I Macchiaioli al Bramante

Roma – E’ stata inaugurata la scorsa settimana al Chiostro del Bramante la mostra I Macchiaioli. Le collezioni svelate che potrà essere ammirata fino al 4 Settembre 2016. L’esposizione  riunisce, per la prima volta tutte insieme, le opere che rientrano nel più importante movimento pittorico italiano del XIX Secolo.

Oltre 110 opere, suddivise in sezioni, che offrono un quadro più ampio dell’Italia di quegli anni, di cui molte provenienti da collezioni private che spesso furono gli stessi autori a donare. Tra i protagonisti di questa corrente pittorica troviamo Telemaco Signorini, Federico Zandomeneghi, Giovanni Fattori, Giuseppe De Nittis, Cristiano Banti, Odoardo Borrani e Oscar Ghiglia, solo per citarne alcuni, ognuno dei quali con le proprie opere ha contribuito ad arricchire un capitolo importante della storia italiana, come è quello tra Ottocento e Novecento.

Questa esposizione, curata da Francesca Dini, non è solo un omaggio a questa particolare corrente pittorica, ma anche un modo per ringraziare quanti tra filantropi e mecenate hanno preservato e sostenuto i macchiaioli. Infatti ogni sezione di questa esposizione è dedicata ad ognuno di loro e alle loro collezioni private.

La prima sezione raccoglie le opere della collezione privata di Cristiano Banti (oggi conservate presso la Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti), un ricco pittore che svolse opera di mecenate, favorendo i suoi colleghi macchiaioli, acquistando opere come Le monachine di Vincenzo Cabianca, La raccolta del fieno in Maremma di Giovanni Fattori, I promessi sposi di Silvestro Lega, Ritratto del Marchese Capranica del Grillo e Ritratto della Marchesa Vettori di Giovanni Boldini; nella sua raccolta non poteva mancare Ritratto della figlia Alaide dello stesso Cristiano Banti.

La seconda sezione vede raccolta insieme la collezione del critico d’arte, fiancheggiatore e mecenate dei macchiaioli, Diego Martelli. Così si potranno ammirare, sempre provenienti da Palazzo Pitti, La Senna di Alphonse Maureau e Ritratto di Teresa Fabbrini Martelli di Giuseppe Abbati.

La terza sezione raccoglie le opere della collezione di Rinaldo Carriole, che conobbe i macchiaioli verso la fine riuscendo a raccogliere numerose loro opere, purtroppo però gran parte di queste furono smarrite nel periodo tra le due guerre mondiali, ma oggi possiamo comunque visionare alcune delle opere superstiti, Cavalleggeri in vedetta di Fattori, Casa sul botro e L’ora del riposo di Abbati, mentre di Silvestro Lega sono La visita in villa e il Ritratto di Carnielo.

La quarta sezione ospita la collezione privata dell’imprenditore torinese Edoardo Bruno, che è riuscito a collezionare un vero tesoro nella sua dimora fiorentina. Di questa quadreria fanno parte alcuni dei più noti capolavori dei macchiaioli, Cucitrici di camicie rosse (1863) di Odoardo Borrani – vera e propria icona della pittura macchiaiola – Le gramignaie al fiume (1896) di Niccolò Cannicci e Uliveta a Settignano (1885 circa) di Telemaco Signorini rimasto sino a oggi inedito. Ma il vero punto di forza sono i grandi quadri di Fattori come L’appello dopo la carica (1895), Incontro fatale (1900) e Marcatura dei cavalli in Maremma (1887).

La quinta sezione accoglie la collezione di Casa Sforni, dove il proprietario Gustavo Sforni accumulò le opere di Giovanni Fattori, queste opere sono tra le più suggestive, sopratutto per il loro piccolo formato. Compariranno per la prima volta davanti al grande pubblico, opere di Fattori  quali Le vedette, Cavallo sotto il pergolato e Ritratto di donna – La rossa, mentre di Oscar Ghiglia saranno in mostra Ritratto della moglie e Bambina con fiocco rosso, di Llewelyn Lloyd è invece Paesaggio rosa con figura, mentre di Mario Puccini è Contadina.

Dello scultore Mario Galli sono le opere esposte nella sesta sezione, da acuto e raffinato intenditore dei macchiaioli, tra le tante opere nella sua collezione sono giunti Casa e marina a Castiglioncello di Borrani, a La filatrice di Cabianca, e  Ciociara-Ritratto di Amalia Nollemberg di Fattori.

Della collezione di Enrico Checcucci, esposti nella settima sezione, fanno parte non solo alcune  opere di Fattori e Boldini, ma anche Pasture in montagna di Raffaello Sernesi e Signora in giardino di Vito D’Ancona. Nella ottava sezione sono accolte le opere del giurista Camillo Giussani, che oltre a impegnarsi nella ricostruzione post-bellica di Milano in qualità di consigliere comunale, aveva anche la passione per l’arte. Alla sua collezione appartengono opere di vari artisti, come Federico Zandomeneghi con Place du tertre e Il giubbetto rosso, De Nittis con Place de la Concorde, Emile Claus con Maison en briques e Alberto Pasini con Accampamento in Persia. Ci sono anche Marina a Castiglioncello di Sernesi, Analfabeta di Borrani e di Signorini sono Piazzetta a Settignano e Sulla terrazza a Riomaggiore.

Nella nona sezione sono ospitate le opere di Mario Borgiotti, che insieme a Mario Galli, fu uno dei massimi divulgatori delle opere dei macchiaioli. Il suo nome è legato a tante pionieristiche pubblicazioni, ma  viene ricordato sopratutto per aver sottratto al mercato inglese Il Ponte Vecchio a Firenze di Telemaco Signorini.

Questa sfarzosa esposizione, che ci regala la possibilità di fare un viaggio nel Ottocento e Novecento italiano grazie anche al catalogo edito da Skira, è patrocinata dall’Assessorato Cultura e Turismo del Comune di Roma, prodotta e organizzata da Dart-Chiostro del Bramante e Arthemisia Group.

©Futuro Europa®

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