Mario Monti

Ho guardato con grande soddisfazione l’intervista di Mario Monti a Porta a Porta, la scorsa settimana, perché era da tempo che speravo che Monti – una delle persone che più stimo da quando lo conobbi a Bruxelles, allora Commissario Europeo – avesse la possibilità, non dico di difendersi (non ne ha, a mio avviso, alcun bisogno) ma di spiegarsi davanti a un grande pubblico televisivo. La gente in genere ha la memoria corta, dimentica rapidamente le realtà delle circostanze in cui le cose avvengono, e il suo giudizio è spesso superficiale e impressionistico, difetti a cui si aggiunge in alcuni casi, come questo, la deliberata disinformazione di parte.

Così, a Mario Monti è toccato in sorte l’etichetta di Presidente dell’austerità, come se l’austerità fosse un crimine, o almeno un errore economico, e gli si addossa una recessione che veniva da ben più lontano, mascherata solo in parte da qualche trucchetto tremontiano e che si sarebbe potuta evitare solo con una politica di finanza allegra che ci avrebbe portati dritti dritti al default e quindi a una recessione ben più profonda e drammatica. E la cosa indegna è che queste etichette gliele hanno volutamente appiccicate proprio quelli che a destra e a sinistra avevano causato il disastro in cui ci eravamo in fine venuti a trovare nell’autunno del 2011 ed avevano trovato comodissimo affidarsi a lui perché lo risolvesse, e per oltre un anno hanno votato senza battere ciglio tutte le misure fiscali da lui proposte; poi, passato il peggio e avvicinandosi le elezioni, gli hanno sgarbatamente voltato le spalle. In primis, naturalmente, Berlusconi, che poi si è inventato la favola della cospirazione internazionale ai suoi danni; chiariamolo una volta per tutte: con lui al potere l’Italia aveva perduto, a torto o ragione, qualsiasi credibilità; che i suoi principali alleati e soci fossero preoccupati per l’imminenza di una crisi che avrebbe trascinato con sé buona parte  dell’economia europea, e che si augurassero un raddrizzamento del timone, era, non solo naturale, ma del tutto legittimo. Secca anche a me che gli americani spiassero il nostro Presidente del Consiglio (sono sicuro che lo stesso facessero con Prodi) ma le virtuose indignazioni di chi vorrebbe addirittura riscrivere la storia di questi ultimi anni è pretestuosa e ridicola. Vogliamo ripetercelo ancora una volta? Berlusconi è caduto: primo, perché la situazione finanziaria del Paese era disastrosa; secondo, perché aveva perduto la maggioranza alla Camera. Il resto, sono comode favolette.

L’ho scritto più volte e torno a ripeterlo, perché mi capita di sentire, anche da amici che stimo molto, che “Monti ha deluso”: le misure da lui prese sono state senz’altro dure e inevitabilmente recessive, ma erano assolutamente necessarie nella situazione data ed è solo ad esse che si deve se l’Italia si è fermata sull’orlo del baratro e non è finita come la Grecia, o la stessa Spagna, in profondo rosso e sotto tutela dall’esterno.

Tutte queste cose Monti ha potuto finalmente dirle a Porta a Porta. L’ha fatto con puntigliosa chiarezza, ma anche con il garbo e la signorilità che gli sono propri, senza prendersela nominativamente con nessuno e riconoscendo anche alcuni errori compiuti. Io spero che, prima o poi, gli venga riconosciuto il posto che gli compete nella Storia del nostro Paese.

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Un Commento

  • Non c’è Monti o Tremonti o altri. Nessuno può dubitare la valenza di certi tecnici economici che come tali conoscono la materia oltre le più lontane conoscenze di noi popolo. Questi soggetti hanno conoscenze profonde.
    L’Italia ha problemi strutturali che oggi in anni di post crisi sono venuti a galla. (8 lunghi anni) ci vuole tempo per correggere il tiro e far ripartire la macchina. La strada è spianata le riforme faranno le differenze. Non c’è il più bravo della classe. C’è il futuro di una grande Nazione e dei suoi giovani.

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