La sfida dei Popolari italiani

Grande successo per il convegno organizzato dall’Associazione “Popolari Italiani per l’Europa” alla sala della Bandiere del Parlamento europeo in Italia a Roma: “La sfida dei Popolari Italiani per una Europa Politica”. L’appuntamento è stato fortemente voluto dai Popolari Italiani per l’Europa, associazione nata appena pochi mesi fa, per mandare un forte segnale di discontinuità nel panorama politico italiano e chiamare a raccolta la parte viva del Paese per iniziare un progetto di rilancio politico, economico ma, soprattutto, etico e sociale dell’Italia.

Il convegno è stato presieduto dall’on. Giuseppe Gargani e introdotto dall’on. Potito Salatto, eurodeputati del PPE, con gli interventi del sen. Mario Mauro, dell’On. Lorenzo Cesa e Riccardo Pozzi (delegato giovanile europeo del PPE).  Erano presenti i rappresentanti dei partiti italiani aderenti al PPE, la più importante stampa nazionale e tanti giovani.

“Ringrazio gli intervenuti – ha iniziato l’eurodeputato PPE Gargani – Lorenzo Cesa, il ministro Mario Mauro e il Delegato giovanile europeo del PPE Riccardo Pozzi, che parleranno tra poco, e tutti i colleghi dei partiti aderenti al PPE che oggi sono presenti. Oggi siamo qui per spiegare lo scopo dell’Associazione Popolari Italiani per l’Europa. Siamo partiti da una considerazione oggettiva: il dilagare del personalismo negli ultimi due anni in Italia nei partiti. Tutto è stato basato sulla figura artificiosa e futile di un capo. Nel 1994 ho creduto in una fase temporanea a Berlusconi, in realtà non c’è stata nessuna maturazione in senso politico, gli altri movimenti si sono mossi in senso speculare: berlusconismo e antiberlusconismo hanno alterato la politica italiana e la cultura. Questi anni sono stati caratterizzati dalla presenza di capi che si autodefiniscono leader e questi cosiddetti partiti, anche nei loro slogan, non fanno riferimento ad una tradizione politica sedimentata: nella nostra esperienza di deputati europei ci hanno fatto constatare che tutti i Paesi, sia pure in maniera evanescente, organizzano i partiti intorno a culture riconosciute. Per queste ragioni, nel gennaio scorso abbiamo dato qualificazione al gruppo dei Popolari per l’Europa e non osiamo chiamarci Popolari europei, perché non ha senso, non c’è omogeneità europea  perché manca un contesto europeo. Il nostro riferimento sono le intuizioni di De Gasperi e Adenauer:  ci qualificheremo come Popolari europei solo dopo la  sintesi di un partito europeo che matura man mano. Oggi, i partiti in Italia non rappresentano culture politiche ma semplicemente alleanze e candidati in vista delle elezioni.  Serve ridare contenuto culturale a un partito che deve nascere, si è perso l’interclassismo che era proprio della DC, ma le ultime elezioni politiche hanno sconfitto quel personalismo”.

convegno ppe tavoloGargani fa quindi riferimento ad una frase di Emilio Colombo: “Dobbiamo superare la dittatura dell’immediato, come ha scritto e detto Colombo. Renzi che mostra tanta personalità è solo espressione di quel personalismo, comunica con un microfono sopra un palco: non potrà essere un riferimento culturale. L’attuale bipolarismo non ha un produzione politica, il  PD farà anche le Primiarie ma, così come sono concepite, non sono altro che la manifestazione più equivoca della democrazia. E’ cosi difficile capire che il bipolarismo non è un principio ma è la conseguenza dell’esistenza di due partiti? Quelli che esistono ora sono due partiti personali senza strategie e risultati. C’è, quindi, la necessità di aver partiti che hanno contenuto e consistenza culturale”.

Per quanto riguarda le elezioni europee, Gargani spiega che “devono consentire l’aggregazione di tutti quelli che hanno una comune cultura. Rigore e stabilità non hanno valore senza strategia per lo sviluppo, l’Associazione Popolari italiani per l’Europa opera per ottenere questo risultato, mettere le basi per un’intesa politica unica e per vincere veramente. A Mauro e Cesa pongo questa prospettiva: il fronte moderato deve nascere da queste basi, la  prospettiva può essere considerata velleitaria ma non può essere condannata, il velleitario può diventare costruttivo con entusiasmo e costanza. Senza identità non possiamo fare nulla”.

totale tlc webPer la relazione introduttiva è intervenuto l’eurodeputato PPE Potito Salatto: “Saluto i soci fondatori dell’Associazione, i deputati europei presenti e tutti i colleghi intervenuti oggi. Saluto i tanti giovani che sono qui con noi e che sono la speranza del futuro. Quello che vorrei è un momento di riflessione collegiale, affinché i cittadini superassero la visione politica dei talk show per affrontare tematiche con maggiore consapevolezza. I filoni europei di cultura politica e di valori sono semplici; in Italia, invece, c’è una pluralità di posizioni politiche anche con liste civiche, che non hanno senso a livello nazionale. Dobbiamo concorrere a realizzare un contenitore unico e pronunciamo la parola Partito popolare nel PPE: qui nessuno ha in mente di ricostruire la DC, noi vogliamo costruire qualcosa di diverso, un partito che abbia qualcosa di diverso, che parli al cuore dei cittadini e non alla pancia o alla tasca. Dirigere la società non rincorrerla. Vogliamo un partito che abbia i suoi valori, quando diciamo che vogliamo costruire questo contenitore non abbiamo preclusioni contro nessuno, tutti quelli che si riconoscono in questo ceto moderato e riformatore e non si riconosce a sinistra è il benvenuto. Faccio un appello anche agli amici del PDL: abbiamo vissuto una fase iniziale di unità, ora c’è la necessità di una rappresentanza italiana nel Parlamento europeo che incida sulla presenza franco-tedesca che ha tarpato le nostre posizioni. Loro non possono chiedere agli Stati membri le riforme che poi non vengono fatte dentro l’Europa. La Dublino2 (sui confini dell’UE) crea problemi sul tema immigrazione: serve un’Europa diversa, migliore di quella attuale. Urge una Costituente per una nuova Europa, le prossime elezioni saranno caratterizzate dal dissidio tra forze europeiste e antieuropeiste. Faccio un appello a Cesa e Mauro: vogliamo costruire con loro questo elemento di novità, dare sostegno a questa nuova classe dirigente, il cammino è difficile ma noi non demordiamo”.

convegno ppe genteDopo un breve intervento del  Vicepresidente dei Giovani PPE,  Riccardo Pozzi, che ha detto quanto sia fondamentale “ridare la passione ai giovani nel fare politica” e “di un nuovo partito non populista” insieme alla necessità “di avere maestri di riferimento”, è intervenuto il ministro Mario Mauro: “C’è l’esistenza  di un criterio oggettivo, di un desiderio di cambiamento vero, il desiderio che qualcosa accada davvero. Ci scontriamo oggi, nella politica attuale, con il peso di iniziative e fatti mai completati. Serve concretezza e conoscere bene il contesto di cui parliamo, cos’è quel progetto politico che chiamiamo Europa: sono state messe insieme 530 milioni di persone, produciamo il 25% del Pil del mondo, consumiamo il 50% del welfare distribuito nel mondo, i giovani europei sono 75 milioni. Per tutto questo  serve un’esperienza di popolarismo ma lo capiamo solo se entriamo nel merito: non lo intuiamo, invece, se dobbiamo riorganizzare i tentativi solo in chiave politica. Il popolarismo é quello di Sturzo, che si affacciava quando stavano per arrivare le dittature: se è questo che serve, questo qualcosa di cui sentiamo parlare non serve per togliere il terreno sotto i piedi ad altri, è utile solo se lo misuriamo sulla realtà. L’UE è ferma in un guado, se non sa dove andare fa l’errore che fanno tutti, tiene il piede un attimo di troppo e la corrente se la porta via. Ci vuole una visione e, senza questa, lo sbattere i pugni sul tavolo è bieco nazionalismo. La pace, per esempio, è un bene comune perché la sentiamo frantumata se viene meno anche da parte di un solo Stato membro. In Kossovo le ragioni della presenza dell’Europa si sono fatte sentire, per esempio, mentre a Lampedusa c’è la contraddizione più curiosa: in Europa non abbiamo confini interni ma quando il confine è verso l’esterno la responsabilità torna a essere nazionale.

L’Italia è una grande Paese, tutti i paesi insieme del Mediterraneo non fanno il 60% del Pil italiano, se crolla l’Italia crolla il 20% del Pil europeo: per l’Europa l’Italia non è solo un Paese in pericolo ma può essere il pericolo. Il nostro Paese ha bisogno di una cultura popolare che risponda alla domanda di benessere e di felicità della gente.  Dobbiamo parlare di una prospettiva popolare che non significa che sia propria solo di tutti coloro che non sono di sinistra ma di tutti coloro che vogliono il meglio per sé e la propria famiglia; una leadership che nasce dal basso, uomini liberi e forti che decidono, dibattono. Scomporre per ricomporre significa andare a  vedere come stanno le cose, noi siamo i popolari e molti giocano a fare i populisti; gli elettori sono gli stessi: è da combattere il populismo di chi vuole fare crescere la paura per aumentare la propria rendita politica”.

pp tavolo webLorenzo Cesa è intervenuto chiarendo che il gruppo dei Popolari per l’Europa “è nato prima delle elezioni politiche e mi arrabbiai perché togliere la sigla UDC non mi sembrava un bene, ma è stato lungimirante.  Vogliamo un’Europa che politicamente può avere un senso solo con la difesa dei confini; parlo di questioni nazionali e come UDC devo rivendicare che denunciammo che in Italia il bipolarismo che era stato creato non era utile, anzi. Siamo un Paese con il 40% di disoccupati, è raddoppiata la gente che si rivolge ai centri di solidarietà, è il fallimento dei contenitori politici con anime completamente diverse: non si riesce mai a esprimere la propria posizione perché la devi mediare tra le tante anime. Priorità è dare stabilità al governo.  La legge di stabilità, nella situazione che viviamo, è l’unico segnale minimo di inversione di tendenza. Io avrei preferito maggiori tagli alla spesa pubblica e sul cuneo ma non è stato così. O si sta in una maggioranza e si discute o non ci si sta. La critica quasi tutti i giorni non serve a nessuno.  E’ un bipolarismo in cui i grandi raggruppamenti si sono scontrati anche sul nulla, ma serve invece un bipolarismo dell’alternanza vera.

Stanno partendo iniziative come quelle oggetto della discussione di oggi. Il nostro compito è cercare di ricostruire tra le persone di buon senso del nostro Paese un’area omogenea con al centro della politica concetti come la persona, la dottrina sociale della Chiesa, la difesa di valori ben precisi.
Le elezioni per il prossimo Parlamento europeo saranno fatte in una condizione delicata e difficile. Con la vicenda di Berlusconi è finita  l’epoca dell’uomo solo al comando, ora esisterà la squadra come metodo di fare politica, ci sono tutte le condizioni. Abbiamo pagato la scelta di stare al centro, ma siamo sempre a disposizione per lavorare come amici di Scelta civica, Pdl e altri ambienti che la pensano esattamente come noi. Dobbiamo occuparci urgentemente del 40% dei giovani disoccupati, delle imprese che chiudono, serve omogeneità politica: un partito si fonda su un programma comune, a sinistra Renzi non è Schroeder, molti sono pronti a fare con noi un percorso comune, qualcuno ci deve essere che cuce questo progetto. Inizieremo e parteciperemo a iniziative per costruire quest’area, per ridare la speranza ai nostri figli. Io sono figlio di un maestro elementare e una casalinga. Facciamo riferimento al PPE per fare avanzare e vincere questi concetti, rimettiamoci in cammino”.

dibattito webTra gli intervenuti al dibattito dopo le relazioni principali, gli eurodeputati PPE Salvatore Tatarella, Oreste Rossi, Vito Bonsignore Vice Presidente della Delegazione PPE, Paolo Guzzanti Presidente del Consiglio nazionale del PLI, oltre a Renata Jannuzzi e Antonfrancesco Venturini dell’Associazione “Popolari Italiani per l’Europa”. Tra gli altri, erano presenti al Convegno l’europarlamentare PPE Antonio Cancian e i senatori Gabriele Albertini e Maurizio Rossi.

[NdR – Gli interventi principali sono visibili a questo Link di Youtube]

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