Io sono mia (Film, 1978)
Sofia Scandurra (Roma, 1937-2014) è una scrittrice-sceneggiatrice, autrice di documentari che nel campo della fiction realizza solo questo lungometraggio a soggetto, tratto da un romanzo femminista di Dacia Maraini. Negli anni Settanta si facevano anche simili operazioni, programmatiche e ideologiche quanto si vuole, lavori a progetto, didascalici, ma ben confezionati da un punto di vista tecnico e persino piacevoli da guardare per la presenza di un ottimo cast e di un’ambientazione suggestiva. Scandurra, Maraini e Lù scrivono una storia femminista, realizzata da un cast tecnico di sole donne, con pochi uomini nelle vesti di attori, ma nessuno di loro – a parte il ragazzino – fa una bella figura. Vince il Premio Madrid, coproduzione italo-spagnola di alto livello, ben interpretata da Sandrelli (affascinante e sexy) e Placido (ancora bello e maledetto), senza sottovalutare l’apporto di Schneider, Rabal, Henkel e Hüber.
La storia racconta la liberazione sessuale di Vannina (Sandrelli), donna sottomessa a un marito rozzo e maschilista come Giacinto (Placido), che prima lo tradisce con un ragazzino (Ricciardi), quindi si dedica alla lotta femminista e all’amore omosessuale con Suna (Schneider). Tra dramma personale, erotismo coinvolgente, belle riprese in un’isola del mediterraneo, Vanina diventerà libera e accetterà di portare avanti in solitudine la sua condizione di donna emancipata.
Il film vive soprattutto grazie alla bellezza solare di Stefania Sandrelli, che con la sola presenza illumina lo schermo e interpreta alcune audaci sequenze erotiche. Il personaggio di Michele Placido è molto convenzionale, un marito come forse un tempo esistevano, ma fin troppo incapace di capire le esigenze della moglie. Maria Schneider è una donna tormentata dai dubbi, dal pessimo rapporto con il padre e da una malattia invalidante.
Il limite della pellicola è insito nella volontà di trasformarsi in film-manifesto, scritto e realizzato da donne, con musiche femministe di Giovanna Marini, addirittura montaggio e fotografia realizzati da donne. Alla base di tutto c’è il progetto di imbastire una cinematografia al femminile che non decollerà mai. Sofia Scandurra resterà travolta dallo scarso successo del film, che in ogni caso presenta momenti interessanti soprattutto nella fotografia insulare e negli spontanei ritratti femminili. Indicativa dei tempi la ribellione delle abitanti di un paesino contro una serie di discorsi femministi ritenuti ancora inaccettabili.
Un film scritto per contribuire alla liberazione della donna, alla sua emancipazione, al tempo stroncato da una serie di critici maschi, in una sorta di guerra tra sessi che per un certo periodo ha caratterizzato la vita sociale italiana. Maraini e Scandurra potevano fare di meglio, certo, ma riescono comunque a mettere il dito sulla piaga di molte cose che al tempo non vanno nel rapporto tra uomo e donna. Da rivedere.
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Regia: Sofia Scandurra. Soggetto: Dacia Maraini (dal romanzo Donne in guerra). Sceneggiatura. Dacia Maraini, Sofia Scandurra, Lù Leone. Fotografia. Nurith Aviv. Montaggio: Gabriella Cristiani. Musiche: Giovanna Marini. Costumi: Paola Carloni. Produttore: Silvio Clementelli. Paesi Produzione: Italia/Spagna. Durata. 95’. Genere: Drammatico/ Erotico/Politico. Interpreti: Stefania Sandrelli, Michele Placido, Maria Schneider, Walter Ricciardi, Rafael Machado, Grisha Hüber, Francisco Rabal, Anna Henkel, Anton Diffring, Gisella Burinato.
[NdR – L’autore dell’articolo ha un suo blog “La Cineteca di Caino”]