Economia UE, le previsioni d’Inverno
Le “Winter 2016 Economic Forecast: Weathering new challenges” (Previsioni Economiche d’inverno 2016: nuove sfide da affrontare) della Commissione Europea sono, sostanzialmente, positive. Si legge nel Comunicato della Commissione che l’economia europea entra nel quarto anno di ripresa e la crescita prosegue a ritmo moderato, trainata soprattutto dai consumi.
A realizzarle è stata la DG ECFIN (Directorate General for Economic and Financial Affairs – Direzione Generale per gli affari economici e finanziari) che prepara le “Previsioni economiche” per conto della Commissione che riguardano, non solo, gli Stati membri dell’Area dell’Euro dell’Unione, ma comprendono, anche, informazioni sulle prospettive “per alcune delle altre principali economie mondiali e dei Paesi candidati all’adesione alla UE”.
Si tratta di previsioni su crescita, lavoro e finanze pubbliche. “L’economia sta entrando nel suo quarto anno di ripresa e di crescita continua ad un ritmo moderato, trainata principalmente dai consumi – si legge nella nota – allo stesso tempo, gran parte dell’economia mondiale è alle prese con importanti sfide e sono in aumento i rischi per la crescita europea”. I dati dimostrano che la “prospettiva globale di crescita” si è modificata poco dallo scorso autunno, ma c’è il rischio che la crescita potrebbe rivelarsi peggiore rispetto alle previsioni a causa di fattori esterni. Nell’area Euro si prevede un aumento della crescita al 1,7% nel 2016 rispetto all’1,6% dello scorso anno, per salire al 1,9% nel 2017. E la crescita economica della UE si prevede stabile all’1,9% nel 2016 per salire al 2,0% il prossimo anno.
Mediamente, dicevamo, si tratta di previsioni positive. Anche se il Vicepresidente responsabile per l’Euro e il dialogo sociale, Vladis Dombrovskis sottolinea che si è in presenza di un numero di ostacoli crescenti a cominciare dal rallentamento della crescita nei mercati emergenti, come la Cina, per arrivare alla debolezza commercio globale e all’incertezza nella geopolitica generale, tuttavia “l’Europa – per Dombrovskis – sta continuando il suo recupero, con una crescita sostanzialmente in linea con le previsioni precedenti dello scorso autunno. E’ importante continuare le riforme strutturali che possono aiutare le diverse economie a crescere, a resistere agli shock futuri e migliorare le opportunità di lavoro”. Le aspettative sono che si verifichino fattori che vadano a sostegno della crescita, quali, ad esempio, prezzi bassi del petrolio, condizioni di finanziamento favorevoli e basso tasso di cambio dell’euro e durare più a lungo di quanto previsto e durare più a lungo di quanto non avvenga solitamente.
Il Commissario UE per gli Affari economici e finanziari, fiscalità e dogane, Pierre Moscovici, nel presentare le “Previsioni” ha, da parte sua, evidenziato che “…l’economia Europea sta attraversando con successo le nuove sfide di questo inverno, sostenuta da petrolio a buon mercato, dal tasso dell’Euro e da tassi d’interesse bassi, tuttavia, l’ambiente globale più debole rappresenta un rischio e questo comporta che dobbiamo essere doppiamente vigili”. In questo scenario i consumi privati dovrebbero restare il motore principale della crescita sia durante il 2016 che nel 2017, che dovrebbe essere sostenuta, anche, da un mercato del lavoro che va migliorando e dalla crescita del reddito disponibile reale, da una più favorevole politica di bilancio e da un deficit in ulteriore flessione.
A questo si aggiunge che nell’area dell’Euro il disavanzo delle amministrazioni pubbliche dovrebbe scendere durante quest’anno all’1,9% del PIL (UE 2,2%) e al 1,6% del PIL (1,8% UE) nel 2017. Con una politica di bilancio della “zona Euro” destinata a diventare un po’ il sostegno alla ripresa economica di quest’anno. Il rapporto debito-PIL della zona Euro si preveda che scenda, finalmente, dal suo picco del 94,5% nel 2014 (UE 88,6%) al 91,3% nel 2017 (UE 85,7%).
Dal punto di vista metodologico le “Previsioni” coprono un arco temporale di almeno due anni e riguardano circa 180 variabili; nel predisporle, quindi, non si fa riferimento ad un unico “modello econometrico centralizzato”. La coerenza complessiva viene garantita da controlli incrociati tra Paesi e tra variabili che garantiscono la coerenza previsionale nel complesso dell’indagine e del lavoro di aggregazione dei dati dei Paesi dell’area Euro.