Cronache dai Palazzi

Dopo aver incassato la fiducia del Senato per il ministro Boschi, a proposito della vicenda di Banca Etruria, il governo procede al minirimpasto tanto annunciato mentre le unioni civili vengono rimandate di nuovo di qualche giorno, a ridosso del Family Day. Si comincerà martedì 2 febbraio con le pregiudiziali e si punterà a chiudere entro l’11 febbraio. Questa volta la decisione di rinviare il dibattito sul ddl Cirinnà è stata il frutto di un accordo tra maggioranza e opposizione, più che di uno scontro, in pratica il risultato di un “patto” siglato dai capigruppo di Pd (Zanda), FI (Romani) e Lega (Centinaio). Il patto prevede in particolare il ritiro del 90% dei 5 mila emendamenti presentati dal Carroccio in cambio dell’annullamento dell’emendamento canguro presentato dal dem Andrea Marcucci, in grado di far decadere molte delle proposte di modifica sfornate dalla squadra leghista. Il ddl sulle unioni civili è atteso quindi in Senato martedì 2 febbraio. La stepchild adoption rimane il principale nodo da sciogliere, da tradurre eventualmente in un affido rafforzato fino al compimento della maggiore età del figlio. Si cerca quindi ancora un punto di mediazione che potrebbe essere un pre-affido di due anni. Spetterà al Parlamento e ai singoli parlamentari legiferare secondo coscienza più che assecondare la propria appartenenza ideologica.

A proposito di minirimpasto, invece, il Consiglio dei ministri ha nominato undici nuovi volti tra sottosegretari e viceministri e un nuovo ministro. Il Nuovo Centrodestra ottiene un ministro agli Affari regionali, Enrico Costa, con delega alla Famiglia, e quattro sottosegretari (Giustizia, Sviluppo Economico, Infrastrutture, Turismo). Tra i nominati anche alcuni esponenti di Scelta civica che ottiene due viceministri, agli Esteri e all’Economia, e un sottosegretario alla Cultura. Il Pd, infine, piazza i suoi a Palazzo Chigi con il super sottosegretario, il professore bocconiano Tommaso Nannicini, con delega sui Dossier economici, come il nuovo Jobs act per le partite Iva. Tra i nomi dem c’è anche una new entry alla Giustizia, Gennaro Migliore, una agli Esteri, Enzo Amendola, e un viceministro allo Sviluppo economico. Il bersaniano Miguel Gotor a sua volta insorge, affermando: “Il Ncd ha più ministri che voti”.

Tra gli altri viceministri Enrico Zanetti (Scelta Civica) all’Economia e Finanze; Mario Giro (Democrazia Solidale) è viceministro degli Affari esteri e della Cooperazione; Teresa Bellanova (Pd), già sottosegretario al ministro del Lavoro, è viceministro dello Sviluppo Economico dove lavorerà con Ivan Scalfarotto (Pd) che prenderà il posto di Carlo Calenda (nuovo rappresentante permanente presso la Ue), con delega sul Commercio estero. Una decisione politica, quest’ultima, che diventerà operativa solo dopo il 18 marzo quando Calenda sarà ormai insediato a Bruxelles. Dopo aver dato le dimissioni nel marzo 2014, in seguito alle polemiche riguardo a denunce di sue pressioni su alcuni giornali calabresi, torna inoltre al governo anche Antonio Gentile (Ap) come sottosegretario allo Sviluppo economico.

Dopo essersi occupato per settimane di crisi bancarie il governo riprende infine il filo della sua azione a proposito di lavoro e lancia due nuovi interventi, un provvedimento contro la povertà – che quest’anno vale 600 milioni ma è destinato a crescere negli anni successivi – e un “Jobs Act” per le partite Iva, ossia dare qualche diritto e qualche certezza in più a quei lavoratori autonomi che rappresentano una buona fetta della nuova occupazione ma che fino ad oggi non sono stati presi seriamente in considerazione dalle riforme del governo Renzi. È previsto ad esempio il divieto per il datore di lavoro di cambiare unilateralmente le condizioni del contratto, o di recedere senza congruo preavviso, o ancora prevedere tempi di pagamento superiori a 60 giorni. I lavoratori autonomi potranno anche beneficiare di incentivi fiscali per la loro formazione. In pratica potranno dedurre il 100% per quanto riguarda le spese sostenute per aggiornarsi, senza superare però il limite di 10 mila euro l’anno, e le spese per le certificazioni professionali fino a 5mila euro l’anno. I Centri per l’impiego dedicheranno inoltre uno sportello alle partite Iva che devono ricollocarsi e quest’ultime potranno anche partecipare agli appalti pubblici e concorrere all’assegnazione dei fondi europei. I lavoratori autonomi potranno veder rafforzate inoltre delle altre garanzie fondamentali in quanto sono previste maggiori tutele per maternità, infortuni e malattie. In caso di assenza prolungata (al massimo 150 giorni l’anno) per motivi di salute, il rapporto di lavoro non potrà essere interrotto, ma semplicemente sospeso senza stipendio. È prevista inoltre la possibilità di sospendere i contributi in caso di malattia grave (oltre 60 giorni) fino ad un massimo di due anni. L’indennità di maternità (5 mesi) verrà invece pagata anche se la neo mamma continuerà a lavorare.

A differenza del lavoro subordinato, infatti, per una lavoratrice autonoma molto spesso non è possibile fermarsi per non mancare ad esempio una scadenza. Alla fine dei conti il Jobs act delle partite Iva interesserà comunque solo gli iscritti alla gestione separata dell’Inps che sono poco più di 220 mila, ossia il 6% del totale (3,9 milioni). Nel pacchetto dedicato al lavoro varato dal governo compare inoltre un altro provvedimento chiave, un disegno di legge collegato alla finanziaria, che introduce importanti novità a proposito di “lavoro agile”. Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha sottolineato che non si tratta di un nuovo contratto ma solo di una modalità flessibile di esecuzione del lavoro subordinato. In pratica il lavoratore dipendente potrà, in parte, prestare la propria opera anche da casa grazie ai nuovi strumenti tecnologici. Una strada percorsa già da alcune grandi aziende ma in verità non ancora regolamentata. A chi chiederà di lavorare in questo modo dovranno essere riconosciuti i medesimi diritti e assegnati gli stessi orari degli altri lavoratori e lo stipendio, in particolare, non subirà alcuna penalizzazione.

Per quanto riguarda il provvedimento contro la povertà, si tratta di un impegno sottoscritto lo scorso autunno con l’ultima manovra finanziaria, con la quale il governo ha predisposto un fondo per il contrasto alla povertà di 600 milioni nel 2016, che saliranno a un miliardo già dal 2017. Lo stanziamento, in pratica, è destinato ad essere incrementato negli anni successivi grazie ai risparmi provenienti dal riordino delle prestazioni assistenziali, senza toccare, si auspica, quelle in essere per i diversamente abili. L’obiettivo di fondo è molto ambizioso: realizzare un sostegno universale per i più poveri che  dovrebbe interessare all’incirca un milione 150mila persone, una platea della quale, secondo il ministro del Lavoro Poletti, fanno parte 280mila famiglie e 550mila bambini, che sono dei particolari beneficiari del piano. In pratica occorre dotare l’Italia di uno strumento generale ed idoneo di contrasto alla povertà, ciò che finora è stato solo un progetto. L’esecutivo esplica la misura definendola un “sostegno economico condizionato all’adesione ad un progetto personalizzato di attivazione e inclusione sociale e lavorativa”. Gli interessati dovranno quindi accettare di fare un percorso, da una parte beneficiando, in situazioni di particolare fragilità, di servizi alla persona; dall’altra accettando l’eventuale tentativo di superare la situazione di bisogno attraverso l’ingresso nel mondo del lavoro. “Istituiamo una misura nazionale di contrasto alla povertà, individuato come livello essenziale delle prestazioni da garantire su tutto il territorio nazionale”, ha sottolineato il ministro Poletti, specificando inoltre che “l’intervento è previsto su due binari. Un sostegno al reddito della persona e una presa in carico per far sì che la famiglia in condizione di povertà possa uscire da quella condizione”. Secondo l’Istat, in Italia i soggetti in condizioni di povertà assoluta, cioè non in grado di acquistare un paniere di beni essenziali, sono 4,1 milioni.

©Futuro Europa®

Condividi
precedente

Un posto sicuro (Film, 2015)

successivo

Nasce l’Osservatorio del Vino italiano

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *