure di restrizione sono state firmate senza dibattito tra i membri del Consiglio, ma il nostro Paese ha sicuramente lanciato nel calderone una questione essenziale: l’attuale potere della Russia nello scacchiere internazionale è evidente, per cui sarebbe interesse dell’UE trattare diplomaticamente con Putin per definire insieme un piano d’azione contro l’ISIS.
Le prime reazioni da Mosca alla ratifica sembrano “non minacciose” e probabilmente ancora aperte a un futuro dialogo: secondo Andrei Kelin, direttore del Dipartimento di Cooperazione europea al ministero russo degli Esteri, la decisione dell’UE porterà a un ulteriore sabotaggio degli accordi di Minsk da parte dell’Ucraina. «Si tratta di una guerra iniziata non dalla Russia, ma dalle attuali autorità ucraine, che hanno cercato di sopprimere con la forza il malcontento nel Donbass per il colpo di Stato a Kiev nel febbraio 2014». A loro avviso, è dunque sbagliato da parte dell’Europa legare tali provvedimenti alla risoluzione del conflitto nel sud-est ucraino.
Del resto, è fuor di dubbio come tali sanzioni economiche colpiscano da un lato la Russia, ma di ritorno creino grosse perdite alle esportazioni del mercato europeo: per quanto riguarda l’Italia, una recente analisi di Coldiretti ha mostrato come il settore dei prodotti Made in Italy abbia subito nell’ultimo anno un crollo del 27.5% di esportazioni verso la Russia, in seguito alle ovvie tensioni commerciali createsi intorno all’embargo. Già nel corso del 2014 si è registrata una flessione del 30% del made in Italy, con un rischio di perdite totali di 3 miliardi su un totale di esportazioni dall’Italia nel mondo di 400 miliardi annuali.
Probabilmente, nell’attuale scenario storico, l’Unione europea dovrebbe attuare scelte strategiche di diplomazia internazionale che “esulino” temporaneamente dal dover costantemente proteggere i valori di democrazia e libertà in paesi all’esterno dei propri confini, come l’Ucraina: in ballo ci sono le delicatissime relazioni con un paese quale la Russia, che allo stato dei fatti dovremmo mantenerci “amica” il più possibile, in modo da indirizzare il potere dell’Occidente nella gestione delle sfide globali più urgenti come quella del terrorismo.