Un anno di Ambiente

Il 2015 sarà ricordato come l’anno della svolta nella concezione dell’Ambiente e dell’Economia. Almeno nella concezione, se non ancora nei fatti. Per la prima volta il negazionismo di chi non riconosceva gli effetti negativi delle attività umane sull’ambiente e sul clima, atteggiamento per anni appartenuto a personalità e governi preoccupati di difendere interessi e affari non puliti, è stato sconfitto. Nessuno più mette in dubbio la relazione scientifica tra alcune produzioni inquinanti e aumento della temperatura. L’accettazione universale di questo principio è avvenuto grazie all’impegno dell’opinione pubblica mondiale, rilanciato dai due ‘eventi’ sull’Ambiente di questo anno: la pubblicazione dell’Enciclica Laudato si’ di Papa Francesco e la Conferenza sul Clima di Parigi, la COP21.

Per la prima volta, a parlare di Clima in una Conferenza dell’ONU erano presenti i rappresentanti del 95 per cento delle emissioni inquinanti, ma soprattutto i due colossi della CO2, Cina e USA. Per la prima volta, oltre a riconoscerne la responsabilità umana, tutti, nell’Accordo di Parigi, hanno stabilito che è necessario ridurne gli effetti. E questo risultato, non prescrittivo e forse soltanto ideale, è tuttavia di straordinaria importanza: perché, ad esempio, ‘sdogana’ finalmente, e mette dalla parte del giusto, ovunque nel mondo, ogni iniziativa legislativa, ogni progettazione di investimento e di mercato, ogni progetto politico e persino ogni appello elettorale che siano contrari alle fonti fossili e rivolti a combattere  gli effetti devastanti delle emissioni dovute agli idrocarburi. E questo, nei Paesi, e sono tanti, nei quali i politici non possono non mantenere quello che promettono, e nei quali il controllo da parte degli organi di informazione, delle associazioni e dei cittadini è efficace come dovrebbe essere in democrazia, non potrà non avere effetti di notevole portata.

In Italia nel 2015 si registra invece la promessa, non mantenuta, del Green Act da parte del Governo Renzi: una serie di ‘iniziative verdi’ sull’economia più volte promesse a giugno in primo luogo dal ministro dell’Ambiente Galletti, e poi cadute nel dimenticatoio: anche per colpa dei media, poco attenti alle vicende ambientali, come dimostrato da un monitoraggio sui TG contenuto nel Rapporto 2015 dell’Osservatorio Ecomedia, che dimostra che in Europa quelli italiani sono i notiziari che riservano meno titoli all’Ambiente. Non abbastanza hanno fatto d’altra parte le associazioni ambientaliste nel sollecitare il Governo sul Green Act.

Del resto, questa vicenda è solo un particolare dell’affresco renziano sulle promesse non mantenute in materia ambientale; che a loro volta è un particolare di un ciclo di affreschi ancor più straordinari su tutte le politiche dell’esecutivo in carica, per estetica comunicativa degni di tanti affreschi dei Palazzi Comunali del Bel Paese, ma per coerenza lontani anni luce da quelli sul Buon Governo di Ambrogio Lorenzetti, nel Palazzo Pubblico di Siena. La vicenda delle ‘trivelle’, pozzi di petrolio assurdamente autorizzati dal Decreto Sblocca Italia proprio mentre prende il via lo smantellamento dell’industria petrolifera mondiale, sa di burla da ospizio e veste in burlesque l’economia nostrana. La ‘chiusura dell’annosa vicenda della riorganizzazione dello Stelvio’, cioè lo smembramento del più grande Parco Nazionale del nostro Paese, non è una marachella da quattro amici al bar. E  l’ ‘accorpamento della Forestale ad altro Corpo’, ovvero lo smantellamento del Corpo Forestale dello Stato, avrà effetti peggiori di un’amichevole zingarata.

Insomma, il bilancio delle politiche ambientali nel 2015 registra che mentre gran parte dei Paesi del mondo cominciano ad andare avanti, in certe stanze l’Italia dei Palazzi s’ingegna di intrallazzare pur lasciando così scivolare il Paese indietro. Ma fuori dei Palazzi, il 95 per cento degli Italiani considera fondamentali le politiche ambientali e il 71 per cento dei cittadini secondo il Rapporto Greenitaly 2015 di Unioncamere e Fondazione Symbola ritengono lo Sviluppo Sostenibile e la difesa dell’Ambiente non solo una moda: erano il 39 % nel 2004. Milioni di giovani potrebbero trovare lavoro in una green economy sostenuta da politiche serie e coerenti, centinaia di migliaia di produttori sono ‘green’, centinaia di migliaia fra ricercatori, insegnanti, operatori delle Forze dell’Ordine, eletti, amministratori pubblici, studenti e volontari lavorano, nonostante tutto, non contro ma per l’Ambiente. Manca solo che possano votare.

©Futuro Europa®

[NdR – L’autore cura un Blog dedicato ai temi trattati nei suoi articoli]

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  • Articolo ripreso da Scienza degli Alimenti link

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