Green Economy, appello al Governo
Dalle promesse del Ministro Galletti di un Green Act agli incentivi alle energie fossili, dalle dichiarazioni ‘verdi’ del nostro Ministro dell’Ambiente alla COP21 di Parigi fino alle autorizzazioni per le ‘trivelle’, alla cancellazione del Parco dello Stelvio e all’eliminazione della Forestale: sull’Ambiente il Governo Renzi predica bene e razzola male.
Ma per il Consiglio Nazionale della Green Economy, composto da 64 organizzazioni di imprese rappresentative della green economy in Italia, l’imbarazzante esposizione di Governo e Parlamento italiani sui temi ambientali può essere risolta rilanciando fuori dei confini patrii i buoni propositi di Parigi per consolidare, se possibile, le fondamenta dell’Accordo di Parigi, basate su un insieme di azioni ‘volontarie’: nella speranza, magari, di imbrigliare le mani sciolte del nostro Governo pseudo-green in una maglia di impegni internazionali. Nella sua prima riunione del 2016, il Consiglio Nazionale della Green Economy ha approvato infatti un ‘appello’ al Governo e al Parlamento: una risoluzione per ratificare e applicare l’Accordo di Parigi con adeguate misure normative e con un efficace piano d’azione nazionale per l’energia e il clima. Nel ‘messaggio’ il Consiglio chiede ai Palazzi un impegno a sostenere sei misure necessarie per limitare l’innalzamento delle temperatura entro 1,5 gradi.
“Il Documento di Parigi – ha spiegato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, membro del Consiglio Nazionale – è basato su impegni definiti nazionalmente, gestiti e attuati nazionalmente e comunicati e verificati globalmente. Bisogna verificare se tale strumento di governance sarà effettivamente in grado di assicurare azioni adeguate per il clima. È necessario quindi sostenere un miglioramento degli impegni europei e nazionali e questa Risoluzione vuole essere uno stimolo in questa direzione”.
Sulla base di questo proposito il Consiglio nazionale della Green Economy ha individuato sei misure: a – Incrementare l’efficienza, il risparmio energetico e lo sviluppo di fonti energetiche nazionali rinnovabili; b – Sviluppare il risparmio, il riciclo e la rinnovabilità dei materiali in un’ottica di circular economy; c – Promuovere una mobilità più sostenibile, città meno inquinate e più vivibili e un’edilizia più sostenibile; d – Incrementare gli assorbimenti di carbonio attraverso la gestione appropriata e sostenibile delle foreste, dei pascoli e dei terreni agricoli; e – Introdurre il carbon pricing in sostituzione di altre forme di prelievo fiscale e per eliminare e/o per riallocare gli incentivi negativi per l’ambiente; f – Rafforzare attività di punta come l’agroalimentare e il turismo, migliorando la qualità del territorio, tutelando e valorizzando meglio quella grande risorsa nazionale che è costituita dal nostro capitale naturale e culturale.
Non si tratta di riferimenti generici: al contrario, come si legge tra le righe, nella lista delle richieste del Consiglio al Governo ogni riferimento è ‘puramente casuale’. La sintesi del messaggio, tuttavia, è di livello programmatico: la conversione da una logica dell’emergenza ad una di piani strutturali e ad una integrazione, nelle produzioni e nei servizi, di materiali, strumenti e modelli organizzativi di lungo periodo, quindi sostenibili. Insomma, l’attuazione dei principi di quella che oggi chiamiamo comunemente ‘Green Economy’. Principi dei quali una esposizione straordinariamente chiara, netta e lucida traspare quasi sempre nelle dichiarazioni e negli interventi pubblici del Ministro Galletti, per non ricordare propositi ‘green’ dell’allora neopresidente del Consiglio Renzi: ma non trova quasi mai riscontro nelle sue ratifiche.
[NdR – L’autore cura un Blog dedicato ai temi trattati nei suoi articoli]