Un Ministro del Tesoro europeo?

Qualche giorno fa a Francoforte, il Presidente della BCE, Mario Draghi, ha parlato della necessità di un “Ministro del Tesoro europeo” che sia il referente politico della Banca Centrale. Per intenderci, la proposta si riferisce a un Ministro del Tesoro (o delle Finanze) dei 19 Paesi dell’Eurozona, non di tutti i 26 membri dell’UE. Nei giorni successivi, più o meno la stessa proposta è venuta dai Presidenti della Banca Centrale tedesca, Weidman, e francese, Villeroy de Galhau. Questi, in un documento congiunto pubblicato alla vigilia della riunione dei Ministri delle Finanze dell’Eurozona, hanno detto che l’Europa si trova a una svolta: o approfondisce il coordinamento in materia finanziaria, o rischia di andare in ordine sparso a nuove crisi.

Fin qui, sono proposte avanzate da persone e organi, certo autorevoli, ma “tecnici” e per di più indipendenti dai rispettivi governi nazionali. Nessuna autorità politica, almeno  fino al momento in cui scrivo, si è pronunciata in proposito. Il problema, però, prima ancora che tecnico, è politico. Tecnicamente non vi è dubbio che un cooordinamento delle politiche di bilancio dei Paesi membri servirebbe a dare consistenza e credibilità all’insieme dell’Eurozona. Ma l’affidare le rispettive politiche a un organo centrale implica una cessione di sovranità, non teorica, ma pratica, molto seria. Le politiche di bilancio, pur nei limiti  rigorosi previsti (per fortuna di tutti) dal Trattato di Maastricht, che è compito della Commissione far rispettare, restano uno degli strumenti essenziali di politica economica di ciascun Paese. A ragione il Trattato non ne parla, lasciando a ciacun membro la condotta delle rispettive politiche economiche e di bilancio. Rinunciarvi implica una scelta politica di estremo rilievo che non so quanto i principali Paesi membri, Germania, Francia e Italia compresi, siano disposti a compiere.

In un editoriale di lunedì scorso, Eugenio Scalfari invita il Premier Renzi a fare propria la proposta e a sostenerla con tutte le forze. Il ragionamento è che, con un Ministro del Tesoro o delle Finanze “europeo” si compierebbe un salto di qualità decisivo sulla strada della Federazione. Vi è un argomento secondario di ordine interno: con questa mossa Renzi assumerebbe un ruolo centrale in Europa e, se poi riuscisse a far passare il DDL sulle Unioni Civili, vincerebbe a mani bassi il referendum istituzionale di ottobre.

Nessuno dei due argomenti mi convince. Il secondo ha un grave limite: Renzi ha già troppi fronti aperti per aprirne un altro che provocherebbe lo scontro frontale con l’opposizione di destra, con i grillini e forse spiacerebbe a una parte dell’opinione pubblica non ancora matura ad accettare la fine della sovranità finanziaria. Il primo è più serio, ma contiene una pecca tipica di chi è abituato a pontificare in una colonna di giornale senza aver conosciuto e vissuto di persona la realtà europea. Mi spiego: il divenire europeo si è fatto finora a pezzi e bocconi, mettendo sempre il carro avanti ai buoi. Si sono fatti il Mercato Comune, Schengen, poi la moneta unica senza prevedere una “governance” centralizzata dell’economia (e della sicurezza: fatto questo che sta venendo in luce in modo evidente in questi ultimi mesi). Si sta, faticosamente, realizzando l’Unione bancaria. Ora si vorrebbe introdurre un organo finanziario (non si dice in quali rapporti sarebbe rispetto alla Commissione, ma questo è un aspetto minore). Ma più si va avanti, e più diventa stridente la necessità (e quindi la mancanza) di un vero e proprio Governo europeo (anche limitato ai 19 dell’Eurozona) e cioè di un’Unione a carattere federativo.  Questo è  il vero nodo da sciogliere, questo è il tema che andrà prima o poi affrontato. Altrimenti si continuerà ad aggiungere pezzi (e magari sovrastrutture) a un edificio di cui non sono assicurate le fondamenta e che per questo rischia sempre di crollare. I Governi che sostenessero la proposta dei tre banchieri dovebbero sapere bene che attuarla richiede il passo successivo: un Governo comune dell’economia dell’Eurozona. E da lì, un vero Governo europeo, rispetto al quale i Paesi membri starebbero nella stessa posizione degli Stati americani rispetto a Washington.

Siamo oggi pronti a questo passo in avanti decisivo nell’integrazione europea? Io personalmente mi auguro di sì, e credo che su questa linea stiano i Popolari, ma  francamente ne dubito. Stiamo a vedere ora le reazioni dei principali Governi alle idee lanciate da Draghi, Weidman e de Galhau. Se fossero positive, sinceramente e senza riserva mentali, sarei lietissimo di essermi sbagliato.

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