Italia delle Regioni
Contrasto alla povertà e inclusione sociale un Atto fondamentale storico per risollevare le sorti degli strati più deboli della popolazione: la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, in una recente riunione presieduta da Stefano Bonaccini, ha approvato un interessante documento sul ruolo delle Regioni nelle politiche di inclusione sociale attiva nella strategia Europa 2020 e nell’ambito del Piano nazionale di contrasto alla povertà.
Il documento è stato oggetto di specifici approfondimenti da parte di tre Commissioni della Conferenza delle Regioni : la Commissione istruzione e lavoro (coordinata dalla Regione Toscana), la Commissione politiche sociali (coordinata dalla Regione Molise) e la commissione affari comunitari e internazionali (coordinata dalla regione Umbria) ed era già stato preannunciato e illustrato in linea di massima dal Presidente della Toscana, Enrico Rossi. Il documento è stato inviato dal presidente Bonaccini al ministro del Lavoro Giuliano Poletti.
Le politiche di inclusione sociale attiva nella strategia Europa 2020, il piano nazionale di contrasto alla povertà e il ruolo delle Regioni. Nei presupposti del Documento delle regioni italiane emergono:
- le posizioni espresse dalla Conferenza delle Regioni al tavolo nazionale di concertazione sull’Accordo di Partenariato 2014-2020 e sulla centralità, in questo ambito, della strategia per l’inclusione sociale attiva in coerenza con la Raccomandazione 2008 del Parlamento UE;
- un sostegno deciso e continuativo che la Conferenza delle Regioni ha inteso esprimere alla “Alleanza contro la Povertà”, di cui le Regioni figurano tra i soggetti promotori, vista la necessità che tutte le Istituzioni pubbliche si attivino per contrastare efficacemente l’aumento della povertà, in particolare tra i nuclei familiari con figli minori, e delle povertà estreme, anche in relazione agli esiti della più complessa e duratura crisi economico-finanziaria vissuta dal nostro Paese dal secondo dopoguerra;
- viene definito come “positivo percorso” di collaborazione quello già intrapreso tra Ministero del Lavoro e Politiche Sociali e Regioni, Associazione dei Comuni Italiani ANCI e Città Metropolitane al “tavolo dei programmatori sociali” per strutturare tutte le azioni e definire le scelte strategiche e operative richieste per l’implementazione del SIA-Sostegno per l’Inclusione Attiva su larga scala e per la successiva definizione di un più organico Piano Nazionale per il Contrasto della Povertà, nell’ambito del complesso quadro normativo comunitario relativo ai fondi SIE per il periodo 2014-2020, posto a disciplina della loro programmazione, attuazione e gestione;
- viene rilevato l’impegno che l’Italia si assume annualmente, insieme agli altri Stati Membri dell’UE, nel perseguimento degli obiettivi fissati nell’ambito della Strategia Europa 2020, tra i quali il Target n.8 “Lotta alla povertà e all’emarginazione” che registra almeno 20 milioni di persone a rischio o in situazione di povertà ed emarginazione;
- altro dato significativo e allarmante è quello che l’Italia ha registrato uno degli aumenti più elevati dei tassi di povertà e di esclusione sociale nell’Unione, con ripercussioni soprattutto sui minori, come ricordato nella Raccomandazione del Consiglio sul Programma Nazionale di Riforma 2015 dell’Italia.
Dal canto loro le Regioni nel Documento operativo si impegnano:
a – ad accompagnare gli interventi nazionali sopra citati con proprie misure di politiche attive, come i “lavori di pubblica utilità” e i tirocini di inclusione sociale, da realizzare anche attraverso il contributo del Fondo Sociale Europeo , oltre che con azioni finalizzate al potenziamento e all’ammodernamento delle reti dei servizi pubblici per le politiche attive del lavoro e per i servizi sociali, chiamati a potenziare e a qualificare, in una logica di integrazione e multidimensionalità, la presa in carico dei soggetti più fragili sul piano economico-sociale e delle barriere all’accesso al mondo del lavoro;
b – promuovere e favorire forme di coinvolgimento delle imprese profit, anche nell’ambito di sistemi territoriali di responsabilità sociale d’impresa e di welfare aziendale, per la creazione di distretti e filiere commerciali che possano incrementare anche indirettamente – con forme di clausole sociale negli appalti – la domanda di lavoro adeguata per i soggetti fragili al fine di attivare le persone destinatarie di forme di sostegno per l’inclusione attiva;
c – costruire proposte e percorsi condivisi, tenendo in considerazione quanto già realizzato sui territori, assicurando la più costruttiva e continua partecipazione al Tavolo dei programmatori sociali già insediato presso il Ministero del Lavoro e Politiche Sociali per accompagnare il percorso di avvio del PON Inclusione 2014-2020 di cui la Direzione Generale per l’Inclusione e le Politiche Sociali ha la responsabilità dell’Autorità di Gestione;
d – finalizzare gli sforzi di attuazione dei rispettivi Programmi Operativi Regionali 2014-2020, con specifico riferimento ai fondi FSE (e FESR ove previsto), al finanziamento di azioni collegate alle priorità strategiche già individuate e condivise:
- le azioni per ridurre la povertà e la marginalità estrema a carico di persone e famiglie con grave disagio sociale, favorendo l’inclusione al lavoro e ponendo in essere anche azioni che contrastino il disagio personale, familiare e abitativo
- il rafforzamento e l’innovazione dell’offerta e il miglioramento della qualità dei servizi sociali e socio sanitari, anche nelle aree extraurbane (agendo sulla professionalità degli addetti, sugli strumenti, le attrezzature e la comunicazione), particolarmente per la prima infanzia e per i minori, incrementando i servizi ed i programmi di supporto alla genitorialità, incrementando e consolidando i servizi e gli interventi di cura a favore di persone non autosufficienti
- l’incremento della occupabilità, favorendo anche la partecipazione al mercato del lavoro delle donne, dei giovani e delle persone vulnerabili, con specifiche misure attive di accompagnamento e rafforzando le imprese sociali e l’economia sociale;
- il rafforzamento dell’economia sociale, incrementando attività economiche e produttive che abbiano ricadute sociali (impresa sociale, cooperazione, etc.), consolidando la collaborazione tra imprese, organizzazioni del terzo settore e amministrazioni pubbliche e promuovendo la responsabilità sociale delle imprese secondo principi di inclusione sociale. – assumere una funzione di raccordo fra il livello centrale e quello locale, nel quadro delineato dal Piano Nazionale per la Lotta alla Povertà avanzato dal Ministro Poletti, attraverso un’attuazione coordinata dei servizi e delle misure, assicurando il funzionamento dei patti individuali di inclusione sociale attiva, ma anche la maggiore efficacia dei progetti territoriali di rafforzamento amministrativo per la gestione dei servizi sociali e per le politiche attive del lavoro. Sul ruolo delle Regioni si richiama anche quanto già esplicitato dall’Alleanza contro la povertà per cui “le Regioni hanno un ruolo di raccordo tra lo Stato e i territori e rendono possibile l’infrastruttura nazionale per il welfare locale”, infatti numerosi compiti, ad esempio, programmano in modo integrato con le misure di politica passiva tutte le altre politiche territoriali che concorrono a ridurre l’esclusione (abitative, trasporti, istruzione, politiche attive del lavoro); stabiliscono le eventuali ulteriori misure contro la povertà che si affiancano al programma nazionale; realizzano il supporto tecnico degli Enti capofila e dei Comuni.
- contribuire, in linea con quanto proposto dal Ministero del Lavoro e Politiche Sociali, per rafforzare la lotta contro la povertà attraverso interventi finalizzati a migliorare la governance, a coordinare l’azione degli attori delle politiche sociali e occupazionali al fine di aumentare l’efficacia dell’offerta di inserimento sociale e lavorativo delle persone in condizioni di estrema povertà. L’accompagnamento verso un inserimento al lavoro sostenibile, sarà supportata dalle Regioni attraverso percorsi integrati multi professionali come previsto a livello nazionale.
A tal fine, le Regioni italiane chiedono al Ministero del Lavoro e Politiche Sociali di rendere stabile un tavolo di confronto e concertazione con le Regioni e le Province Autonome, per il tramite delle due Commissioni competenti Politiche Sociali e Istruzione, Lavoro, Innovazione e Ricerca, anche in raccordo con la Commissione Affari Europei ed Internazionali, che si focalizzi su tre filoni di lavoro: 1- il sostegno economico all’inclusione sociale, ossia l’individuazione di risorse per la misura universale di contrasto alla povertà e di criteri di accesso e calcolo degli importi; 2- l’organizzazione sinergica di servizi efficaci, con particolare attenzione alla presa in carico da parte dei servizi sociali e del lavoro, nonché all’interoperabilità dei sistemi informativi; 3- l’attuazione di politiche del lavoro finalizzate all’inserimento, attraverso soprattutto tirocini di inclusione sociale, lavori di pubblica utilità e strumenti quali borse o voucher di lavoro.