Panama Papers: chi c’è, chi no, chi forse

Sono 100 i nomi degli italiani con i conti offshore, pare. Nei Panama Papers, si legge sulla lista pubblicata da L’Espresso, ci sono Valentino Garavani, Luca Cordero di Montezemolo, Barbara D’Urso e Carlo Verdone che si sono già difesi attraverso i loro avvocati, sostenendo di non aver commesso nessun illecito. Oltre a loro, nell’elenco di chi ha società in paradiso, certo fiscale, compaiono Adriano Chimenti, gioielliere di Vicenza, ma anche armatori come Giovanni Fagioli di Reggio Emilia, commercialisti come Gianluca Apolloni a Roma e Alessandra Faraone a Milano. Ma anche manager e avvocati, immobiliaristi ed editori: Valentino Villevielle e Flavio Silvia Villevielle Bideri, del gruppo Bideri.

Se il nome del vip di turno finisce nei Panama Papers occorre difendersi, per salvaguardare la propria rispettabilità. Iniziando da Barbara D’Urso che ha diffidato formalmente L’Espresso dal divulgare notizie “lacunose e gravemente lesive della sua immagine”. Il motivo è argomentato dal suo avvocato, Enrico Adriano Raffaelli, e fa riferimento ad una società mai operativa e oggi già chiusa. “La posizione della sig.ra D’Urso – si legge nella diffida – sarebbe stata strumentalmente ed in modo suggestivo accostata a condotte totalmente diverse, attuali e molto gravi, se non persino illecite”.

Impara l’arte e mettila da parte. Anzi no, in uno società offshore. Secondo il Guardian, lo studio legale Mossack Fonseca ha un ruolo fondamentale nella disputa legale in corso negli Stati Uniti tra la Helly Nahmad Gallery di New York e gli eredi del mercante d’arte ebreo Oscar Stettinger, a cui il dipinto “Uomo seduto con bastone”, di Amedeo Modigliani, era stato sottratto nella Seconda Guerra mondiale. Sinora la famiglia Nahmad aveva sempre negato che il quadro fosse di sua proprietà, affermando che apparteneva alla società offshore International Art Center, registrata a Panama. E proprio dai Panama Papers emerge che lo studio Mossack Fonseca avrebbe aiutato la famiglia Nahamad a creare nel 1995 la società offshore poi utilizzata dai commercianti d’arte. Secondo L’Espresso – tra le testate scelte dal consorzio internazionale che sta filtrando e pubblicando i Panama Papers – ci sarebbero altri casi simili che riguardano opere d’arte.

Tornando in Italia, i vip finiti nei Panama Papers si difendono. Luca Cordero di Montezemolo ha precisato di “non possedere alcuna società offshore né alcun conto estero e soprattutto di non aver commesso alcun illecito”. I fatti si riferiscono a nove anni fa, periodo della presidenza di Confindustria, Fiat e Ferrari: “Allora – ha aggiunto Montezemolo – mi furono proposti dai miei consulenti finanziari investimenti mai realizzati”. Anche Carlo Verdone non vuole avere nulla a che fare con i paradisi fiscali. “Carlo Verdone – scrivono i suoi legali – non è titolare di nessun conto o proprietà all’estero, neanche per interposta persona”. Meglio chiarire subito la propria estraneità perché il governo promette di scovare tutti gli eventuali colpevoli di evasione: “Chi fosse stato a Panama per nascondere patrimoni e non abbia mai fatto il monitoraggio fiscale né la voluntary disclosure – ha detto il viceministro all’Economia, Enrico Zanetti – sarà sottoposto ad accertamenti. Le sanzioni sono molto pesanti”. La voluntary si è chiusa lo scorso dicembre e l’esecutivo ha deciso di non prolungarla.

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