Turchia-Iran, verso una cooperazione costruttiva?
Turchia e Turchia si sono impegnati ad “eliminare gli ostacoli” presenti sulla via verso una migliore cooperazione economica tra i due Paesi, in completa opposizione sul conflitto siriano, dopo la fine delle sanzioni internazionali contro Teheran. Il tutto in margine al controverso tredicesimo summit dell’OCI (Organizzazione per la Cooperazione Islamica) ospitato da Erdogan.
“Ridurre i punti di disaccordo darà dei benefici ai nostri due Paesi”, ha dichiarato il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan durante una conferenza stampa tenuta insieme al suo omologo iraniano Hassan Rohani, alla fine di una riunione nel palazzo di Erdogan ad Ankara dove hanno co-presieduto un Consiglio di cooperazione strategica. L’incontro è avvenuto all’indomani delle pesanti critiche rivolte all’Iran dagli altri partecipanti al summit dell’OCI. Rohani ha boicottato la seduta di chiusura per protestare contro la chiamata in causa dell’Iran, accusato nel comunicato finale di appoggiare il “terrorismo”. “La relazione Turchia-Iran ha purtroppo subito un pesante declino negli ultimi anni. Gli scambi commerciali sono scesi a 10 milioni di dollari per via delle sanzioni contro l’Iran, ha dichiarato Erdogan. “Penso che miglioreremo la situazione e raggiungeremo l’obbiettivo di 30 milioni di dollari in un futuro molto prossimo”, ha poi precisato. Da parte sua Rohani ha risposto che “gli ostacoli vanno eliminati”, riferendosi alle conseguenze dell’embargo contro l’Iran. “Le banche turche possono aprire le loro succursali in Iran”, insistendo sulla necessità di sviluppare la cooperazione bancaria e finanziaria. Il dirigente iraniano ha chiesto anche maggiore cooperazione in campo energetico. Ankara dipende dalla Russia e dall’Iran per i suoi approvvigionamenti in petrolio e gas, ma potrebbe privilegiare Teheran per via del netto raffreddamento delle sue relazioni con Mosca, in seguito all’abbattimento di un aereo russo in Turchia.
Hassan Rohani ha tuttavia ammesso l’esistenza di sostanziali differenze su alcune questioni che ha definito “autentiche” manifestando tuttavia, come il suo omologo turco, la volontà di calmare i conflitti nella regione. Ankara e Teheran sono in contrasto soprattutto sulla Siria, l’Iran a maggioranza sciita finanzia e appoggia militarmente il regime di Bachar al-Assad, mentre la Turchia, alleata dell’Arabia Saudita a maggioranza sunnita, aiuta i gruppi di ribelli. “Quello che conta è l’unità del mondo arabo”, ha dichiarato Rohani, “Dobbiamo dire al mondo: la nostra identità è l’Islam, che sia sunnita o sciita, o altro”, ha precisato. L’OCI aveva condannato poche ore prima “il sostegno continuo al terrorismo” da parte dell’Iran, e la sua “ingerenza negli affari interni degli Stati della regione e degli altri Stati membri, compresi Barhein, Yemen, Siria e Somalia.” Sono 56 i Paesi rappresentanti al summit dell’OCI. Tra loro il Re dell’Arabia Saudita Salamane. Ryad e Teheran sono in aperta crisi dalla devastazioni delle reciproche rappresentazioni diplomatiche avvenute dopo l’esecuzione, avvenuta in Arabia Saudita, di un religioso sciita. Ad Ankara, Rohani non si è recato al mausoleo di Mustafa Kemal Ataturk, padre fondatore della Turchia moderna e simbolo di secolarizzazione. Il mausoleo è solitamente una tappa obbligata per i dirigenti stranieri in visita nella capitale, ma i dirigenti della repubblica iraniana non si sono piegati a questo protocollo.
Dichiarazioni di intenti o volontà vera chiamata dalla possibilità di guadagno? La Turchia si è molto avvicinata all’Arabia Saudita nelle ultime settimane, ma porta parallelamente avanti le sue relazioni economiche con l’Iran. E questa “Interpool musulmana” contro il terrorismo presentata durante il summit da Erdogan ha senso? Sembrano dichiarazioni demagogiche di un leader che si sente sempre più sultano, un guscio vuoto, un simbolo. Come pensare che Arabia Saudita e Iran lavorino insieme? Da parte sua l’Egitto ritiene i Fratelli Musulmani “terroristi”, quando Erdogan viene considerato un po’ come il capo dei Fratelli nel mondo visto che sono arrivati fino in Turchia (in riferimento al Partito al potere in Turchia, l’AKP, islamo-conservatore). Hezbollah poi viene anch’esso considerato come un’organizzazione terrorista dai Paesi del Golfo, oltre ad essere appoggiato dall’Iran. Come fa ad essere presa sul serio questa iniziativa? Interessante notare che Erdogan vuole creare un organo di cooperazione islamica in un Paese laico, che finora non si è mai posto come organizzatore di riunioni musulmane. Il disegno è di più ampia portata e sottile. L’dea sembra più quella di rafforzare i legami tra Paesi che mettono l’Islam al centro della loro identità, come l’Arabia Saudita, e forse in un prossimo futuro la Turchia di Erdogan, e di servirsi di questa battaglia contro il terrorismo per creare una comunità di interessi. Nel discorso di chiusura del summit pronunciato da Erdogan si legge tra le righe un po’ di questa strategia. Il Presidente turco ha esortato il mondo musulmano a combattere insieme le “tre piaghe” che lo minano: “il confessionalismo, il razzismo e il terrorismo”. Ma non dimentichiamoci che solo pochi mesi fa l’Arabia Saudita ha creato una coalizione sunnita con gli stessi obbiettivi, ossia facilitare gli scambi di informazioni, la formazione militare, la fornitura di armi e l’eventuale dispiegamento degli eserciti. Erdogan verrà ascoltato?
Forse, per ora, l’unica cosa concreta sembra essere la ripresa degli affari tra Turchia e Iran. Davanti ad un buon “affare” difficile tirarsi in dietro.
Un Commento
Brava come sempre! Tu vedi cose che nessun altro vede, in questa nostra stampa così distratta e così poco analitica!