Beni Culturali, SpA per la gestione dei servizi aggiuntivi nei siti museali
Roma – Il MiBACT è stato di parola nei confronti della Legge di Stabilità 2016. In data 16 marzo, è avvenuta la fusione tra ALES SpA (Arte Lavoro e Servizi), la società partecipata al 100% dal Ministero, e ARCUS SpA (Arte Cultura Spettacolo). È questa la premessa per un processo graduale in cui il Governo s’impegna al fine di fare impresa, ottenendo i massimi dai siti nazionali di cultura e turismo, ora per la maggior parte in mano a società e cooperative esterne che si occupano della gestione del personale e dei servizi dedicati al pubblico, e di riscuotere sponsorizzazioni milionarie.
Il Ministro Dario Franceschini dichiarava: “Grazie anche agli importanti miglioramenti introdotti nel corso del dibattito parlamentare, la cultura è diventata il cuore e l’anima della Legge di Stabilità 2016. Dopo gli anni dei tagli crescono le risorse per la cultura, con nuovi fondi per la tutela del patrimonio e i grandi progetti culturali. […] Rispetto al 2015, il bilancio del MiBACT aumenta del 27% nel 2016, superando i 2 miliardi di euro.”
Ma 2 miliardi sono una cifra irrisoria contro i quasi 81 miliardi prodotti da attività proficue in luogo di musei, monumenti, aree archeologiche (secondo il rapporto 2013 elaborato da Fondazione Symbola e Unioncamere) – intorno al 6% del PIL. Lo Stato si prepara a fare propri quegli 81 miliardi, che possono tanto crescere quanto diminuire, a seconda delle capacità che la cosa pubblica sarà in grado di dimostrare.
A volte i proventi originati da ristorazione, vendita di cataloghi e gadget, superano gli introiti garantiti dai soli ingressi del pubblico. MiBACT, supportata e agevolata da ALES e ARCUS, avrà modo di entrare in gestione diretta di questi aspetti, man mano che i contratti con in concessionari scadranno, al posto di venire spesso prorogati pressoché automaticamente come si è verificato finora.
ALES, costituita nel lontano 1997, per ragioni di risparmio e razionalizzazione si è unita ad ARCUS, nata nel 2004, a effetto operativo immediato. La risultante verrà presto articolata in due o più divisioni che manterranno le funzioni svolte dalle rispettive società in precedenza, a cominciare dalla gestione dell’Art Bonus, affidata da Franceschini ad ARCUS. La nuova ALES si occuperà così anche di tutti gli aspetti del rapporto tra pubblico e privato all’interno del Ministero, ma soprattutto dovrà creare una sezione che in futuro possa occuparsi anche dell’erogazione di servizi servizi aggiuntivi nei musei statali.
Un rinnovamento considerevole ha inoltre interessato quest’ultima, dal momento che un nuovo CdA si è insediato al comando della super potenza ARCUS-ALES: il nuovo amministratore delegato è Mario De Simoni, già direttore generale del Palaexpo di Roma; i consiglieri sono Marco Macchia, professore associato di diritto amministrativo all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, e Debora Rossi, attualmente responsabile degli Affari Legali, Istituzionali e delle Risorse Umane della Fondazione La Biennale di Venezia, di cui è anche direttore generale vicario.
Si è a lungo malignato che il MiBACT investisse somme di denaro eccessivamente in queste società, a fronte dei proventi registrati dal bilancio ministeriale, oltre a sostenere la possibilità che queste potessero avere una valenza politica. La gestione di queste SpA è rivelata finora decisamente problematica rispetto agli standard stabiliti da quanto concesso dal Ministero agli organi esterni ad ARCUS e ALES. Bisogna pensare che forse davvero l’iniziativa imprenditoriale messa in atto dal Ministero fosse operata al fine di far vincere la tutela e la valorizzazione del patrimonio nazionale sulla burocrazia paralizzante.
Ebbene, è giunto il momento di raccogliere i frutti derivanti da quest’impegno pluridecennale e offrire la propria fiducia alla scommessa che ci presenta il paesaggio odierno, nientediméno che un’alternativa ai privati più volte annunciata dallo stesso Ministro e attesa da tempo. Ancora una volta il sistema-Cultura italiano si conforma un po’ di più ai piani operativi in altri Paesi europei, per primo il modello francese della Réunion des Musées Nationaux, e l’investimento di risorse iniziale si fa sentire tutto.