Centrodestra, rebus candidati

Terminata la partita delle primarie a Milano il cui risultato scontato non è stato disatteso, il centrodestra deve dare una sferzata alle intese sui candidati sindaci nelle principali città italiane. A fare da padrone alla scena politica ci sono senza dubbio Milano e Roma. I due capoluoghi sono quelli in cui le possibilità di vittoria sono più concrete. Torino, Bologna e Napoli hanno forse destini già scritti, anche se l’imprevedibilità del capoluogo partenopeo e i risultati delle recenti elezioni regionali in Emilia, non possono dare nulla per scontato, l’attenzione del triumvirato di destra si concentra sulle partite più possibili.

Se il risultato di Milano fosse scontato, la sconfitta della Balzani non era data per certa, ma ha di fatto dato prova del totale fallimento dell’esperimento arancione di questi anni. Se pur vero che Majorino e Balzani insieme avrebbero battuto Sala, proprio la loro divisione ha reso evidente la difficoltà della Giunta uscente, più volte manifestata anche in Consiglio Comunale su provvedimenti di un certo spessore.

Qui il centrodestra sembra voler convergere sul manager Stefano Parisi, già ex Direttore Generale del Comune nella giunta Albertini e uomo della fibra ottica meneghina con Fastweb. Benché la convergenza di Berlusconi, Salvini e Meloni sia quasi pressoché unanime, a creare ancora qualche perplessità ci sono alcune variabili di non poco conto. La prima è che Parisi risiede ormai da anni a Londra e che il suo seppur importante passato non è molto conosciuto tra i cittadini e la seconda, forse più importate è il caso NCD. Il partito di Alfano, che a Milano, grazie alla compagine ciellina, gode ancora di un discreto riscontro, sembra inamovibile sulla candidatura di Maurizio Lupi, milanese doc, apprezzato e stimato dalla comunità cittadina. A sostegno dell’ex Ministro c’è anche il Presidente della Lombardia Roberto Maroni che in Regione governa con NCD.

Voci di corridoio riportano – qualora non si dovesse convergere su Lupi (va detto che l’NCD lombardo ha da tempo mostrato molti segni di insofferenza verso la guida romana e sarebbe anche disposto, in caso di convergenza su Lupi, ad abbandonare Alfano) – la minaccia di lasciare la maggioranza lombarda creando non pochi grattacapi a tutto il centrodestra.  Da lunedì sono iniziati i tavoli di confronto, sia ad Arcore che in Regione. Forse anche per questo si è scelto di non convocare il Consiglio Regionale, in modo da non mostrare all’esterno le eventuali tensioni che potranno uscire dai piani alti del Pirellone. C’è quindi da immaginarsi che sarà necessario ancora qualche giorno prima della scelta definitiva.

Il versante Roma invece è, seppur meno complicato, in uguale empasse. Dopo il ritiro di Bertolaso, che piaceva un po’ a tutti, pare per motivi personali che si sia tirato indietro, si riapre la discussione sul futuro candidato. L’ipotesi Marchini non convince la Meloni, che a sua volta è tentata dal mettersi in gioco in prima persona, ma che con una gravidanza da affrontare, non si sente totalmente sicura. Di certo ritiene che la prima poltrona spetti al suo partito, che storicamente ha un appeal maggiore sulla Capitale, e che potrebbe decisamente giocarsela dopo i guai passati dal centrosinistra in Campidoglio.

Sta di fatto che la polvere sollevata da sotto il tappeto dal superprefetto Tronca non fa altro che aumentare la sfiducia verso i partiti da parte di tutti i cittadini romani che oramai sembrano aver davvero fatto il callo al malcostume capitolino. Anche in questo caso è presumibile che la scelta avverrà entro fine febbraio, ma al momento non sembra che una soluzione sia vicina.

©Futuro Europa®

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