Un uomo e un servitore dello Stato
[Pubblichiamo questa lettera del nostro collega Stefano Stefanini in occasione della recente perdita del padre – NdR]
Caro papà Luigi, voglio dedicarti questo articolo che non avrei mai voluto scrivere, ma che sento di indirizzanti come un ultimo saluto, pur sapendoti ancor più intensamente vicino della ingiusta repentinità del nostro distacco.
Il mio saluto di figlio, caro papà, vuole essere un ringraziamento per quanto hai saputo trasmettermi, pur nelle difficoltà della vita, con la tua semplicità, la tua disponibilità, il tuo senso del dovere dimostrato nell’indossare la divisa della Polizia di Stato per oltre quarant’anni nel Posto di Polizia Ferroviaria di Orte e in particolare la tua serenità nell’affrontare le prove della vita, insieme a mamma Teresa.
Senza troppe parole, la tua testimonianza di servizio nella Polizia di Stato senza riserve è stata di esempio per la mia crescita personale e professionale. Come ricordavamo in una delle belle ultime sere trascorse serenamente insieme, da giovanissimo ausiliario della Pubblica Sicurezza in forza al Commissariato Tuscolano di Roma hai dovuto affrontare tante operazioni di ordine pubblico, ma anche di intervento per la difesa e l’incolumità personale di cittadini in difficoltà, nel servizio urbano di salvaguardia della sicurezza dei cittadini, di soccorso nelle calamità naturali o per eventi straordinari, come l’emergenza del terrorismo, degli attentati, del rapimento di Aldo Moro e del sacrificio di tantissimi tuoi colleghi delle Forze dell’Ordine, caduti nell’adempimento del dovere.
Ho riflettuto in questi giorni dolorosi della tua scomparsa inaspettata quanto ingiusta che questa operazione della “tua ultima difesa personale” nel cuore di una notte più nera del fumo, ti ha portato via in un attimo, dopo che per decenni hai affrontato tanti gravi rischi per la tua incolumità e la stessa vita al servizio del Paese e della collettività.
Da te ho appreso i primi elementari rudimenti di diritto e poi la passione per la legalità e per lo studio del diritto, l’impegno giornalistico di servizio disinteressato ai lettori. Grazie per avermi acquistato ancora giovanissimo una macchina da scrivere con la quale ho abbozzato i miei primi articoli per la pagina Lazio7 di Avvenire e per le altre testate giornalistiche, per le quali, anche per il tuo esempio, ho cercato sempre di sensibilizzare i lettori sui valori di solidarietà sociale, di senso dello Stato, di ispirazione di un senso critico nella valutazione di fatti e persone oggetto della cronaca.
Esserti stato vicino in questi anni, per tante stagioni della vita, mi ha arricchito del significato alto ed essenziale dell’esistenza e questo distacco inaspettato che ha reciso il nostro affetto terreno non ha minimamente scalfito il nostro rapporto spirituale che continuerà a legarci per sempre.
Grazie per quanto di buono hai saputo trasmettermi e grazie a tutti coloro che in questi giorni sofferti hanno mostrato tanta solidarietà e vicinanza alla nostra Famiglia.
Ciao papà Luigi, entra nella Pace e nella Luce dei Giusti del Signore.
Stefano Stefanini