Sicilia, allarme per il mercato delle arance

Negli ultimi quindici anni, in Sicilia, una pianta di arance su tre (31%) è stata tagliata, ma si è verificato anche il dimezzamento dei limoni (-50%) e una riduzione del 38% delle piante di clementine e mandarini. Sono andati persi 60mila ettari di agrumi e ne sono rimasti 124mila, dei quali 30mila in Calabria e 71mila in Sicilia.

L’allarme sulla strage in atto è stato lanciato a Catania da migliaia di agricoltori scesi in piazza per difendere uno dei principali simboli del Made in Italy agroalimentare. Sotto accusa i prezzi pagati agli agricoltori che non riescono neanche a coprire i costi di raccolta a causa della concorrenza sleale dei prodotti importati dall’estero, in una situazione di dumping economico, sociale ed ambientale.

Il disboscamento delle campagne italiane ha favorito l’invasione di frutta straniera con le importazioni di agrumi freschi e secchi che negli ultimi 15 anni sono praticamente raddoppiate per raggiungere, nel 2015, il massimo storico di 480 milioni di chili. Ma vanno anche considerate le importazioni di succo d’arancio dall’estero che arrivano spesso in Italia da Paesi extracomunitari attraverso triangolazioni. La conseguenza è un calo dei consumi che sono scesi per le arance sotto i 15 chili a persona all’anno, per effetto di una diminuzione, negli ultimi quindici anni, di oltre il 20% per le arance fino ad oltre il 50% per i mandarini, mentre le clementine sono l’unica tipologia di agrumi in leggera crescita.

Questo andamento drammatico ha effetti pesanti sul piano economico ed occupazionale delle aziende agricole, ormai ridotte alla chiusura. È necessario intervenire con misure di trasparenza per promuovere i consumi sul mercato interno e favorire le esportazioni. Rendere obbligatoria l’indicazione di provenienza in etichetta della frutta utilizzata nelle bevande e fermare la vendita in Italia delle aranciate senza arance.

La Coldiretti denuncia che a distanza di un anno e mezzo dall’approvazione da parte del Parlamento italiano della legge che aumenta la quantità minima di succo nelle bibite a base d’arancia dal 12 al  20% non è stato ancora emanato il decreto applicativo. Solo alcune imprese del settore hanno scelto volontariamente di utilizzare arance 100% italiane o d’innalzare il contenuto di succo al 20%.

Unica notizia positiva è che sta per partire per Dubai il primo carico di arance calabresi, la capitale di uno dei sette Emirati sarà la sede di Expo nel 2020. Ma serve rimuovere gli ostacoli strutturali che determinano uno svantaggio competitivo per le nostre imprese, con regole troppo morbide sulle importazioni dall’estero dove spesso vengono utilizzati prodotti chimici vietati in Italia, controlli qualitativi più stringenti anche sulla reale provenienza della frutta in vendita e rivedere i costi aggiuntivi dovuti dall’arretratezza del sistema di trasporti, visto che la maggior parte dei prodotti arriva dal Nord Africa.

Insomma serve un Governo più attento e più incisivo in Europa; il Ministro Martina, recentemente, ha perorato la causa delle etichette durante i lavori del Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura dell’UE ma non ha ottenuto nulla e l’Italia resta sempre a mani vuote.

©Futuro Europa®

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