Diritti e rovesci

I diritti sulla famiglia di cui beneficiamo ora sono il frutto di tanti anni di passaggi, discussioni, pensieri, proposte, che sono poi diventate Leggi dello Stato e che regolamentano la nostra vita. Non è che siamo stati disegnati così; dietro tutto questo presente c’è il lavoro del passato e anche alcune menti illuminate. In questi giorni l’argomento principe è la legge sulle unioni civili. Ne ho lette di ogni: alcune davvero medioevali, altre più contenute ma molte, moltissime esagerate.

Mi piace ricordare come eravamo: il 19 maggio 1975 venne introdotta la riforma del diritto di famiglia (legge n. 151). Basata sul principio di uguaglianza morale e giuridica dei coniugi (art. 29 della Costituzione) estendeva alla moglie i diritti che erano stati strettamente riconosciuti solo al marito. Per capirci meglio fino ad allora le norme che regolavano le relazioni tra i coniugi si basavano sul Codice Civile del 1942 che concepiva la famiglia fondata sulla subordinazione della moglie al marito, nei rapporti personali, patrimoniali, nelle relazioni di coppia e nei riguardi dei figli.

Una robetta moderna; pensate che nell’epoca in cui mettevamo i fiori nei nostri cannoni, la moglie giuridicamente aveva meno diritti di un rovescio. Il Codice, inoltre, discriminava i figli nati fuori dal matrimonio, il cosiddetto figlio naturale, per distinguerlo forse da quelli artificiali con conservanti, altrimenti detto figlio di mignotta e che aveva molti meno diritti dell’altro.

Le innovazioni previste prendevano atto di quanto stava accadendo nella società e ne accelerarono la trasformazione. Parificando i ruoli tra uomo e donna nella famiglia, accompagnarono la trasformazione del ruolo delle donne nella società. E la storia adesso si ripete. Certo è che in  40 anni si sono evidenziati diversi modelli di famiglia e di conseguenza è venuto il momento di aggiornare queste leggi e uniformarsi a quelle di molti altri paesi nel mondo. Ma stavolta più che mai, la massa silenziosa dei perbenisti conservatori ha fatto fuochi e fiamme. Specie su alcuni argomenti del disegno di legge.

Negli ultimi anni i matrimoni sono molto diminuiti; la gente ha pensato bene di evitarlo e così ci sono state molte nascite al di fuori del matrimonio e si sono formate coppie di fatto. E fino a qui poteva andare bene, magari con un piccolo arricciamento di labbrino. Però poi sono entrate in scena le coppie gay, gli omosessuali. Apriti cielo. Eppure sono esseri umani come tutti gli altri; lavorano pagano le tasse vivono. Magari nel privato o qualche volta in qualche manifestazione, volteggiano su tacchi alti vestiti da sposine (i maschi) oppure baciano in modo virile (le femmine). Ma sono in tutto e per tutto esseri umani. E come tali sanno amare. E come tali possono dare amore. E come tali non devono essere cacciati dal capezzale del loro compagno morente da una famiglia bigotta e retrograda. E come tali hanno dei diritti.

Non biasimo nessuno; accetto le opinioni di tutti e non mi frega nulla delle polemiche sulla gravidanza della Meloni; chi semina vento raccoglie tempesta, dice il proverbio. Però sono convinta che questo è il progresso; che le riforme si faranno perché è inevitabile. E penso che sarebbe il caso di concentrarsi molto sul futuro e sull’educazione dei figli in modo da aiutarli a essere cittadini degni; a prescindere se avranno due papà o due mamme.

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