Museo dell’Istante
Roma – Da quasi due anni è entrato in vigore il DL n. 83/2014, convertito in legge, che dispone urgenti misure per la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo della cultura e il rilancio del turismo; tra queste disposizioni compare anche il via libera alla ripresa fotografica all’interno dei musei, cosa che prima era assolutamente vietata.
Questa che sembra essere un’inezia ha però dato l’opportunità a tanti appassionati di poter divulgare attraverso le loro fotografie le innumerevoli meraviglie che contraddistinguono il nostro patrimonio culturale, portando così a conoscenza di tanti le molte opere prima ignorate.
L’niziativa ha anche stuzzicato la fantasia e la creatività di alcuni artisti che si sono cimentati in un progetto ambizioso, nato tra le aule/laboratorio di Officine Fotografiche, che ha reso lo stesso museo un’opera d’arte dando così vita alla mostra Museo dell’Istante che si tiene, fino al 6 Marzo, presso il Teatro Ambra alla Garbatella di Roma. Questo progetto collettivo, curato da Mauro Raponi, Flavia Rossi e Luca Chiaventi, si divide in tre sezioni che raggruppano i lavori di fotografi diversi; l’intento è quello di catturare le esperienze sensoriali scaturite dalle opere nel momento in cui le si osserva, come un sorta di catalogo ma allo stesso tempo distinguendosi da esso che ha per lo più una funzione evocativa.
Le tre sezioni con cui sono state classificate le opere rappresentano tre diversi aspetti dell’arte che ognuno di noi ha avuto modo di sperimentare. Opere dove troveremo i lavori di Anna Ammendolia, Laura Bussotti, Andrea Civenzini, Stefano Conte, Alexandra Crasnaru Dragomir, Piero Di Domenicantonio, Angelo Miranda, Fabrizio Noto. Fotografie che si ispirano proprio a quegli istanti concessi dalla visita e che riportati un concetto più ampio rappresentano gli istanti di una vita che lasciano emergere il nostro bagaglio di conoscenze e ci regalano nuove scoperte.
Dialoghi, rappresentato dalle fotografie di Antonella Albani, Alessandro Congiu, Giovanni Coppi, Carola Gatta, Vittorio Nera, Piergiorgio Radaelli, Jeanny Ricci, Claudia Tombini, Cristina Zompatori. Questi lavori metto in evidenza l’aspetto primario dell’opera d’arte quello della trasmissione della memoria, l’opera d’arte si pone in dialogo con lo spettatore raccontando la propria storia coinvolgendolo in una sorta di gioco di sguardi senza fine.
Spazi raccoglie le fotografie di Alessandra Calvani, Enrico Cubello, Federico D’addio, Paola Fumagalli, Mauro Raponi, Flavia Rossi, Giovanni Sabato; queste ci mostrano l’involucro dell’opera, lo spazio che la accoglie visto da diverse angolazioni, riproducendo una serie infinita di percezioni differenti ma coinvolgenti e vitali.
Dunque, questa esposizione ci pone davanti ad un mondo noto, ma che nasconde in sé sfumature differenti che solo l’occhio meccanico della macchina fotografica riesce a restituire. Un lavoro che si gioca su più livelli però, mescolando sapientemente ingredienti diversi: la bellezza statica dell’opera d’arte, la variabilità della precisione dello scatto e la sensibilità dell’uomo.