Commissione UE, ritornano i Visti da USA e Canada?
In occasione del Collegio dei Commissari in programma a Strasburgo, lo scorso martedì la Commissione europea ha discusso un tema piuttosto delicato sul fronte dei rapporti internazionali: la mancanza di reciprocità nell’esenzione dei visti di ingresso tra gli USA e il Canada, da un lato, e alcuni Stati membri dell’Unione europea. In altre parole, nei prossimi mesi l’UE potrebbe decidere di chiedere nuovamente ai cittadini statunitensi e canadesi un visto per accedere al territorio europeo. Questo perché i due paesi mantengono ancora l’obbligo di visto per alcuni Stati membri dell’UE, considerati ancora non conformi agli standard internazionali: gli Stati Uniti richiedono il documento ai cittadini di Bulgaria, Polonia, Cipro e Romania, mentre il Canada a quelli di Repubblica Ceca, Romania e Bulgaria. Il motivo della “discriminazione” è il non riconoscimento del cosiddetto “Visa Waiver”, che consente ai viaggiatori di rimanere in Nord America fino a tre mesi per turismo o per lavoro senza richiedere il visto.
Tale situazione è tornata improvvisamente attuale a causa di una clausola legislativa scaduta il 12 aprile, secondo la quale l’esecutivo europeo è costretto a esprimersi sul tema della non reciprocità dopo che siano trascorsi 24 mesi dalle condizioni di irregolarità. In presenza di queste condizioni, come confermato dalla portavoce della Commissione Mina Andreeva, si potrebbe discutere di una possibile sospensione temporanea di un anno dal regime di esenzione dei visti. Le consultazioni dei giorni scorsi hanno però condotto a una proroga sulla decisione fino al prossimo 12 luglio 2016, per valutare l’adozione di misure che potrebbero creare problemi non indifferenti nei rapporti con i due grandi paesi d’oltreoceano. Al momento la Commissione Juncker ha semplicemente invitato il Parlamento europeo e il Consiglio ad avviare urgentemente una discussione sul tema e a prendere una posizione sul da farsi, appunto entro la data estiva prestabilita. Le conseguenze di una possibile sospensione dell’esenzione dei visti potrebbero portare a effetti imprevisti sia sul piano diplomatico che economico, in particolare alla luce di futuri accordi economici come il TTIP e i flussi turistici di massa che ogni giorno dalle Americhe giungono in Europa.
Dimitris Avramopoulos, Commissario UE agli affari interni: «La reciprocità nei visti è un elemento fondamentale della politica comune dell’UE. i cittadini europei si aspettano giustamente di viaggiare senza visto in ogni paese terzo i cui cittadini possono entrare liberamente nell’area Schengen. La piena reciprocità sui visti resterà alta nell’agenda delle nostre relazioni bilaterali con questi Paesi, e continueremo a perseguire un risultato bilanciato ed equo».
Anche l’Italia non è immune dalle misure restrittive imposte dagli Stati Uniti. Dall’inizio di aprile, infatti, sono operative le procedure rivolte ai Paesi facenti parte del Visa Waiver Program e che accettano per l’Esta (la procedura on line per ottenere i permessi) solo il passaporto biometrico-elettronico (dotato di chip). L’Esta viene inoltre sospeso e sostituito dall’obbligo del visto per chiunque abbia visitato negli ultimi cinque anni Paesi come l’Iran, Iraq, Sudan e Siria. Il Canada invece richiede l’eTA, un’autorizzazione elettronica per viaggiare o anche solo transitare nel territorio.
In seguito agli attentati di Bruxelles, per l’Europa sarà in ogni caso un periodo di grandi trasformazioni in tema di mobilità e sicurezza. Viaggiare richiederà più tempo, tra controlli più rigidi e inasprimento delle procedure per ottenere i permessi. Per rafforzare la sicurezza nelle aree check-in degli scali, le autorità europee vogliono introdurre un primo controllo all’entrata degli aeroporti, con metal detector e controllo di biglietto e passaporto. Si tratta dunque solo di una questione di maggiore sicurezza, oppure le dinamiche commerciali e di potere la faranno ancora da padrone?