Affari e veleni

L’inchiesta della Procura di Potenza sta confermando uno tra i peggiori aspetti della vita italiana: l’esistenza di “comitati di affari”, dediti a mettere le mani sul denaro legato alle opere pubbliche o a contratti che comunque riguardano lo Stato.

Non è certo un fatto nuovo. Nei miei anni di Direttore Generale degli Affari Economici alla Farnesina,  che coincisero con Mani Pulite, di cosche affaristiche ne ho scoperte e, spesso assieme a Mario Draghi, allora Direttore del Tesoro, ne ho denunciate parecchie, con risultati spesso devastanti per i responsabili (per esempio nella SACE). Non mi illudo certo che una pratica diffusa sia sparita o possa essere eliminata del tutto. Ma va combattuta e per questo ben venga la vigilanza di una Magistratura indipendente e coraggiosa.

Perché si parla di “comitati”, “gruppi”, “cosche”? Perché gli affari loschi esigono in genere una rete  che va da imprenditori di pochi scrupoli ad amministratori pubblici corruttibili, passando per gli inevitabili intermediari (in altri paesi li chiamano “facilitatori”). Figure spregevoli perché completamente parassitarie, ma anche necessarie ai loschi affari. Il corrotto e il corruttore raramente rischiano contatti diretti. Da qui l’esigenza di qualcuno che attui da paravento fra di loro. Questi intermediari non sono dei lobbysti più o meno riconosciuti e legittimi (come ne esistono per esempio negli Stati Uniti), ma veri e propri trafficanti di influenze. Il compagno di Federica Guidi, Gemelli, è uno dei tanti esempi di un tipo più diffuso di quanto si pensi e non solo da noi, ma in tutti quei Paesi in cui esistano amministratori pubblici corruttibili e affaristi disposti a corromperli. Le telefonate intercettate a Potenza sono un modello, quasi un “text-book” di come funzionano. È triste che vi sia incappata una donna di notevoli meriti e Ministro della Repubblica. Giorgia Meloni ha protestato contro le speculazioni sulla vita privata della signora Guidi. Ciò le fa onore, solo che non si tratta di vita privata, quando in ballo ci sono attività di carattere pubblico. Fino a che punto vanno le responsabilità dell’ex Ministro, al di là dell’ovvia inopportunità del suo operato? Dalle varie intercettazioni emergerebbe che essa avrebbe rimproverato al suo compagno di “servirsi di lei”. E lei stessa, dopo l’interrogatorio di Potenza, ha detto che i PM la considererebbero “parte lesa”. Può darsi. Fa però specie che una persona dell’esperienza e con il passato professionale di Federica Guidi si sia fidata di un tipo come Gemelli, che, francamente, basta vederlo per capire che tipo è. L’amore è cieco, si sa, ma ci sono limiti a tutto e quando si riveste una funzione pubblica, il dovere della prudenza e della responsabilità è molto più forte che per un privato.

Nell’inchiesta è finito anche il Capo di SM della Marina, l’Ammiraglio De Giorgi. La  cosa mi dispiace moltissimo, per la fede che ho da sempre nelle nostre Forze Armate e specialmente nella Marina Militare. Alla NATO ho conosciuto tutti i suoi vertici, ho lavorato gomito a gomito con loro, e li ho sempre considerati tra i migliori servitori della Patria, professionalmente preparati e alieni da qualsiasi calcolo di profitto personale. Non ho capito bene di cosa si accusi De Giorgi (ha fatto lobby legittima per l’approvazione della Legge Navale? Ha profittato personalmente?). Mi auguro che i giudici, tanto rapidi nel diffondere illecitamente i contenuti delle intercettazioni che dovrebbero essere coperti dal segreto istruttorio, siano altrettanto solerti nel chiarire tutti i punti dubbi, perseguire i veri colpevoli e restituire l’onore a chi lo merita.

Sulle intercettazioni ho scritto più volte quello che penso: 1. Sono uno strumento d’indagine indispensabile. Guai a eliminarlo. 2. Vanno circondate delle garanzie necessarie. 3. Mai, dico mai, dovrebbero essere rese pubbliche prima del dibattimento orale. Non c’è diritto all’informazione che tenga!

Questa opinione è rafforzata dall’essere spuntato, nelle intercettazioni di Potenza, il nome del Ministro dei Lavori Pubblici Graziano Delrio, persona universalmente considerata incorruttibile. E difatti gli accenni su di lui sono tangenziali, ambigui, fanno piuttosto pensare che la cosca affaristica lo considerasse un ostacolo. Il punto grave è che si sia parlato di un “dossier” dei Carabinieri su di lui e presunti suoi contatti con la mafia. È un fatto che riporta alla peggiore Italia dei veleni, quella dei dossier anonimi che circolano, spuntati da non si sa bene dove, sono in genere vere e proprie bufale, ma riescono egualmente a fare danno, agli occhi di un’opinione pubblica volta a giudicare approssimativamente e disposta a credere sempre al peggio. Fa bene Delrio a rivolgersi alla Procura della Repubblica e speriamo che almeno questo miasma di fogna si dissipi presto.

A proposito di miasmi: la gazzarra sollevata dai grillini contro il Governo è tra i peggiori esempi di degradazione politica che mi sia dato ricordare, almeno dai tempi del minacciato impeachment a Giorgio Napolitano. I 5 Stelle sono naturalmente del tutto liberi di fare opposizione al Governo, ma con argomenti politici. Accusare il PD e Renzi di aver preso i soldi dei petrolieri è invece pura e semplice diffamazione. Spero proprio che la querela annunciata da Renzi abbia seguito e che la Giustizia si pronunci rapidamente. Se quello che Grillo sostiene fosse vero, “fiat justitia et pereat mundus”! Altrimenti, è l’ora che in Italia qualcuno cominci a pagare per gli insulti gratuiti, gli attacchi alle istituzioni e la pura e semplice diffamazione. È da molto tempo che ciò non accade, forse da quando Giovanni Guareschi finì in carcere per aver diffamato De Gasperi, in un’Italia più semplice e forse migliore. Ma se non si torna ad applicare la legge, non avremo mai una politica che sia dialettica tra idee diverse e non rissa da taverna.

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