Addio Riccardo Garrone

Avevo il timore di sentirla questa notizia e di doverla dare, da quando non vedevo più Garrone nei panni di San Pietro in televisione, nello spot Lavazza che per chi sa poco di cinema resta il suo ruolo da ricordare. Garrone, nato a Roma il primo novembre del 1926, ha calcato le scene per sessant’anni ed è morto il 14 marzo – a quasi novant’anni – in un ospedale di Milano. Un matrimonio solido, sessant’anni con la signora Grazia Maria, erano come l’articolo il, tra loro c’erano 40 centimetri di differenza in favore del marito, ma restavano una coppia ben assortita. Fratello di Sergio Garrone, regista e sceneggiatore con cui ha lavorato; pure lui episodicamente regista (La mafia mi fa un baffo e La commessa, tra il 1974 e il 1975) e buon attore di teatro, soprattutto comico.

Volto storico delle nostre commedie in bianco e nero, di film importanti come La romana di Zampa, Ulisse di Camerini, Addio sogni di gloria di Varii, Il bidone di Fellini, Il ferroviere di Germi, Padri e figli di Monicelli. Doppiatore sopraffino dotato di voce profonda da speaker radiofonico, si ricorda come voce di alcuni cartoni animati, attore di commedie come Arriva Dorellik, Il fischio al naso e Basta guardarla, di pochade come Mazzabubù quante corna stan quaggiù – forse la prima commedia sexy della storia – Giovannona Coscialunga, La sposina, La vergine, il toro e il capricorno.  Non manca lo spaghetti western in un curriculum intenso, anche se sono tutti film minori: Se vuoi vivere… spara!, Un dollaro per sette vigliacchi, Il west ti va stretto amico… è arrivato Alleuluja!… Pure certi ruoli erotici – spesso velati di comicità – gli sono congeniali,  come dimostra con Tinto Brass (Paprika) e Lattuada (La cicala).

Un film fondamentale è La ragazza con la valigia, in un ruolo cinico e duro, così come è un personaggio poco raccomandabile in Bello, onesto, emigrato Australia. Molta televisione, tra questa la serie di telefilm girata da Ruggero Deodato sull’educazione stradale: Triangolo rosso, ma anche molta fiction e tanta prosa su piccolo schermo. La dolce vita di Fellini è un altro lavoro da ricordare, così come vanno citati Vacanze di Natale dei Vanzina e un tardo Fantozzi di Neri Parenti. Tra gli ultimi lavori: La cena di Scola, un filmaccio di Federico Moccia, per poi chiudere con il poco visto La legge è uguale per tutti… forse (2014) di Ceruti e Villano.

Impossibile citare gli oltre novanta pellicole, tra cinema e televisione, alle quali ha preso parte, portando nei suoi personaggi un’inconfondibile carica di ironia, dimostrandosi capace di passare senza soluzione di continuità dal comico al drammatico. Un sorriso ironico e una professionalità che vengono a mancare, ma il lavoro che resta a futura memoria ce lo farà ricordare.

©Futuro Europa®

[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]

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