Educazione Ambientale, ginnastica per la mente?
L’Educazione Ambientale? E’ ginnastica per la mente. E’ questo che devono aver pensato gli estensori in Senato del Disegno di Legge 1291 della XVII Legislatura “Introduzione dell’insegnamento dell’educazione ambientale nei programmi scolastici delle scuole di ogni ordine e grado”. Il comma 1 dell’articolo 3 del testo recita infatti che “nella scuola secondaria di secondo grado” l’insegnamento va inserito “all’interno dei corsi di Scienze motorie”. Ma come si fa a trattare tabelle e prescrizioni su rifiuti ed energia mentre si gioca a basket o a pallavolo?
Il punto è che, dal livello legislativo fino a quello esecutivo, dal Parlamento al Governo, di cosa sia l’ educazione ambientale e di quale possa essere la sua utilità non si ha per niente una precisa idea. Peccato perché la materia, che spazia dall’etica alla macroeconomia, dai valori civici alle competenze di base per educare i ragazzi ad un rapporto ‘legale’ con il proprio territorio e prospettare loro un futuro di lavoro nella ‘green economy’, è ricca e importante. Soprattutto per i futuri cittadini di un Paese che dovrebbe puntare sul suo vero ‘petrolio’, ovvero Ambiente, Paesaggio, Agroalimentare di qualità, e poi sull’innovazione sostenibile in ogni campo delle produzioni. Ma dei giacimenti di questo ‘petrolio’ nazionale persiste ancora una conoscenza parziale, che comporta una fiducia limitata nelle sue potenzialità. Non solo da parte dei parlamentari e dei governi, ma anche, nel caso specifico, degli insegnanti. Sul valore dell’Agricoltura non si scherza più come una volta, le Rinnovabili sono criticate ormai solo da una minoranza ‘fossile’, e anche una cosa come l’Educazione Ambientale non si ridicolizza più: ma, comunque, l’Educazione ambientale si tiene ancora a margine dell’offerta formativa della scuola. Ed è così, e cioè a causa del terreno culturale ancora poco solido sul quale nascono, che iniziative pur encomiabili come il Ddl 1291 restano incomplete e isolate, e finiscono nel dimenticatoio. Peccato, perché tanto si potrebbe fare. Per quale motivo, infatti, non istituire il nuovo insegnamento di Educazione Ambientale nelle Medie inferiori e superiori, in continuità con Cittadinanza e Costituzione presente nella scuola primaria, cioè le ‘elementari’? Partendo dai principi, e passando, di anno in anno, alle applicazioni pratiche, agli aspetti normativi e ai contenuti professionalizzanti: perché no?
Per ora il Ddl 1291, presentato nel febbraio del 2014, è rimasto lettera morta. Sorte per altro simile a quella di un analogo progetto di legge presentato alla Camera nel 2008. Nessuna notizia dal Parlamento, la palla sembrava passata al Governo: circa un anno fa infatti si era avuta notizia di un progetto coordinato tra Ministero dell’Ambiente e Ministero dell’Istruzione, con tanto di faldone di ‘linee guida’, per introdurre l’insegnamento nelle scuole. Per la precisione, non era però la prima volta che il MIUR si trovava a ragionarci sopra: ‘linee guida per l’Educazione Ambientale e lo Sviluppo Sostenibile’, coordinate col Ministero dell’Ambiente, erano infatti allo studio del MIUR fin dal 2009. Da allora, contenuti di base come trattamento dei rifiuti ed energia sono entrati nei testi e nei programmi degli insegnamenti di Scienze e Geografia. Ma si tratta di ‘conoscenze’, cioè semplici mattoni del sapere, inserite all’interno di altre materie. Informazioni quindi, non un percorso continuativo, né vera e propria ‘educazione’, ad un corretto rapporto con l’Ambiente, appunto.
Ma la riduzione dei temi ambientali a meri contenuti o ‘saperi’, privi di risvolti etici o applicativi, è un problema sostanziale, come evidenziato dal commento del presidente della Commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci, che pur accogliendo positivamente le linee guida ministeriali del 2015 aveva avvertito: “Rendere l’educazione ambientale obbligatoria a scuola è una scelta molto positiva, ma non deve rappresentare una mera aggiunta: rappresenti piuttosto anche l’introduzione di forme nuove di apprendimento per educare alla convivenza civile e al futuro”. Insomma, per ora quello che si è avuto sono state ‘pillole di sapere ambientale’ dentro altre materie. Peccato, perché una visione ‘robusta’ in quanto etica dell’Educazione Ambientale è parsa esistere, lucida, nel 2009, quando i due Ministeri ipotizzarono la nuova ‘educazione’ all’interno della sperimentazione per la materia Cittadinanza e Costituzione: la nuova ‘Educazione Civica’, per capirci, dentro la quale, estendendola a tutti i livelli scolastici, la formazione ad un corretto rapporto con l’Ambiente, inteso oggi come un tutt’uno socio-ambientale, sarebbe rientrata perfettamente. Di fatto, però, a seguito delle linee guida, inviate alle scuole nell’anno scolastico 2009/2010, l’Educazione Ambientale è stata attuata solo nei ‘progetti extrascolastici’: quella sorta di scuola parallela ormai presente nell’ ‘offerta formativa’ di ogni Istituto, con belle iniziative ma nessuna dignità di materia d’insegnamento, nessuna garanzia di rinnovo e nessuna continuità nel programma scolastico vero e proprio. Nonostante gli annunci ministeriali, l’Educazione Ambientale nella Scuola italiana è rimasta solo questa.
Buone notizie non sono arrivate neanche dal ddl ‘La Buona Scuola’, nonostante la gioia del ministro Galletti per il fatto che “tra i banchi si potranno studiare la tutela delle acque, il dissesto idrogeologico e i cambiamenti climatici, si potranno imparare la difesa della biodiversità, il contrasto agli sprechi alimentari, la gestione dei rifiuti e le politiche anti-inquinamento nelle città”. “Tra i banchi”, appunto: flash, spot, il minimo sindacale di una doverosa informazione ambientale per i giovani. Nessuna nuova anche dalla riforma delle ‘classi di concorso’, cioè dei ‘pacchetti di materie’ che i docenti possono insegnare in base al proprio curriculum, da poco varata dal Governo Renzi in funzione del nuovo concorso per la Scuola. Niente, nonostante il peso culturale della componente ambientalista nella compagine parlamentare. Eppure il momento sarebbe stato il più adatto per realizzare l’incontro tra le ‘competenze curriculari’ degli insegnanti e l’Educazione Ambientale: ma l’accorpamento delle ‘classi’ e l’introduzione di nuove non hanno previsto il nuovo insegnamento. Certo, viste le premesse a livello legislativo e considerati i messaggi provenienti dal mondo della Scuola, c’era da aspettarselo.
Ma allora, vista la ‘lacuna formativa’ presente nel know-how dell’attuale governo, per non parlare della sua ‘vision’che per tante sue iniziative appare evidentemente non orientata ad un buon rapporto con l’Ambiente, perché non approfittare del momento per rilanciare l’Educazione Ambientale nelle scuole? “Non si può cavar sangue dalle rape”, recita una massima che oggi diremmo ‘green’: e allora, se non dal governo, sia riprogettata da altri, l’Educazione Ambientale da introdurre nella scuola di domani. Il fabbisogno formativo c’è, e le idee e proposte in merito, pur messe al momento in secondo piano, sono tante. Meglio quindi non soffermarsi sulla dura realtà attuale ma, in attesa che questa faccia il suo tempo, cominciare fin da ora a lavorare per i cittadini di domani, capaci di un rapporto con l’Ambiente migliore.
[NdR – L’autore cura un Blog dedicato ai temi trattati nei suoi articoli]