La felicità è un sistema complesso (Film, 2015)
Un film strano, bizzarro, irrisolto ma affascinante la quinta opera di Gianni Zanasi (1965), geniale allievo di Nanni Moretti, incerto tra realtà e sogno, dramma e commedia, sentimento e passione.
In breve la trama. Enrico Giusti (Mastandrea) fa un lavoro assurdo: convince imprenditori incapaci a vendere quote aziendali per evitare il fallimento. Enrico è un idealista, memore degli errori di un padre che ha ridotto in briciole la sua impresa ed è scappato all’estero. Vorrebbe impedire i licenziamenti di massa, ma non è questo lo scopo dei Bernini (Battiston e Celio), suoi perfidi datori di lavoro interessati solo al profitto. Per completare il quadro Enrico deve badare a un fratello immaturo e irresponsabile (De Angelis) che un giorno lascia a casa sua Avinoam (Yaron), una ragazza israeliana che complica non poco la sua vita. Incontrare la bella israeliana e subito dopo due ragazzini (Filippo De Carli e Camilla Martini) rimasti orfani dei genitori, imprenditori di una multinazionale che dà lavoro a migliaia di dipendenti, cambierà la sua vita.
Zanasi ha uno stile riconoscibile composto da musica intensa, onirici piani sequenza, movimenti di macchina mai scontati, sequenze prive di dialogo accompagnate da musica intensa (del bravo Niccolò Contessa) e fotografia evocativa. Il limite sta nella sceneggiatura, che non pare interessare più di tanto al regista, e nella sequenza logica degli eventi. Per esempio la parte onirica finale risulta abbastanza ermetica, anche se viene interpretata come il desiderio di Enrico di guidare un gruppo di giovani che vogliono cambiare le regole del gioco.
La felicità è un sistema complesso resta un film importante che sembra impossibile vedere confinato ai circuiti d’essai e ai cineclub, perché affronta con leggerezza un grave problema della società contemporanea. Candidato ai Dabvvid di Donatello per miglior attore non protagonista (Giuseppe Battiston) e per canzone originale (la surreale e ispirata Torta di noi). Atto di accusa senza via di scampo: le crisi aziendali e le imprese che chiudono mandando a casa dipendenti sono frutto di scelte scellerate compiute da dirigenti incapaci.
Paragonabile per forza dirompente a La classe operaia va in Paradiso, ma non siamo più negli anni Settanta, adesso i nostri fine settimana cinematografici scorrono tra Batman e Kung-fu Panda. Nel posto dove vivo aziende come le Acciaierie di Piombino vanno in malora ma intorno a noi imperano leggerezza e disimpegno. Nessuno pensa di programmare un film come questo che potrebbe assurgere a simbolo e monito per una società in crisi. Abbiamo visto La felicità è un sistema complesso grazie al Piccolo Cineclub Tirreno di Follonica, una delle poche realtà maremmane capaci di regalare vera cultura cinematografica in provincia.
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Regia: Gianni Zanasi. Soggetto: Gianni Zanasi. Sceneggiatura. Gianni Zanasi, Lorenzo Favella, Michele Pellegrini. Fotografia: Vladan Radovic. Montaggio: Ugo De Rossi. Scenografia: Roberto De Angelis. Costumi: Grazia Colombini. Distribuzione: Bim. Musiche: Niccolò Contessa (I Cani). Durata: 117’. Genere: commedia/drammatico. Interpreti: Valerio Mastandrea (Enrico Giusti), Carlo Battiston (Carlo Bernini), Hadas Yaron (Avinoam), Filippo De Carli (Filippo Lievi), Camilla Martini (Camilla Lievi), Maurizio Donadoni (zio Umberto), Teco Celio (Bernini senior), Daniele De Angelis (Nicola Giusti), Maurizio Lastrico, Paolo Briguglia, Domenico Diele, Matteo Martari.
[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]