Perché la Storia non si ripeta

Basterebbe leggere queste poche righe scritte da Arrigo Levi in un articolo sul Corriere della Sera dell’8 Maggio 1974 dal titolo “Un passato che credevamo non dovesse tornare più “per rendersi conto quale sia oggi la situazione dell’Italia dopo la caduta della Prima Repubblica: “Ogni tempo ha il suo fascismo: se ne notano i segni premonitori dovunque la concentrazione di potere nega al cittadino la possibilità e la capacità di esprimere ed attuare la sua volontà. A questo si arriva in molti modi, non necessariamente col terrore dell’intimidazione poliziesca, ma anche negando o distorcendo l’informazione, inquinando la giustizia, paralizzando la scuola, diffondendo in molti modi sottili la nostalgia per un mondo in cui regnava sovrano l’ordine e in cui la sicurezza dei pochi privilegiati riposava sul lavoro forzato e sul silenzio forzato dei molti”.

Come non rinnovare, dunque, un accorato appello a tutti i democratici del nostro Paese per reagire, civilmente e compatti, per ristabilire le regole democratiche sempre più affievolite in questi ultimi tempi alle quali molti guardano assuefatti, quasi impotenti, presi solo dai problemi della crisi economica che ancora ci attanaglia malgrado gli annunci rassicuranti del Governo Renzi.

Perché la Storia non si ripeta! Noi Popolari per l’Italia, aderenti al Patto di Orvieto con altri protagonisti, ci auguriamo che passi in avanti possano essere fatti per coagulare, quanto meno, tutti coloro che,  riconoscendosi nel popolarismo europeo, sono parte integrante del PPE a Bruxelles e che certamente non  possono continuare ad identificarsi con una maggioranza che intende promuovere atti di Governo (vedi Legge Cirinnà, Riforma Costituzionale lesiva dei principi democratici, legge elettorale quale l’Italicum che ancora toglie ai cittadini il diritto di scegliere direttamente i propri rappresentanti parlamentari, che corre il rischio di affidare un potere assoluto a chi,i n realtà, è minoranza  nella società italiana, ecc.) in assoluto contrasto con i loro principi politici e culturali.

L’appello, dunque, che rivolgiamo a tutti, Area Popolare (NCD-UDC) inclusa che oggi fa parte dell’Esecutivo guidato da Renzi, è di superare vecchi rancori, reciproche diffidenze. Vi è nell’elettorato una ampia fascia di cittadini rifugiatisi nell’astensionismo perché non trovano punti di riferimento realmente alternativi a Renzi, Grillo ed è delusa dall’ormai superato vecchio centrodestra che fu il PDL.

Abbiamo la necessità di proporre linee politiche originali, provvedimenti nuovi, efficaci, credibili se vogliamo risvegliare il senso civico, le coscienze prima che sia troppo tardi. Solo nei Paesi a limitata democrazia si varano riforme Costituzionali funzionali solo a chi in quel momento detiene il potere ed intende consolidarlo senza avversari. Solo dove c’è un deficit di democrazia i Referendum tentano di assumere connotati plebiscitari per legittimare “l’uomo solo al comando”. A  tutto ciò dobbiamo reagire con coraggio, con determinazione per noi stessi e per le nuove generazioni. Non vogliamo sentirci dire un domani, come spesso è successo nella Storia: “Voi c’eravate e non avete fatto nulla per difendere la libertà che la vostra generazione ha goduto in gioventù”.

Soprattutto i giovani, le donne ci aiutino a lasciare loro un futuro migliore, fatto di sogni che diventino realtà, di obiettivi realizzabili, di ideali non utopistici, di valori universali rinnovati. Un compito, questo, da non lasciare al Fato. Noi ci saremo.

©Futuro Europa®

[NdR – L’autore dell’articolo è Vicepresidente nazionale dei Popolari per l’Italia e Membro Political Assembly PPE Bruxelles]

Condividi
precedente

Unioni civili, accordo Renzi-Grillo?

successivo

Bellezze in bicicletta (Film, 1951)

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *