Italia delle Regioni
Decreto inceneritori: gli emendamenti proposti dalle Regioni, il tema tornerà a breve all’ordine del giorno della Conferenza Stato-Regioni. Un parere positivo a maggioranza, condizionato all’accoglimento di alcuni emendamenti, e un “supplemento istruttorio” con l’iscrizione all’ordine del giorno di una prossima conferenza Stato-Regioni. Questo il risultato a cui sono giunti Regioni e Governo nel corso della Conferenza Stato-Regioni svoltasi recentemente, nel corso della quale è stato consegnato al governo un documento con cui si esprime a maggioranza “parere favorevole, condizionato all’accoglimento di emendamenti e osservazioni, con il parere negativo delle Regioni Lombardia, Marche, Umbria, Abruzzo e Molise”.
Il parere delle regioni è stato espresso su uno schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, recante ”individuazione della capacità complessiva di trattamento degli impianti di incenerimento di rifiuti urbani e assimilabili in esercizio o autorizzati a livello nazionale”, predisposto ai sensi dell’art. 35, comma 1, del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 novembre 2014, n. 164. La Conferenza delle regioni ha espresso a maggioranza parere favorevole, condizionato all’accoglimento di emendamenti e osservazioni, con il parere negativo delle Regioni Lombardia, Marche, Umbria, Abruzzo e Molise. Le Regioni ribadiscono la necessità di aprire urgentemente un tavolo di confronto con il Governo in merito alla globalità delle tematiche sui rifiuti, fermi restando gli impegni già assunti sull’apertura della cabina di regia nella seduta della Conferenza Stato Regioni del 17 dicembre 2015.
A Firenze al “Forum Start City” delle Città metropolitane è emerso come “il 2015 sia stato un anno di transizione che, grazie alla grande determinazione dei sindaci, ci ha permesso di implementare l’istituzione delle Città metropolitane. Il 2016 deve essere invece l’anno del definitivo decollo se vogliamo che questo ente sia davvero il motore di sviluppo e innovazione del nostro Paese”. Così il presidente dell’Anci e sindaco di Torino, Piero Fassino, in un passaggio della sua relazione introduttiva ai lavori del Forum Start City che si è svolto a Firenze il 28 e 29 gennaio. “In Italia – ha detto Fassino – siamo portati a pensare che dalla data di entrata in vigore di una legge tutto venga di conseguenza ma questo non è accaduto. Dal 1 gennaio 2015 le Città metropolitane hanno ricevuto il riconoscimento giuridico, ma all’opinione pubblica non è giunto il carattere strategico che sottostà alla riforma. Un carattere innovativo per due ragioni: la prima perché è un tassello della riforma complessiva in corso delle nostre istituzioni, insieme al nuovo Senato e alla riforma del Titolo V; la seconda perché la Città metropolitana prende atto di una situazione di fatto che già vede le grandi conurbazioni come il centro propulsore e innovativo del nostro Paese. Attorno alle Città – ha continuato Fassino – si concentra un altissimo grado di integrazione tra politiche economiche, produttive, culturali e di welfare. Inoltre è nelle città che si produce la maggior parte del Pil nazionale ed è nelle città che vive il 50% della popolazione; così come è qui che si concentrano anche le maggiori criticità come la povertà o il disagio giovanile”.
Per Fassino, però, “la legge non manca di contraddizioni che chiediamo vengano risolte. Prima di tutte quella di far corrispondere il territorio metropolitano a quello delle vecchie Province o come la debolezza attuale degli organi di governance, fino all’insufficienza di risorse proprie su cui far leva per gestire le politiche in un area così vasta”. “Un altro punto che chiede riflessione – ha rimarcato ancora il presidente Anci – è quello che riguarda un coerente rapporto tra Città e Regioni: queste ultime sono nate nel 1970 quanto le Città metropolitane non erano ancora nate, per questo il tema andrà approfondito e risolto”. Tra punti di forza e punti di debolezza, Fassino considera comunque “giusta la scelta di istituirle ma per metterle nelle condizioni di raccogliere questa grande opportunità serve un pieno riconoscimento, anche per metterle nelle condizioni di essere più attrattive per i mercati e per i finanziamenti privati”.
E qui Fassino ha richiamato un altro tema su cui Anci lavora da tempo: quello della dimensione comunale. “La nascita della Città metropolitana sia occasione per processi di riaggregazione, su base di consenso, per arrivare ad enti comunali con dimensione di scala al passo con le aspettative dei cittadini. Altro tema a cui lavoreremo è quello riguardante i territori non metropolitani non risolto dalla legge”. “Le Città metropolitane dovranno essere un’orchestra di 14 strumenti diversi ma che suonano la stessa musica all’interno della medesima orchestra. Al governo non chiediamo assistenzialismo ma un’agenda strategica che ci metta in condizione di esprimere al meglio le nostre trasversalità”. E’ quanto ha affermato il sindaco di Firenze e coordinatore Anci per le città metropolitane, Dario Nardella aprendo i lavori del Forum Start City.
Gli interventi della prima giornata di lavori del 28 gennaio sono stati quelli di Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia; Marco Doria, sindaco di Genova; Daniele Manca, sindaco di Imola; Massimo Zedda, il sindaco di Cagliari; Renato Accorinti, sindaco di Messina; Antonio Decaro, sindaco di Bari. Il 29 gennaio sono intervenuti alla seconda giornata di lavori del Forum: Paolo Perrone, sindaco di Lecce e vicepresidente vicario dell’Anci; Enzo Bianco, sindaco di Catania e presidente del consiglio nazionale Anci; Matteo Ricci, sindaco di Pesaro; Jean-Luis Missika, vicesindaco di Parigi; Leoluca Orlando, sindaco di Palermo.
Nelle parole dell’architetto Stefano Boeri le prospettive operative proposte nel Forum Start City 2016 di Firenze : “Il vantaggio principale della legge Delrio di riforma delle Aree metropolitane è quello di aver aperto una fase costituente che mette al centro le grandi città. Ma per permettere alle nostre metropoli di ripensarsi serve una nuova dimensione che deve coinvolgere le reti del territorio rimaste fuori dalla riforma. Nella riforma questa dimensione manca e starà agli attori principali avviarla magari puntando su un vero city act che sposti l’attenzione sulla rigenerazione urbana anche di tutte le aree circostanti alla Città metropolitana”.