Cinquecento anni di Hieronymus Bosch
Nel cinquecentenario della morte, la cittadina di ’s-Hertogenbosch (chiamata anche Den Bosch) rende omaggio al proprio figlio con Hieronymus Bosch. Visioni di un Genio. Sono stati straordinariamente riuniti fino all’8 maggio presso il Noordbrabants Museum, 20 dei 25 dipinti a noi pervenuti, tra cui 4 trittici e quattro pannelli dipinti recto-verso, e 19 disegni. Per l’occasione, sono stati condotti restauri su 12 dipinti, fra cui tre trittici, presentati per la prima volta dopo l’intervento; per il Bosch Research and Conservation Project (BRCP), gli stessi studiosi, impiegando le stesse attrezzature, hanno condotto un’analisi tecnica uniforme delle opere in questione.
A ’s-Hertogenbosch il pittore (1450 ca.-1516, nato Jeroen van Aken) ha realizzato i suoi capolavori. Figlio del pittore Jan van Aken (Aken era il centro d’origine), presto acquisisce fama e come minimo sin dal 1489 si firma con il nome del luogo di residenza nel Brabante Settentrionale, così da promuovere la propria opera e da agevolarne il commercio. Tuttavia, alcuni lavori non riportano firma e nessuno di essi datazione, tanto che la dendrocronologia – permessa dal fatto che all’epoca si dipingeva su tavola, in questo caso quercia – risulta fondamentale.
La realizzazione di quella che 7 anni fa appariva un’impresa impossibile, si deve all’iniziativa del direttore del Museo Charles de Mooij. Le opere che non hanno raggiunto l’esposizione sono quelle le cui precarie condizioni ne hanno proibito il trasferimento. Prestiti favolosi significano grandi ritorni nei Paesi Bassi, per un percorso espositivo che propone diversi temi: Il Pellegrinaggio della Vita, Bosch a Den Bosch, La Vita di Cristo, Bosch Disegnatore, Santi, e La Fine dei Tempi; quest’ultima sezione riunisce le sue visioni più straordinarie.
Tentazione, peccato, e giudizio divino, sono temi caratteristici del tardo medioevo, ma totalmente originali sono i termini della rappresentazione. Visioni allucinate di un mondo ritratto con violento senso della realtà, nientedimeno che i lati oscuri e irrazionali della vita. La ricchezza produce benessere, ma anche corruzione: la società è combattuta tra il culto del piacere e il senso del dovere morale e religioso. Bosch attinge all’iconografia popolare, fatta di magia e alchimia, tra le tentazioni del male, la forza del demonio, l’attrazione del peccato, e la follia dell’umanità. Una profusione di strumenti musicali, animali fantastici e oggetti capricciosi; ciascuno è un simbolo di quest’universo. Reali sono pure le parti del corpo e gli animali che lui combina, tutti appartenenti a una natura esistente.
Con il supporto economico della Getty Foundation (Panel Paintings Initiative), il restauro seguito dal BRCP menzionato in apertura ha permesso di studiare e documentare queste opere, grazie all’uso di tecnologie moderne e standardizzate per l’occasione. L’expertise di un gruppo internazionale e interdisciplinare di studiosi e scienziati, ha cooperato a un fine comune, nutrito dal pensiero che i dipinti e i disegni costituiscano materialmente la più significativa risorsa di conoscenza storica relativa all’Artista. A livello tecnico, si sono ad esempio potute riconoscere l’importanza del disegno per Bosch, la ricerca della forma nell’atto pittorico, per quanto estremamente rapido nello stratificare superfici ancora umide. Due corposi cataloghi raccontano il progetto nella sua interezza.
La sincronizzazione delle scansioni fotografiche frutto del progetto, sono risultate essere strumenti alla base degli interventi di pulizia e stabilizzazione dei pannelli lignei. Online è possibile visionare contemporaneamente in modalità interattiva immagini ad alta risoluzione, a fotografia infrarossa e a riflettografia infrarossa, degli interventi conservativi che hanno interessato il Trittico di Santa Liberata (1497) e quello degli Eremiti (1493), entrambi delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, e le quattro Visioni dell’Aldilà (1500-1504) di Palazzo Grimani, anch’esso a Venezia.