Rassegna stampa estera
Strana dicotomia sulla stampa internazionale questa settimana. Diversi media francesi hanno portato come esempio da seguire le riforme che si stanno compiendo nel nostro Paese. Le Point e Les Echos si sono concentrati su giustizia e lavoro, “suggerendo” alla Francia di “copiare” il cugino d’oltralpe, anche se, come scrive Marie Charrel su Le Monde, questo nostro “Risorgimento è fragile” e Nacera Benali mette il dito nella piaga della fuga dei nostri cervelli. Di altro avviso è la stampa anglofona, come il Financial Times che scrive di “tramonto della fase fortunata di Renzi”, e l’Irish Times che parla di “riforme al momento poco convincenti” e di troppi fatti che ricordano l’Italia che proprio lui voleva “rottamare”: Carrai, vecchio amico di Renzi capo della sicurezza informatica, lo scandalo Banca Etruria i Boschi e il coinvolgimento di Carboni. Elisabetta Povoledo racconta dell’ennesimo rinvio delle votazioni sulla legge per le unioni civili, rinvio dovuto alle “urla da stadio e insulti” lanciati in Parlamento. A questo articolo va accostato quello di Dominique Dunglas che su Le Point fa un bel quadro, dati alla mano, dei nostri parlamentari “opportunisti e pigri”. Un ritorno sul caso Regeni con l’analisi, molto dura anche nei nostri confronti, apparsa su Jadaliyya, l’ezine (electronic magazine) patrocinato dall’Arab Studies Institute .
Marc Leplongeon scrive di giustizia su Le Point. “Semplificazione delle procedure, tribunali specializzati per il commercio… Riforme bloccate o viste al ribasso in Francia vengono applicate in Italia. E funziona (…) E questo nonostante il rimedio d’oltralpe non abbia nessun elemento innovatore: lo sviluppo dell’arbitraggio e della mediazione per sbloccare i tribunali, il superamento dei tabu famigliari con lo sviluppo massiccio del divorzio consensuale, una riorganizzazione drastica della mappa giudiziaria con la chiusura di metà delle giurisdizioni e uffici del Paese. Senza contare il restiling dello stesso Ministero della Giustizia, passato da 61 direzioni generali a 37. Renzi dice aver guadagnato 64 milioni di euro da quest’ultima operazione.” Il giornalista spiega punto per punto le varie fasi della riforma paragonandole con quello che si è tentato di fare in Francia e le misure finite nel dimenticatoio o che hanno perso di spessore,dalle idee della Toubira alla Legge Macron. Leplongeon chiude l’articolo con le parole del Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che in un’intervista rilasciata a Les Echos, “svela forse il suo segreto: ‘preferisco fare le cose e parlarne in un secondo momento, piuttosto che cedere all’effetto annuncio’. Vediamo se Jean Jaques Urvoas, che riceverà il suo omologo lunedì a Parigi, saprà farne tesoro”.
Emmanuel Grimaud, presidente fondatore di “Maximis conseil”, su Les Echos si concentra sui nostri contratti di lavoro e si chiede: “se finalmente la Francia copiasse l’Italia?”. “La Francia è pesantemente bloccata nelle sue conquiste sociali, diritti inalienabili. Che si tratti di mancanza di fondi propri delle imprese, di un livello di investimenti e redditività troppo deboli, del rischio dato dalla forte incertezza dei tribunali del lavoro, delle reticenze nelle assunzioni, dei contributi previdenziali record, della debolezza del risparmio da parte delle classi medie o del diritto del lavoro percepito come instabile, imprevedibile e ingestibile da parte degli investitori dagli investitori stranieri…gli esempi sono infiniti.” Parliamo dell’Italia? No. Grimaud prosegue così: “La tendenza che voleva che gli italiani buttassero l’occhio sul sistema francese, una volta innovativo, si sta invertendo da quando i nostri cugini transalpini hanno mostrato la capacità di fare riforme molto più audaci dei francesi”. Grande protagonista soprattutto il TFR, Trattamento di fine rapporto.
Ripresa si…ma fragile. Ne parla Marie Charrel su Le Monde raccontando la storia di Alessandro Riello, proprietario della Aermec. Racconta la giornalista che “la sede è a Bevilacqua, nel cuore del Veneto, laddove i campi di kiwi e le risaie della piana del Po si litigano la terra con le PMI tipiche del tessuto industriale del Nord della Penisola. Come molte imprese del Paese, Aermec e i suoi 600 dipendenti sono stati colpiti in pieno dalla crisi del 2008.” Come spiega Riello, loro hanno tenuto duro, ma moli partner sono stati ricomprati da gruppi asiatici. “Oggi Aermec ha ricominciato a reinvestire (grosse commesse dall’Inghilterra, ndr). Nel 2015, le vendite della società sul mercato italiano, atono da 10 anni, sono salite di più del 10%”. Il commento di Alessandro Riello è esaustivo: ‘Da qualche mese i nostri clienti riprendono fiducia nel futuro, e noi anche. Tutto questo grazie a Renzi’.
Ma non tutti la pensano così. Nacera Benali, scrive di come “L’iIalia assista passivamente alla fuga dei suoi cervelli che preferiscono andare a fare ricerca in Gran Bretagna, Olanda, Stati Uniti, e non solo, anche Cina e Brasile sono diventati appetibili.” La Benali, che scrive sempre in tono piuttosto polemico sul nostro Paese, parla di “nepotismo”, “clientelismo” “marginalizzazione dei giovani laureati” riferendosi agli ambienti universitari nei quali i giovani si muovono, obbligandoli a scegliere di andarsene. “Stessa tendenza negativa per i ricercatori stranieri, che sono molto poco tentati di emigrare in Italia per proseguire la loro carriera.” Spunto per queste sue amare riflessioni: la polemica scattata tra la Ministra Giannini e la giovane ricercatrice Roberta D’Alessandro, che oggi vive e lavora in Olanda.
Outlook negativo su Renzi arriva dal Financial Times dove James Politi spiega come il mix rallentamento dell’economia e minaccia Isis, sia potenzialmente letale in un “anno fondamentale per il Primo Ministro italiano”. Scrive Politi:“Per celebrare l’anniversario dei suoi due anni di Governo, Matteo Renzi ha scelto di fare una presentazione attraverso diapositive, illustrando gli obbiettivi raggiunti fino ad oggi. La presentazione auto celebrativa sembra suggerire che gli italiani abbiano decine di motivi per rallegrarsi: la disoccupazione è calata; la produzione economica in aumento; le tasse sono scese; gli investimenti esteri cresciuti. Ma la presentazione di Renzi cela con cura la realtà più dura: la fortuna sembra averli voltato le spalle.” Lentezza della ripresa economica che la rende ancor più fragile e preoccupa gli investitori, molti temono che le banche italiane siano facilmente preda di una possibile nuova crisi finanziaria, inoltre, Isis e crisi diplomatica con l’Egitto, fanno si che proprio in un anno cruciale per il premier, lo sfondo si tinga sempre più di un colore cupo. “Renzi non ammetterebbe mai di essere sotto assedio, ma il suo istinto di autoconservazione è già in azione.” Posizione difensiva in Europa e Germania, che, scrive il giornalista inglese, potrebbero andare a suo discapito, trasformandolo da “leader giovane e carismatico” in “uomo politico convenzionale” facendo sì che tutto quello che ha dato all’Italia, credibilità internazionale e stabilità interna, vengano vanificati.
Grida allo “scandalo”, Dominique Dunglas riportando l’agenda dei parlamentari italiani. “I deputati lavorano 4 ore al giorno, 3 i senatori. E un terzo di loro ha cambiato casacca negli ultimi tre anni. I parlamentari italiani sono dei nullafacenti. Non siamo noi a dirlo, ma l’ex Presidente della Repubblica italiana. Giorgio Napolitano ha esortato gli eletti in parlamento ad applicare “orari decenti” ai lavori delle commissioni. La sua collera è scattata all’interruzione, dopo un ora sola di lavoro, della Commissione Affari Esteri che doveva dedicarsi a dossier fondamentali come l’integrazione europea, la crisi dei migranti e l’assassinio del giovane ricercatore italiano avvenuto in Egitto (…) Purtroppo l’ex Presidente era lontano dalla realtà! I deputati e senatori transalpini godono di 78 giorni di ferie, dei quali 42 di sole vacanze estive. Inoltre, la tradizione vuole che la settima dei parlamentari inizi il martedì e finisca il giovedì, tarda mattinata (…) Ma un’altro rimprovero viene fatto agli eletti transalpini: il trasformismo politico.” Nessuno escluso.
Omar Robert Hamilton lancia parole dure al nostro Governo e all’Europa per il “troppo” sostegno, economico e politico, dato ad un Egitto dove i servizi segreti lasciano un impronta “molto riconoscibile”. Hamilton fa il punto sui nostri contratti in Egitto, sulle vendite, sulle commissioni, sui progetti. Parla di ENI e Italcementi, dei diritti dei lavoratori e accusa i media di scrivere “parole vuote”. “Con tutti quei soldi sul tavolo, è difficile dare credito ai giornali che scrivono che i rapporti tra i due Paesi siano diventati tesi”. Accuse forti quelle di Hamilton che conclude la sua analisi affermando che “la morte di Giulio è il risultato di un sistema attivamente sostenuto da potenti giocatori di tutto il mondo”. Giulio Regeni è “uno dei tanti martiri dell’Egitto”.
Marie Charrel, Le fragile ‘Risorgimento’ de l’Italie, Le Monde, 17 Febbraio 2016; Marc Leplongeon, Réfome de la justice: l’Italie montre l’exemple à la France, Le Point, 16 Febbraio 2016; Emmanuel Grimaud, Contat de travai: et si finalement la France copiait l’Italie?, Le Echos, 15 Febbraio 2016; Nacera Benali, L’Italie fait fuire ses cerveaux, El Watan, 16 Febbraio 2016; James Politi, Renzi’s luck runs out as problmes mount at home and abroad, Financial Times, 15 Febbraio 2016; Paddy Agnew, Two years in, Renzis successes pale beside ambitions, Irish Times, 15 Febbraio 2016; Elisabetta Povoledo, Italian Lawmakers’ Vote on Same-Sex Civil Unions Stalls, New York Times, 16 Febbraio 2016; Dominique Dunglas, Italie: des parlamentaires paresseux et opportunists, Le Point, 12 Febbraio 2016; Omar Robert Hamilton, Hollow Words: Egypt, Italy, and Justice for Giulio, Jadaliyya, 16 Febbraio 2016.