Consiglio d’Europa, Conferenza dei Ministri dell’istruzione
La “25° Conferenza dei Ministri dell’Istruzione” del Consiglio d’Europa si è conclusa con l’approvazione di una Dichiarazione finale in cui si ribadisce, ancora una volta, se mai ce ne fosse stato bisogno, l’importanza di un tipo di educazione improntato al “modello democratico” di tipo “attivo” durante tutta la vita, anche, come strumento di prevenzione di episodi di estremismo violento e populismo che minano le basi democratiche su cui l’Europa si fonda e che hanno fatto sì che fosse quello che noi tutti oggi possiamo vedere e ciò da cui traiamo giovamento, destabilizzandola e destituendo di validità i principi e i valori su cui questa poggia le sue radici.
In linea con il “Piano d’azione” adottato dal Comitato dei Ministri il 19 maggio 2015, la Conferenza intende “garantire la democrazia attraverso l’Educazione. Lo sviluppo di un quadro di riferimento di competenze per la costituzione di una Cultura Democratica” e intende, altresì, fare in modo che “possibili soluzioni, basate sui principi del Consiglio d’Europa, nuove sfide educative per la nascita di un modello di cittadinanza a livello nazionale, europeo e mondiale siano realizzati”. L’insegnamento della democrazia e dei valori democratici rientra nell’ambito delle attività del Consiglio d’Europa, per la lotta contro la radicalizzazione e per la promozione delle società inclusive.
I Ministri della Pubblica Istruzione si sono riuniti proprio per pianificare l’adozione di un sistema di regole e di modalità comportamentali che agevolino e promuovano lo sviluppo di un “sentimento di appartenenza” e la conoscenza della propria terra, della sua cultura e storia che renda possibile l’effettiva e consapevole partecipazione allo sviluppo del proprio territorio e comunità in una prospettiva di sostenibilità e partecipazione responsabile alla costruzione del futuro di ogni singolo essere umano.
Lo stato di fatto da cui si è partiti è che la globalizzazione, le migrazioni, le innovazioni tecnologiche e le nuove scoperte scientifiche, i problemi di geopolitica internazionale sia a livello macroeconomico che ambientalista nell’intero Pianeta, la “sicurezza” di tutti e di ciascuno hanno e stanno modificando profondamente ed irreversibilmente il “sistema di vita” dell’Umanità intera. Il tipo di trasformazioni culturali, economico-sociali e socio-antropologiche a cui stiamo assistendo è vero che possono consentire grandi opportunità e possono aumentare il benessere diffuso degli individui, ma, in funzione di come il cambiamento è gestito e dell’indirizzo che può prendere, contemporaneamente, è un dato di fatto che contribuisce, parimenti, all’aumento dei rischi di esclusione sociale e di “deriva sociale” con un incremento dei fenomeni di emarginazione, soprattutto per le categorie più deboli e a rischio.
Ecco che quindi comprendiamo appieno il senso ultimo della “Conferenza dei Ministri dell’Istruzione del Consiglio d’Europa”: riflettere, attraverso le metodologie educative e formative sulle competenze/nozioni che occorre far in modo che siano acquisiti affinché si possa divenire effettivamente protagonisti della costruzione del proprio futuro e non subirlo, correndo il rischio di restare ai margini della società. E sono gli avvenimenti quotidiani a dimostrare questa necessità: la recrudescenza di estremismo violento non ne è che uno degli esempi possibili che mette in luce come la “missione democratica” dell’istruzione e il ruolo della scuola, come prima istituzione in cui i bambini, fin dai primissimi anni, possono conoscere e imparare ad utilizzare ed esercitare la democrazia e i suoi valori, debbano essere promossi e valorizzati.
Scuola che contribuisce allo sviluppo di un senso di responsabilità civica e di comprensione interculturale e che, in un momento storico in cui il problema della migrazione e dei rifugiati politici e di tale e tanta portata da divenire una vera e propria sfida per i diversi Governi e i relativi sistemi d’istruzione, diventa “strumento” d’elezione per la formazione e il radicamento di una nuova forma di coscienza civica per i cittadini dell’Unione, in modo che le possibilità di discriminazione e razzismo siano arginate con efficacia fin dai loro primi inizi.
Questo è il contesto in cui è fondamentale l’impegno del Consiglio d’Europa che, per mezzo di scambi, dialogo e condivisione di posizioni comuni, adottate congiuntamente dai 50 Stati che fanno parte della “Convenzione culturale europea”, si adopera, quotidianamente, affinché tutti gli “attori educativi” e leader politici apportino il proprio contributo concreto per far sì che i “sistemi d’istruzione europei” e le istituzioni dedichino all’insegnamento dei valori della democrazia, ma anche alla comprensione critica, alle competenze e ai comportamenti necessarie per esercitarle, l’attenzione che meritano.