Battibecchi inutili

Il battibecco scoppiato tra il Presidente del Consiglio Renzi e il Presidente della Commissione UE Juncker è – dai due lati – egualmente indecoroso e inutile. I responsabili di due istituzioni altrettanto serie e importanti hanno tutto il diritto di avere opinioni diverse e scambiarsele in privato o nel corso delle riunioni abituali, ma hanno il dovere assoluto di tenere in pubblico un atteggiamento sereno e rispettoso, evitando in ogni modo le polemiche personali. Spiace che Juncker, un uomo solitamente misurato, vi si sia lasciato andare. E spiace – questo l’avevo già scritto – che il Premier Renzi abbia scelto di portare sulla scena pubblica, e in forma inutilmente polemica, divergenze di vedute pur legittime.

Fatta la tara del tono usato dalle due parti – come rilevato giustamente da Andrea Bonanni sul Corriere – cosa resta nella sostanza? Non ho ragione di dubitare dell’europeismo di fondo del nostro Governo e del suo capo, o della maggioranza che lo sostiene. Ha torto a ritenere l’UE e soprattutto la Commissione pervasa di uno spirito contabile a volte gretto? Credo proprio di no. Ha torto a dire che l’Europa o è un ideale di identità, bellezza, cultura, progresso, o non esiste? Certamente no. Dove ha torto? Nel lanciare queste accuse in pubblico (credo proprio per ragioni di politica interna, per seguire la moda corrente e non lasciare certi monopoli ai Salvini e ai Grillo). Continui a tradurle nell’azione che in concreto un grande Paese membro dell’Unione può e deve condurre in seno alle istituzioni, non nella stampa. Per decenni  ho ritenuto, e deplorato, che l’atteggiamento dei rappresentanti italiani nelle istituzioni europee fosse troppo remissivo, a volte sottomesso, quasi animato da un permanente complesso di inferiorità (lo so bene, dentro e con quelle istituzioni ho lavorato per molti anni).  Plaudo al fatto che Matteo Renzi abbia superato questo complesso, e capisco anche una sua verve da galletto toscano, ma ha ecceduto, allineandosi alla fastidiosa pratica che in passato distingueva la signora Thatcher.

La politica estera, e quella europea in particolare, non si fa con le polemiche pubbliche, che magari servono a sfogare qualche irritazione ma per il resto fanno solo danno. Si fa in altri modi: dentro le istituzioni, con una linea seria, coerente, e le indispensabili alleanze. Se a Renzi il modo in cui lavorano le istituzioni bruxellesi non piace (non è il solo), lo dica nelle sedi competenti e si assicuri il necessario appoggio di altri grandi Paesi per cambiare le cose. Quanto a Juncker, impari a tenersi dentro il dispetto anche comprensibile. Non  è un sovrano assoluto, non è un’autorità svincolata dalle altre, non è al di sopra di critiche, è una persona scelta dai Paesi membri a guidare un organo chiave, ma non unico o superiore, nell’interesse e secondo le linee da questi indicate. Le polemiche con i singoli Governi, specie se personalizzate, fuoriescono dai suoi doveri e poteri. Sono indecorose e inutili. Perché è fin troppo chiaro che l’Unione Europea non può remare contro le vedute dei suoi membri principali, tra i quali l’Italia è in buona posizione. La linea fattiva e allo stesso tempo discreta che segue Mario Draghi alla testa di un organismo chiave come la BCE dovrebbe servire da modello a tutti.

E stia attento Juncker: le cose che Renzi dice sono inopportune nella forma, ma non false nella sostanza. O l’Europa  tornerà a essere un ideale di progresso, cultura, diritti, o è condannata a cadere nell’impopolarità che già la minaccia e a divenire irrilevante. Credo che sia compito  dei Popolari, e di chiunque  abbia a cuore il futuro dell’Europa, un’Europa migliorata ma per questo forte e vitale, farglielo chiaramente intendere. O lasceremo il monopolio della critica alle vocianti falangi della destra estrema. Che, esse sì, l’Europa non la vogliono migliorare: la vogliono abolire.

©Futuro Europa®

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