Mauro (PpI): isolamento dell’Italia dalla Siria e da Bruxelles
Milano – “La Siria non è una guerra civile. O per lo meno, non lo è nella misura in cui ce la vogliono far passare, a partire da quei media che si interrogano sulla mia presenza qui, oggi, a parlare di conflitto siriano e di crisi migratoria. Parafrasando Sua Eminenza Francesco, la Siria è una guerra mondiale a pezzi”. Si è aperto così lo speech del Sen. Mario Mauro alla conferenza internazionale di APF (Alliance for Peace & Freedom), domenica 24 gennaio. Presidente dei Popolari per l’Italia ed ex-Ministro della Difesa del Governo Letta, Mauro è intervenuto ai lavori di “Siria – guerra al terrore” assieme a Roberto Fiore, Segretario di APF, e Gian Micalessin, inviato di guerra de Il Giornale, con l’intento di portare una testimonianza operativa della sua esperienza di Governo, al vertice delle istituzioni nella fase di ascesa del conflitto siriano.
Una guerra senza confini, quella in Siria, che continua a tenere banco nell’opinione pubblica, a Roma come a Bruxelles. Sia per la generazione migratoria che da li si dipana in tutta Europa, sia perché, nelle prossime settimane, su questi temi si concentreranno i Consigli dei Ministri europei della Difesa, degli Esteri e degli Interni. Appuntamenti cruciali per la revisione di Schengen e l’implementazione del Boarding Management System, che ci restituiranno un’Europa diversa da come l’abbiamo immaginata e vissuta sino ad oggi, con nuove connotazioni sia sul fronte industriale che su quello dei trasporti e della mobilità delle merci, dei capitali e delle persone, appunto.
Qual è il ruolo dell’Italia nel conflitto siriano? In che ordine si sta muovendo la Comunità internazionale – Nato e Onu in primis – per redimere una situazione ormai sull’orlo della sclerosi: 250 mila morti e 11 milioni di migranti nel mondo? O infine: qual è il coordinamento europeo della questione, quale la Politica Estera e di Sicurezza Comune? “Rilevo” – ha riportato Mauro – “un completo imbarazzo del Consiglio di Sicurezza dell’Onu sulla questione della Siria”. Un Consiglio dove, per la verità, siedono da una parte gli Stati Uniti (ritenuti finanziatori di gruppi ribelli siriani), la Russia (primo attore militare dell’area, opposte ai ribelli finanziati dai primi) e alcune delle potenze europee, in ordine sparso rispetto al coordinamento PESC di Bruxelles (a tutela di propri interessi geopolitici, in opposizione ai primi due).
“L’attenzione della Comunità Internazionale deve concentrarsi a tutela delle comunità religiose che lì sono perseguitate e uccise. Mi riferisco in particolare ai cristiani che lì parlano come arabi, pensano come arabi e soprattutto vivono come arabi e che per il solo fatto di appartenere al cristianesimo vengono perseguitati con la vita. Quanto alla politica comune della PESC, non posso che rilevare uno scollamento profondo del Governo dalla Mogherini, una presa di distanza che non giova né al Paese, né alle sue forze armate né alla fase di raccordo inter-istituzionale che in questo momento dovrebbe essere d’obbligo tra i Governi europei e l’esecutivo comunitario. Perché la situazione, in Siria come sui nostri confini, è molto seria e l’Europa deve muoversi compatta”.
Riflessioni, quelle di Mauro che si collegano alla boutade del premier Renzi degli ultimi giorni, verso Bruxelles e la sua ormai ex-fedelissima Federica Mogherini, in predicato di lassismo verso gli interessi dell’Italia e ormai esclusa dal “giglio magico”. Una situazione imbarazzante, dunque, quella in cui il Governo ha portato l’Italia, una condizione che sembra allontanare ulteriormente il Paese sia dall’unico Commissario che ha in Collegio a Bruxelles, sia dal concerto delle potenze che sono in Siria, che governano il processo di pacificazione in Libia. E che in queste settimane trattano sui tavoli di Teheran, Russia, Turchia e Stati uniti, ovvero sui dossier cruciali per l’immigrazione, l’industria, l’intervento militare sui fronti. Tutte partite cruciali su cui l’Italia rischia di restare esclusa e che, ad onor del vero, il Paese non si può permettere.