Smog e siccità, gravi danni all’agricoltura

Questo inverno così caldo e privo di pioggia che ha colpito il nostro territorio rischia di presentare un conto pesante, da oltre un miliardo di euro, sulle tavole nel 2016. Inquinamento e siccità stanno mettendo a dura prova le coltivazioni e il lavoro degli agricoltori italiani che temono un disastro come quello del 2007 quando, ad un inverno particolarmente secco, ha fatto seguito un pesante crollo dei raccolti.

Ad essere colpita è l’intera Penisola anche se la situazione più grave si registra dal Piemonte alla Lombardia, dall’Emilia al Veneto, per il bacino idrico del fiume Po, dove si crea il 35% della produzione agricola nazionale, che è fortemente dipendente dalla disponibilità di acqua. Se gli ortaggi invernali sono già sofferenti, a preoccupare, tra l’altro, sono le prossime semine di mais e soia necessarie per l’alimentazione degli animali che producono latte per Grana e Parmigiano, ma anche la ripresa vegetativa delle piante da frutta che, senza acqua, rischiano di perdere i fiori e di non fare frutti.

Si è registrato un mese di gennaio caldo e secco con il 60% di pioggia in meno della media stagionale, dopo un dicembre che si è classificato come il meno piovoso da 215 anni con elevati livelli d’inquinamento, con ben il 91% di precipitazioni in meno e il 2015, che è stato il più caldo di sempre con 1,42 gradi in più della media. Sul grande fiume Po sembra essere in estate con livelli idrometrici che sono inferiori di circa 2 metri rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. La situazione è grave anche nei laghi che a fine gennaio si trovano prossimi ai minimi storici del periodo, con il lago Maggiore che è al 17% della sua capacità ed il lago di Como che è addirittura sceso al 12% mentre quello di Garda al 33%.

Secondo la Coldiretti, che è la maggior Associazione di rappresentanza e di assistenza per l’agricoltura italiana, è necessario intervenire subito, portando acqua ai laghi e alzando il deflusso minimo vitale per evitare rischi di desertificazione del territorio con gravi ricadute sull’economia agricola e sull’equilibrio ambientale. Siamo di fronte a cambiamenti climatici che si stanno manifestano con ripetuti sfasamenti stagionali ed eventi estremi con pesanti effetti sull’agricoltura italiana, che negli ultimi dieci anni ha subito danni per 14 miliardi di euro tra alluvioni e siccità.

Di fronte a questa situazione occorre intensificare l’impegno sul versante del risparmio idrico, ma occorrono interventi strutturali ed è necessario sviluppare ogni iniziativa atta all’accelerazione dell’attuazione del Piano di Sviluppo Rurale, in particolare per il riavvio del Piano Irriguo Nazionale come richiesto dall’Anbi (Associazione nazionale consorzi gestione tutela territorio ed acque irrigue). È dell’ultima ora la notizia che è stato costituito l’Osservatorio sulla gestione delle risorse idriche nel bacino padano ed i Consorzi di bonifica di Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna hanno chiesto di trattenere nei grandi laghi settentrionali la maggior quantità d’acqua possibile, in deroga ai limiti previsti, fungendo così da riserva per le prossime necessità irrigue, indispensabili per un’agricoltura di qualità.

©Futuro Europa®

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