L’Agenda Letta alla prova dei fatti
La rinnovata fiducia all’esecutivo di Enrico Letta, porta con sé una dichiarazione programmatica che, a detta dello stesso Presidente del Consiglio, potrà finalmente far uscire il nostro Paese dal quel torpore politico- istituzionale in cui da anni è condannato.
L’ambizione della nuova agenda è alta. In primis vi è la tanto agognata riforma dell’architettura dello Stato con il superamento del bicameralismo perfetto e il tanto discusso Titolo V già riformato nel 2001. Il “Comitato di Saggi” pare abbia già messo sulla scrivania di Palazzo Chigi il testo della riforma che nelle intenzioni del Governo può vedere la luce nell’arco di dodici mesi.
Altro tema scottante toccato nel discorso al Senato dello scorso 2 ottobre è quello della Riforma della Legge Elettorale. Il tanto discusso “porcellum” che dal 2006 disegna la composizione del Parlamento, benché sembri odiato da tutti, continua a resistere ad ogni tentativo di modifica. A dare una mano a Letta ci penserà la Corte Costituzionale chiamata ad esprimersi sulla costituzionalità della legge e con il parere contrario quasi scontato, obbligherà il Parlamento ad una forzosa riforma.
Poi, sempre nel suo discorso, Letta ha fatto riferimento anche ad uno dei provvedimenti che da tempo rimangono nei cassetti del Parlamento e che ogni tanto si tenta di rispolverare: L’Agenda Digitale. Il processo di adeguamento digitale della PA sembra stare molto a cuore all’attuale Governo tanto da considerarla “di primaria importanza” per la competitività economica del paese.
Insomma, basterebbe già questo per un programma denso ed estremamente ambizioso, il tutto condito dall’immancabile dichiarazione di riduzione delle tasse.
E se la nuova fiducia ha reso più forte e sicuro delle sue azioni il Presidente del Consiglio, lo stesso non si può dire dei partiti che sostengono la maggioranza. L’agenda proposta contiene alcune di quelle battaglie del centrodestra che hanno sempre visto la ferma opposizione ideologica del centrosinistra. Infatti, la grande intesa che pare esserci tra Letta e il suo Vice Alfano non è ben vista dai vertici del PD, e le tensioni nel PDL di certo non facilitano il dialogo. Letta sa che per affrontare un programma così ambizioso e rivoluzionario per il nostro paese avrà bisogno di una maggioranza che allenti lo scontro ideologico cercando di ridurre al minimo le discussioni che animeranno e soprattutto rallenteranno i lavori dell’aula.
I nodi da sciogliere sono molti e primo forse in ordine cronologico sarà appunto la Legge elettorale. Nella precedente legislatura abbiamo avuto un piccolo assaggio della distanza che separa la visione di PD e PDL nelle fondamenta sulle quali la legge dovrà fondarsi.
Il rischio concreto è che questa sia l’unica riforma che l’Esecutivo porterà a termine, per poi sfidarsi nuovamente alle urne, lasciando così l’Agenda Letta nel cassetto dei sogni.
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