Helicopter Money, il nuovo bazooka di Draghi
Nel 2002 l’ex presidente della Fed, Ben Bernanke, prese a prestito l’espressione coniata da Milton Friedman nel 1969, ‘Helicopter Money’, e l’usò per dichiarare che una maggiore quantità di moneta in circolazione avrebbe potuto finanziare tagli alle tasse e funzionare “quasi sicuramente [come] un efficace stimolo per i consumi e dunque per i prezzi”, questo gli valse anche l’appellativo di “Helicopter Ben”.
Il tema è ridiventato attuale considerando che gli interventi relativi al Quantitative Easing, aumentato da 60 a 80 miliardi di euro, ed avere portato i tassi in zona negativa, non hanno portato i benefici attesi con la ripresa della deflazione. L’immissione di contante sul mercato dei finanziamenti attraverso il sistema bancario, in uno scenario di stipendi fermi e di alta disoccupazione, non ha prodotto i risultati che ci si aspettava in quanto comunque trattasi di soldi prestati ai consumatori che poi devono restituirli, un indebitamento che comunque costa al cittadino tra l’8 ed il 10%.
L’idea di un secondo bazooka di Draghi consta quindi dell’idea di finanziare direttamente i cittadini in modo da aumentarne la propensione al consumo, questo non attraverso meccanismi cervellotici ed incerti come quelli ideati dai renzi-boys, ma con efficaci e dirette riduzioni delle tasse. Resta da sottolineare come le politiche di QE in altri paesi come Stati Uniti, Regno Unito e Giappone (con molti distinguo) abbiano funzionato rendendo inutile il ricorso all’Helicopter Money, ma in questi casi il QE funzionava come acquisto diretto di titoli di debito pubblico e quindi si riversava in maniera diretta sui consumi, cosa non possibile in Europa. Si torna al solito problema che in questi paesi esiste una unica politica monetaria e finanziaria, mentre l’Europa deve fare i conti con 28 diverse politiche nazionali e le differenti sensibilità che esistono, ad esempio, tra Germania ed Italia, o tra Danimarca e Grecia.
Altro limite che viene al programma di intervento diretto della BCE nella riduzione delle tasse e quindi alla distribuzione di denaro direttamente ai cittadini è dato dallo statuto istitutivo della Banca Centrale che vieta questo tipo di attività. L’economista Andrew Watt ha proposto un meccanismo parallelo che prevedrebbe l’emissione di obbligazione da parte della BEI ed il successivo acquisto delle stesse da parte della BCE. Ma per capire quanto l’Europa sia bloccata nelle politiche da seguire e nei passi da intraprendere, basta leggere la dichiarazione in merito di Jens Weidmann, Governatore della Bundesbank ed in perenne conflitto con il Governatore della BCE Mario Draghi: “L’helicopter money non è una manna che cade dal cielo, quello che farà è creare buchi enormi nel bilancio della banca centrale. Alla fine saranno i paesi membri dell’area euro e i suoi contribuenti a pagare il conto e il comparto che più ne subirà le conseguenze maggiormente negative sarà proprio quello più disastrato, il settore bancario”.
Come si vede l’attuazione del programma di Helicopter Money è tutt’altro che semplice, gli strumenti che servirebbero si scontrano con le norme statutarie della BCE e con le resistenze di alcuni paesi, inoltre non sanerebbero le condizioni di bilancio delle banche che sono piene di crediti inesigibili. Da valutare anche l’impatto di un eventuale ulteriore fallimento, le implicazioni politiche che avrebbero l’aspetto positivo, per i politici, di riversare denaro fresco nelle tasche degli elettori, ma comporterebbero la scelta dei beneficiari ed i metodi di erogazione. Resta forte l’auspicio che se si riuscisse a raggiungere l’obiettivo di stimolare la crescita tramite l’aumento della domanda interna e dell’inflazione sarebbe un ottimo viatico per l’economia.