Il compagno Don Camillo (Film, 1965)

Il compagno don Camillo di Luigi Comencini è l’ultimo episodio della serie di film tratti dai geniali romanzi di Giovanni Guareschi che vedono protagonisti il verace parroco emiliano interpretato da Fernandel (doppiato da Carlo Romano) e il passionale sindaco comunista Peppone, interpretato dal grande Gino Cervi. Ultimo film perché la malattia improvvisa che colpì Fernandel – portandolo a rapida morte – lasciò incompiuto Don Camillo e i giovani d’oggi (1970) di Christian Jaque, adattato successivamente da Mario Camerini (nel 1972) come modesto prodotto interpretato da Lionel Stander (Peppone) e Gastone Moschin (Don Camillo). In realtà si sarebbe potuto salvare parte del girato, portando in fondo il film con Gino Cervi e utilizzando le riprese già fatte con Fernandel, ma l’attore non volle terminare il lavoro e il regista rinunciò al progetto. Ai fini della storia del cinema comico italiano, sarebbe interessante recuperare il materiale per vedere che cosa era stato fatto e quanto sarebbe stato possibile integrare. I film precedenti della serie: Don Camillo (1952) di Julien Duvivier, Il ritorno di Don Camillo (1953) di Julien Duvivier, Don Camillo e l’onorevole Peppone (1955) di Carmine Gallone. Da dimenticare il pessimo remake del primo film della serie – datato 1983 – con un improbabile Terence Hill nei panni di un ringiovanito Don Camillo (persino regista) e Colin Blakely come Peppone, tra l’altro neppure girato a Brescello, ma a Pomponesco…

Il compagno Don Camillo contiene molta farina del sacco di Comencini e dei suoi validi sceneggiatori Benvenuti e De Bernardi, che compiono un accurato lavoro di cesello sulle fonti narrative: Il Kolchoz (1950), Come pioveva (1951), Vincita Sisal (1952), Agente segreto di Cristo (1959), In abito simulato (1959), Politica da viaggio (1959), Tre fili di frumento (1959) e Gioventù bruciata (1960), tutti racconti scritti da Guareschi e riuniti dall’autore – nel 1963 – nel volume Il compagno Don Camillo.

Solita ambientazione emiliana, nel paesino di Brescello, tra la chiesa di santa Maria Nascente e Piazza Matteotti, altre vie della cittadina sono set del film – a parte la stazione (Parma) – persino il municipio di Brezwyscewski, paese immaginario russo, è in via Cavallotti, a Brescello (oggi Museo di Don Camillo e Peppone). La chiesa del paese sovietico è a Monterosi, sempre zona della bassa emiliana.

Tutto il film è girato in Emilia. Tema portante della pellicola è il gemellaggio tra il paesino di Peppone e Don Camillo e una cittadina sovietica, risate assicurate con la solita rivalità DC-PCI che caratterizzava l’Italia del tempo e la storica inimicizia tra comunisti e preti. Succede di tutto: un trattore benedetto che si mette miracolosamente in moto, due profughi russi ospitati in canonica si rivelano truffatori, il gemellaggio osteggiato da Don Camillo va in porto nonostante il suo sciopero della fame, infine abbiamo il viaggio in Russia al quale partecipa anche Don Camillo. Ricordiamo la deposizione di Nikita Chruscev a favore di Aleksej Kosygin, l’amore di un giovane giornalista per una bella interprete, Peppone che sfida il sindaco a poco salubri gare di bevute di vodka e la riapertura di una chiesa trasformata in fienile.

Pennellate di poesia tutte di Comencini (ma anche di Benvenuti e De Bernardi): il pianto dei bambini identico a ogni latitudine e un caduto nella guerra di Russia sepolto in un campo di grano. Battute ficcanti, alternanza comicità – dramma tipica della grande commedia all’italiana e screzi politici all’acqua di rose tra due avversari che in fondo si rispettano e si vogliono bene. Peppone non è così sicuro che la Russia sia un Paradiso perché quando si sente male per la troppa vodka bevuta chiede di essere riportato in patria. Nel finale nuovo elemento comico con Gino Cervi vestito da prete intrufolato nella comitiva capitanata da Don Camillo alla volta degli Stati Uniti. Un comico ricatto (la foto di Don Camillo che balla con una russa e brandisce falce e martello) basta a convincere il prete ad aggregare al gruppo il finto prelato.

Un ottimo film, da riscoprire, fotografato da Armando Nannuzzi in un suggestivo bianco e nero, con pregevoli musiche di Cicognini e il rifacimento di Volare, trattata dai sovietici come se fosse l’inno italiano, tanto era popolare. Comicità intelligente, come si faceva una volta, per far ridere e pensare.

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Regia: Luigi Comencini. Soggetto: Giovanni Guareschi. Sceneggiatura: Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi. Fotografia: Armando Nannuzzi. Montaggio: Nino Baragli. Musiche: Alessandro Cicognini, E. A., Mario, Franco Migliacci, Domenico Modugno. Scenografia Luigi Scaccianoce. Genere: Commedia. Durata: 109’. B/N. Interpreti: Fernandel (doppiato da Carlo Rolmano), Gino Cervi, Saro Urzi, Gianni Garko, Graziella Granata, Jean Rougeul, Marco Tulli, Silla Bettini, Marina Morgan, Ettore Geri, Paul Muller, Alessandro Gottlieb, Rosemarie Lindt, Leda Gloria, Aldo Vasco, Jacques Herlin, Salvatore Campochiaro, Tania Béryl, Mirko Valentin, Armando Migliari, Margherita Sala.

©Futuro Europa®

[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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