Rassegna stampa estera

Molti i commenti sui rapporti sempre più tesi fra Italia e Unione Europea, soprattutto sulla stampa francofona. Le tensioni sono sempre più palpabili anche nei rapporti con la Francia, dove aleggiano sospetto e diffidenza sui dossier caldi come la Libia. Un piccolo accenno alle drastiche misure da applicare ai funzionari assenteisti al quale fanno eco, quasi farlo apposta, i commenti al film di Checco Zalone, Quo Vado.

Zaman France concentra la sua analisi sui malumori italiani nei confronti dell’Unione Europea, sulle sue regole troppo poco elastiche. “Un tempo grandi paladina dell’Unione Europea, gli italiani sembrano oggi meno entusiasti, prova ne sono gli ultimi attacchi del loro Presidente Matteo Renzi.”  Come riportato  da molti importanti quotidiani internazionali (Massimo Franco nel suo articolo apparso sul Corriere della Sera del 19 Gennaio ha citato già il Wall Street Journal) il governo italiano sembra sempre più solo in Europa. Forse Renzi ha ecceduto con il suo ostentare troppa sicurezza di sé, il “simpatico rottamatore” oggi sembra infastidire perché al di là delle sue parole non si vede sufficiente concretezza. Ancora su Zaman spiegano la crisi dall’inizio, da quando l’Italia ha cominciato ad accusare l’Unione per la sua “leggerezza” nell’applicare regole comuni a tutti sull’accoglienza dei rifugiati, a criticare il “dogma” del rigore e le regole destinate “a migliorare la stabilità finanziaria della zona euro” e ancora la politica energetica dell’Unione. Ovviamente Bruxelles “Risponde a tono”, sottolineando che è l’Italia che “frena il progetto di versare tre miliardi di euro alla Turchia come controparte del suo appoggio alla politica migratoria dell’UE”. Forte della ripresa economica, che Zeman definisce “asmatica”, un “Renzi sempre più debole pretende sempre di più”, e da la colpa di una crescita ancora toppo lenta a regole per il pareggio del Bilancio troppo austere.  Francesco Galietti, fondatore di Policy Sonars afferma che “Renzi per via del colossale indebitamento italiano non può pretendere che si sia clementi come lo si è stato per Stati che hanno dato prova di maggiore dinamicità economica dopo la crisi” e Pierre Moscovici ha dichiarato che “l’Unione aveva già dato prova di grande elasticità nei confronti dell’Italia ed esorta Roma a privilegiare la cooperazione al conflitto”.

Stessi toni su Tv5 Monde, dove Jean-Louis De La Vaissiere parla di “diverbio senza precedenti”, riferendosi allo scambio di battute avvenuto tra il Premier e Juncker venerdì scorso. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la “paternità” della flessibilità. Scrive De La Vaissiere che “chiedendo a Bruxelles ma anche a Berlino, prima potenza economica d’Europa, una politica comunitaria che pensa ‘più al lavoro e meno all’austerità e alle regole di bilancio di ferro” Renzi intende porsi come rappresentante di uno Stato forte, terza potenza della zona euro, e non più come anello debole dell’Europa dei 28”. Sottolinea il giornalista che Renzi reagisce ad altre critiche, oltre ad essersi innervosito per l’alleanza sempre più forte (e che lo esclude) tra Bruxelles e Berlino, quali le impronte digitali mai prese ai migranti sbarcati e il blocco da parte della Merkel di una garanzia europea dei depositi bancari in caso di fallimento. “Da qui il freno alla richiesta tedesca dei tre miliardi di euro per la Turchia per aiutare Ankara ad accogliere i migranti siriani che altrimenti arriverebbero in Germania.” Viene da chiedersi, tanto rumore per cosa? “Il teatro italiano” portato avanti dal Premier finora non piace più alla pragmatica Europa del “fare”, e forse non ha torto chi afferma che tutto questo fumo è per distogliere gli italiani dai pochi successi ottenuti a casa e che a breve dovranno dare anche il loro giudizio. L’Italia deve essere “rispettata” è la frase maggiormente ripetuta dai vertici del Governo, giusto, ma riprendendo Massimo Franco il 29 Gennaio Renzi a Berlino si troverà a fare i conti con diffidenza, ostilità e preoccupazione. E lì non potrà più fare il “noisy boy”.

Michael Ray sull’Idipendent riprende gli stessi argomenti dei colleghi francofoni, ma insiste sull’inasprimento dei rapporti con la Germania “dietro ai sorrisi di circostanza ai meeting internazionali, si nascondono relazioni sempre più tese tra Italia e Germania”. Non solo le accuse per la gestione dell’affaire North Stream, ma, scrive Ray se “l’Italia può giustamente lamentarsi per essere stata abbandonata nel far fronte all’arrivo sulle sue coste di centinaia di migliaia di profughi  (…) ultimamente Berlino ha criticato l’incapacità –che si sospetta sia voluta – di prendere le impronte a molti nuovi arrivati che hanno così potuto chiedere asilo in Europa, e spesso alla Germania. Sembra che nel weekend la Germania si sia dichiarata favorevole ad una mini Schengen, che comprenderebbe, oltre alla Germania stessa, Austria, Belgio, Lussemburgo, Francia e Olanda, e dare così una lezione a Grecia e Italia”. Il giornalista inglese conclude il suo articolo riportando le parole di un “senior italian government figure” che ha detto ‘l’Italia è sempre stata vista come un Paese che non crea problemi. E’ una cosa che non possiamo più accettare”. Ma c’è di più. Ricorda Ray che l’Italia vorrebbe “giocare un ruolo importante nella mediazione tra britannici euroscettici e tedeschi e francesi europeisti. L’Italia trarrebbe grande vantaggio dalla riduzione di potere dei due Paesi che hanno creato l’UE. E se questa mediazione aiutasse ad evitare l’uscita devastante della seconda economia e potenza militare del continente, allora l’Italia potrebbe si aver contribuito a salvare l’Unione così come la conosciamo”. Allora non siamo così “nasty”.

Torniamo con i piedi per terra con l’articolo di Sputnik France che mette in luce la diffidenza che cresce tra Francia e Italia sul dossier Libia. “Secondo esperti e diplomatici, la sfiducia e incomprensione sembrano dominare i rapporti tra Francia e Italia su come trattare al meglio il caos libico. L’Italia è pronta a prendere, a certe condizioni, il comando di una operazione internazionale, ma il Ministro degli Affari Esteri, Paolo Gentiloni, ha dichiarato qualche giorno fa che un’operazione militare, per quanto brillante possa essere, non poteva bastare a se stessa nel rimettere ordine nel Paese. La Francia non condivide questo punto di vista. Il Primo Ministro francese, Manuel Valls, lo ha ricordato ancora lo scorso Dicembre: ‘bisogna combattere e schiacciare” l’Isis “in Siria, Irak e domani sicuramente in Libia’.” Ed è questo modus operandi che preoccupa l’Italia, preoccupazione bollata come “paranoia italiana” da Jean Pierre Nardis, esperto di questioni di difesa all’Istituto per gli Affari Diplomatici di Roma. “Per lo specialista di relazioni franco-italiane, si tratta di di un ‘malinteso’ tra i due Peasi, nato dall’intervento franco-britannico del 2011, che non è mai stato veramente capito”. Questo ‘malinteso’ è oggi esacerbato dal silenzio del Governo di Renzi davanti alle richieste di appoggio militare espresse dal Presidente francese François Hollande dopo gli attacchi terroristici dello scorso Novembre”.  Una riunione della coalizione anti-Isis , prevista all’inizio di Febbraio, potrebbe permettere un chiarimento e un riavvicinamento tra i due Paesi e già qualcosa potrebbe trasparire la porssima settimana quando la Ministra della Difesa Pinotti incontrerà a Parigi il suo omologo Le Drian.

L’infinito problema dei licenziamenti dei funzionari assenteisti torna ciclicamente alla ribalta come mostra le Figaro riportando la notizia della volontà del Governo di inasprire le misure nei confronti di chi si prende gioco della Pubblica Amministrazione. Ma meglio di tutti ha fatto Zalone nel suo Quo Vado?, definito dalla stampa internazionale “blockbuster”. Scrive Stephanie Kirchgaessner sul Guardian  un film che “dipinge la recente realtà figlia del jobs act”. Un film che fa ridere il suo pubblico, ma che rappresenta un’amara realtà economica. Se le cose sono cambiate, e la generazione dei “precari” non si ricorda molte cose dei tempi d’oro, il posto fisso è ancora visto come il “sacro graal” perché l’Italia non offre ancora alternative valide. Ricorda la giornalista che nel settore privato sono stati creati negli ultimi due anni 127mila nuovi posti di lavoro contro il 2.16 milioni creati nell’eurozona.” E riporta l’articolo di Severgnini pubblicato dal New York Times dove lo scrittore e giornalista italiano spiega che nonostante “i politici italiani approvino che Renzi celbri il settore privato, molti italiani continuano a rimpiangere la stabilità sulla quale potevano contare una volta”. Ecco spiegato il successo del film: “perché piangere quando si può ridere?”.

Michael Day, Italy’s preparing to cuse trouble for EU as relations with Germany sour, The Indipendent, 17 Gennaio 2016; Jean-Louis De La Vaissiere , Entre Bruxelles et un Matteo Renzi sur de lui, le torchon brule, AFP e TV5monde, 17 gennaio 2016; Reuters per Zaman France, Rome affiche ouvertement ses désaccords avec Bruxelles, 16 gennaio 2016; Sputnik France, Libye: la méfiance domine entre la France et l’Italie, 15 Gennaio 2016; Le Figaro, Italie: les fonctionnaires absentéistes visés, 18 Gennaio 2016; Stephanie Kierchgaessner, Italy’s blockbuster Quo Vado? Draws laughs from bitter economic reality, The Indipendent, 19 Gennaio 2016; Beppe Severgnini;  The Secret behind Italy’s Favorite New Film, New York Times, 14 Gennaio 2016.

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