Crimini ISIS, genocidio secondo il Parlamento UE
L’Unione europea sta muovendo dei passi decisivi per porre un freno ai massacri perpetrati dai gruppi jihadisti nel mondo, tramite azioni mirate a modificare stabilmente l’assetto legislativo internazionale in materia. Su iniziativa del Gruppo PPE, gli abusi e le persecuzioni protratti dall’ISIS contro i cristiani e altre minoranze religiose sono stati riconosciuti dal Parlamento europeo come genocidio. Lo scorso 4 febbraio, gli europarlamentari hanno ratificato la risoluzione 2016/2529 dal titolo “Sullo sterminio sistematico delle minoranze religiose da parte dell’ISIS”, che invita i principali soggetti giuridici mondiali a fornire protezione militare e assistenza ai gruppi particolarmente vulnerabili nel mirino dell’ISIS/Daesh e di altre organizzazioni terroristiche in Medio Oriente.
Il provvedimento è il risultato di una serie di azioni legislative congiunte, adottate da alcuni anni a seguito dei fenomeni terroristici, che fanno tutte capo alla Convenzione delle Nazioni Unite del 9 dicembre 1948 per la prevenzione e repressione del crimine di genocidio. Notevole l’elenco di istituzioni a cui il Parlamento ha indirizzato la risoluzione: il Consiglio e la Commissione UE, l’Alto Rappresentante per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, il Rappresentante speciale dell’UE per i Diritti Umani, il Segretario generale e il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il governo e il Consiglio dei rappresentanti di Iraq e Siria, il governo regionale del Kurdistan, le istituzioni dell’Organizzazione per la Cooperazione Islamica (OIC), il Consiglio di cooperazione per gli Stati arabi del Golfo (GCC).
La deliberazione ha sottolineato che chiunque commetta o supporti atti di violenza e atrocità per ragioni etniche o religiose, dovrà essere giudicato e condannato per violazione della legislazione internazionale, specialmente i crimini di guerra e i delitti contro l’umanità come appunto il genocidio. Oggetto della delibera sono le minoranze religiose del Medio Oriente, in particolare le comunità di cristiani, yazidi, shabak, kakai, sabei e sciiti, che costituiscono il principale bersaglio dell’ISIS. Ai sensi del diritto internazionale, ogni individuo ha il diritto di vivere secondo la propria coscienza e di poter esprimere liberamente le proprie convinzioni religiose e non religiose; per tale ragione, i leader politici e religiosi hanno il dovere di contrastare a tutti i livelli l’estremismo e promuovere il rispetto reciproco tra individui e gruppi religiosi.
L’intento più lungimirante del PE consiste nel voler uniformare i sistemi giuridici nazionali, in particolare negli Stati membri dell’UE, così da impedire per legge a chiunque di partire per arruolarsi all’ISIS/Daesh o in altre organizzazioni terroristiche. Il testo della risoluzione del Parlamento chiede inoltre alla Commissione di nominare un Rappresentante europeo permanente per la libertà di religione e di credo.
«E’ una decisione storica. I parlamentari eletti nei 28 stati membri, che rappresentano più di 500 milioni di abitanti, hanno inviato un chiaro segnale agli Stati membri, alla Commissione europea e alla comunità internazionale per agire in conformità con il principio della “responsabilità di protezione”»: questa la dichiarazione dello svedese Lars Adaktusson, parlamentare per il Gruppo PPE, che ha guidato tale risoluzione durante la sessione plenaria di Strasburgo.
Da un punto di vista strettamente valoriale di matrice europea, si tratta di una decisione mirata a favorire il ripristino della dignità di milioni di persone colpite dai crimini barbarici dell’ISIS. «E’ inoltre significativo come per la prima volta nella storia il Parlamento europeo abbia riconosciuto un genocidio attualmente in corso», ha sottolineato Adaktusson.
Ad appoggiare il successo del voto anche l’On. Antonio Tajani, membro del Gruppo PPE e primo vicepresidente del Parlamento UE, che in prima persona ricorda come il genocidio sia una voce riconosciuta legalmente dal diritto sovranazionale, e per questo è lecito deferire i reati alla Corte penale internazionale tramite un lavoro congiunto con le Nazioni Unite. Responsabile per il dialogo interreligioso, Tajani avverte: «Dobbiamo aiutare concretamente le minoranze religiose. Se non agiamo subito, entro il 2020 non ci saranno più cristiani in Iraq e in Siria».